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Sull'euro troppa speculazione: ora c'è la conferma

Torino, 22 febbario 2010

Vorrei torrnare su quanto scritto sul mio post del 19 febbraio (Ma siamo sicuri che l'euro è in declino?) e su quello di mercoledì 17  e relativi chiarimenti (I conti in  Usa in crisi dovrebbero favorire l'euro) in quanto il sospetto che al di là della difficilissima opera di analisi dei fondamentali (ciò qualità del debito pubblico e privato di Paesi/Aree geoeconomiche ed altre analisi connesse) siano in corso azioni speculative al di là del lecito è confermato dal fatto che si sono messi in moto gli 007 dei servizi greci, spagnoli e francesi che indagano su fondi d’investimento inglesi e Usa.
Riporto integralmente dal sito de La Stampa online quanto apparso con data di ieri, http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/201002articoli/52460girata.asp a firma di Gian Antonio Orighi.

" MADRID, 21 febbraio 2010

Le speculazioni contro il debito pubblico diventano materia d’indagine anche per gli 007. Dopo aver indagato sulla febbre greca che ha sconvolto le borse europee, l’intelligence di Atene - l’Eyp - accusa quattro fondi d’investimento: tre americani (Moore Capital, Fidelity International e Paulson & Co), e un inglese (Brevan Howard, il maggior gestore di hedge funds d’Europa). Non solo: anche le barbe finte del Cni, il servizio segreto spagnolo, sono all’opera, in collaborazione coi colleghi francesi ed inglesi.
«I quattro fondi hanno assunto posizioni corte sul debito greco vendendo massicciamente e quotidianamente i nostri bond a dicembre per poi ricomprarli una volta scese le quotazioni - sostiene un report dell’Intelligence ellenica rivelato dal quotidiano greco To Vima -. Approfittando del clima sfavorevole all’economia del nostro Paese e di rapporti che mettevano in dubbio la capacità di Atene di far fronte ai suoi debiti, questi fondi hanno incassato elevati utili».
La teoria del complotto, era già stata avanzata dal premier greco Papandreou («Gli attacchi sospeculativi contro la Grecia non hanno come obiettivo solo il mio Paese ma la moneta unica», ha più volte dichiarato il capo dell’esecutivo di Atene) e nonostante la smentita di Brevan Howard - ma non degli altri fondi - è stata confermata anche dal ministro dell’Economia di Parigi, Christine Lagarde: «Ci sono difficoltà nella zona euro perché la Grecia è sotto attacco», ha detto la ministra francese.
Il risultato? Per ora si vede nei differenziali tra i titoli di Stato greci e i Bund tedeschi, usati come riferimento nell’aerea euro, che si sono fatti colossali. Lo spread di Atene è aumentato dal 5 % di fine novembre, al 6,5% di venerdì scorso. Ancora: tra il primo di dicembre e l’8 febbraio gli ormai famosi e quinquennali Cds (Credit Default Swaps), le assicurazione sui titoli di debito pubblico, sono praticamente raddoppiati in tutti i Paesi, nonostante siano titoli derivati soggetti a speculazioni forti. Intanto, gli 007 di Madrid sono al lavoro per scoprire chi si sia arricchito quando i dubbi (poi rivelatisi infondati) della solvenza della Spagna hanno portato i prezzi di mercato dei Cds dagli 83 dollari del primo dicembre ai 166 dell’8 scorso (il 46% del debito spagnolo è in mani estere: la Francia è il Paese che ne ha acquistati di più, il 26%, seguita dalla Cina col 18%). «Il Cni indaga le pressioni speculative sulla Spagna», ha scritto il filo-governativo El País, secondo cui esiste all’interno dell’Intelligence una sezione ad hoc, la Economica, che è sulle tracce di investitori e persino della stampa anglo-sassone per verificare se c’è stata una “cospiración”.
«Niente di ciò che accade nel mondo, compresi gli editoriali di giornali esteri, è casuale o innocente», ha avvertito José Blanco, ministro allo Sviluppo e numero due del partito socialista del premier Zapatero. Ma che i James Bond spagnoli indaghino i brokers ha provocato una durissima risposta del Wall Street Journal. «Addossare ad una cospirazione contro l’euro i problemi che esistono nel mercato del debito su Paesi europei come Spagna e Grecia, spaventa gli investitori più che qualsiasi editoriale critico - ha stigmatizzato la Bibbia Usa-. Spendono male i soldi che gli costa sempre più chiedere in prestito».

Dunque, dico io, una lotta "politica"  tra euro e dollaro è sempre più dietro l'angolo in attesa di novità istituzionali internazionali o più semplicemente di notizie macroeconomiche importanti (ma non tali da prefigurarne al momento) che possano dare una sterzata in un senso o nell'altro al mercato delle valute.
Il dollaro sul finire della seduta asiatica stamattina, dopo una certa debolezza diffusa, annulla le perdite e si è posizionato sugli stessi livelli di chiusura della seduta precedente. In questo momento (ore 11.20 ora di Roma, è intorno a 1,3600). Gli investitori da una parte stanno riesaminando il rialzo dei tassi Usa, dall'altra soppesano la speculazione che parla dell'arrivo imminente di un aiuto per la Grecia da parte dell'Europa.
Ieri il ministro dell'economia francese Lagarde ha detto alla stampa che i problemi della Grecia devono essere risolti all'interno della zona euro piuttosto che con il Fmi. Secondo il ministero delle finanze tedesco - ha riportato Der Spiegel - i paesi dell'euro hanno messo a punto un piano di aiuti per la Grecia che consiste in un ammontare complessivo di 20-25 miliardi.

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