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Euro sempre ballerino

Torino, 25 febbraio 2010

In assenza di particolari notizie macroeconomiche del giorno possiamo tornare un attimo sul'euro (contro dollaro) per vedere come va in questi giorni e sulle prospettive future. E' una settimana che sembra aver trovato un ' ottima resistenza a 1,3450 e stamatina è in ripresa. Ma quello che ci deve interessare, come detto in questo Blog in più Post in questi giorni, è la tendenza a medio termine.
Da questo punto di vista ogni giorno su entrambe le valute ci sono dati e opinioni  contrastanti.
Ecco due recenti opinioni:
1) C'è l'ennesimo richiamo del Fmi che da un lato invoca regole per una exit strategy e per contro auspica che per molti Paesi avanzati è ancora necessario mantenere gli stimoli all'economia per tutto il 2010 e avviare il processo di ritiro nel 2011 se l'economia si evolverà (come e quando ?) in senso positivo.  La giusta tempistica e le corrette modalità del ritiro delle misure di stimolo messe in campo per affrontare la crisi «dipendono dallo stato di salute dell'economia e del mercato finanziario. Una sincronizzazione» delle exit strategy fra i paesi avanzati e quelli emergenti «non è - precisa il Fondo - nè possibile nè auspicabile». Le misure straordinarie messe in atto «hanno aiutato a ridurre la severità della recessione e a stabilizzare i mercati».  «Un nuovo set di regole finanziarie e più disponibilità di capitale saranno necessari» alle banche «all'uscita dalla crisi per ridurre i rischi collegati alla fine delle politiche di sostegno al settore finanziario» spiega ancora l'Fmi. Il ritiro delle misure decise a favore del settore finanziario «dovrà avvenire in modo graduale.
2) Vale la pena di leggere le dichiarazioni rilasciate ieri al quotidiano "La Stampa" edizione online da Daniel Gros, direttore del  Centre for European Policy Studies di Bruxelles. Anche se la sua è un'analisi acuta e un pò severa sull'euro la mia riserva è che si tratti innanzitutto di un'analisi troppo sul lungo termine e che non tenga conto di fattori interrelati traloro che potrebbero , in più breve tempo, cambiare gli scenari da lui prefigurati. Ma se leggete bene le conclusioni ..... non sono poi così pessimistiche !!


Gros: "Rischio argentino per la Grecia" - L'economista: «C'è bisogno di un Fondo monetario europeo»
di Marco Zatterin, corrispendonte da Bruxelles

La Grecia come l’Argentina, un’altra crisi finanziaria sotto una bandiera biancoazzurra. Per Daniel Gros, direttore del Centre for European Policy Studies di Bruxelles, una delle più influenti think-tank planetarie, tutto congiura perché Atene faccia la fine di Buenos Aires. «In quel caso ci sono voluti due anni perché si arrivasse al peggio - spiega -. Dopo l’allarme iniziale, ci fu il primo intervento del Fmi, con un piano di risanamento parallelo che indebolì ulteriormente il sistema». Washington, allora, intervenne una seconda volta, in misura più forte per tranquillizzare i mercati, e anche in quel caso non ottenne nulla. Il terzo tentativo di salvataggio portò al definitivo tracollo. «Adesso ci sono tutti i segnali perché la storia sia sul punto di ripetersi». Non ha l’aria della Cassandra, Gros, eppure nei suoi scenari le buone notizie appaiono merce rara. A margine della presentazione del libro scritto insieme con la giornalista austriaca Sonja Sagmeister (s’intitola «Nachkrisenzeit», ovvero l’Era del dopo crisi) ammette che i greci la tempesta «l’hanno vista sinora solo sui giornali». La sua teoria è che i problemi veri arriveranno fra due anni, a meno che non via sia un intervento di riequilibrio profondo, cosa sulla quale non sembra scommettere. «Ci sono Paesi che potrebbero avere problemi analoghi, come Spagna e Portogallo, anche se i segnali non sono evidenti». In altre parole, «la Grecia può fare bancarotta» e altri possono seguire. Gros non vede male l’Italia, come invece alcuni commentatori del Nord Europa hanno preso a indicare nelle frasi ipotetiche che illustrano il bollettino sulle difficoltà di alcune capitali del Club Med comunitario. «Vi proteggono il risparmio interno - afferma il tedesco - e la politica del rigore di Tremonti che ha avuto ragione a non reagire con maggiore deficit alle difficoltà». Altri Paesi soffrono il debito finanziario: «Potrebbe succedere qualcosa in Portogallo e anche nel Regno Unito». Che fare? La proposta che Gros sostiene da tempo è la creazione di un Fondo monetario europeo, uno strumento pronto a pagare in caso di necessità. «Se dimostriamo di essere in grado di scongiurare una bancarotta - dice l’economista - è probabile che non succeda». L’alternativa è spingere la Grecia a riforme draconiane. Difficile. «Il taglio dei salari pubblici - argomenta il tedesco - è un elemento che giudico secondario, soprattutto nei confronti del taglio dei salari privati». Cosa che, ammette, il sistema ellenico non sembra pronto a considerare. Il guaio per l’Europa è che l’evoluzione della crisi «sarà lenta». Non una questione di settimane, come è successo con l’Islanda, «qui ci vorranno anni». L’economista tedesco sottolinea che i greci hanno avuto tutto il tempo per correggere la situazione e non ne hanno profittato. «Ora sono costretti, ma sarà lunga: dire dieci anni, vuol dire essere ottimisti». Basta guardare il Giappone, insiste, «sono passati vent’anni dallo choc iniziale e stanno ancora cercando di digerirlo». Di buono c’è che Gros non pare impensierito dall’instabilità dell’euro. «Se tiene l’Eurozona con la Grecia, la moneta unica diventerà più attraente», rivela: persino Londra potrebbe essere interessata ad aderirvi. Nel frattempo, che risposta può dare l’Ue? «Invece che riproporre la strategia di Lisbona si può fare qualcosa di vero - risponde il tedesco - cominciando dal rafforzamento della strategia per la ricerca e lo sviluppo, pensata in modo che l’intervento pubblico sia più efficace».
La chiave del futuro sono il capitale umano e l’innovazione. Questo salverà l’Europa. Prima, però, bisogna salvare la Grecia. Durissima, ma non ancora impossibile.

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