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I titoli dei Post hanno un link di riferimento al tema trattato

Sta arrivando l'ora della verità sulla crescita e sulla sfida euro/dollaro !!

Torino, 26 gennaio 2011

Sul finire di questo gennaio mi sembra tener banco l'andamento euro vs dollaro.
Come ampiamente e ripetutamente evidenziato da molti mesi su questo Blog l'euro (al momento) gode di miglior salute del dollaro. O meglio tra un malato con una forte influenza (l'euro) ma che con terapie adeguate può migliorare (così hanno poi creduto i mercati soprattutto dando credito all'impegno della Merkel e ... perchè no di Tremonti sullo sforzo di tenere con regole severe i conti Ue, zona euro sotto controllo e dell'apporto in acquisto di eurobond dal Giappone e dalla Cina) e un altro (gli Usa) con una polmonite che può degenerare è chiaro che gli ultimi due mesi non potevano che andare come sono andati soprattutto dopo le parole di Geithner che dicevano, un paio di settimana fa, che  "entro pochi mesi gli Usa avrebbero potuto essere sull'orlo del default se non si interveniva sull' astronomico debito pubblico e primo al mondo !!" . Quindi anche questa volta "i catastrofisti dell'euro" sono stati sconfitti. Pensate ai titoli dei giornali di ottobre 2010. Era TUTTO NERO PER L'EURO !!!!  Grecia, poi Portogallo e infine  la Spagna e se salta questa toccherà all'Italia !!!! I giornali titolavano: "IN FUGA DALL'EURO !!!. Nulla di tutto ciò. Bisogna guardare lo svolgersi degli eventi però con l'atteggiamento più volte da me ribadito: che non si deve ascolatre assolutamente l'85 % dei media che vivono sulle notizie della giornata e sulla poca professionalità in materia ma dar credito  agli analisti seri e preparati e stare alla larga dal "gossip" economico-finanziario tra l'altro di facile maniera.  In due mesi da un punto di minimo di partenza del 1° ottobre 2010 di 1,2858 euro vs. $ si è arrivati oggi (26 gennaio 2011) a 1.3700. E scusate se è poco !!!!!!
Ciò detto però il discorso di Obama ieri davanti al Congresso per lo Stato dell'Unione può segnare una svolta per molti motivi:
a) Obama deve riconquistare una leadership mai così bassa come presidente in carica e dopo il disastro delle elezioni di midterm ...in vista della scadenza del mandato nel 2012
b) La recente visita del premier cinese Hu a Washington dove ha messo le basi per investimenti bilaterali di ampio respiro
c) Gli investimenti promessi ieri per far ripartire l'economia. Se gli Usa, grazie alla loro enorme capacità di essere flessibili, leader nella produttività e propositivi, possono tornare a crescere tra il 3% e il 5% per cento vedremo allora i tassi salire di corsa e attrarre così si nuovo capitali sul dollaro
d) Ultimo ma forse il più importante aspetto la volontà di ridurre il debito di 400 mld di $ in 10 anni. Se è vero che le promesse sono ancora parole e i repubblicani hanno già molto da obiettare e che il lasso di tempo è troppo ampio, è pur vero che se i mercati intravedono seri propositi e ancor più azioni mirate in tal senso il dollaro non potrà che beneficiarne.
Dunque il 2011 si profila davvero come l'anno della verità ancor più per gli Usa (dollaro) che per l'Europa (euro) in quanto una forte ripresa e misure di contenimento del debito non potranno che fare bene ai cugini d'oltreoceano.
La partita è da questo momento aperta e lo scrivente, paladino per ragioni di analisi economica dell'euro, trova oggi difficoltà a predire un trend per i prossimi mesi tra le due valute. Ma appena "i forecast" sull'economia  americana  saranno significativi facendo intuire una crescita interessante, forse sostenuta e continuativa allora il biglietto verde potrà riguadagnare significativamente terreno !!.
Per una più ampia informazione riporto qui di seguito quanto apparso oggi su La Stampa online:
Obama all'America: "Dobbiamo competere per il mondo"
Il presidente illustra i traguardi da raggiungere per mantenere la leadeship globale
In 62 minuti di discorso al Congresso di Washington il presidente Barack Obama chiede all’America di "affrontare la competizione con il mondo" per riuscire a creare posti di lavoro in patria ed a mantenere la leadership globale. L’approccio bipartisan, le ripetute aperture ai repubblicani e il saluto ai vincitori delle elezioni di Midterm servono a lanciare l’appello alla nazione affinché riesca a "vincere il futuro" così come seppe reagire alla sfida dello Sputnik sovietico quando l’Urss prese il sopravvento all’inizio della corsa allo spazio. "Quando lanciarono lo Sputnik noi non avevamo conoscenze scientifiche e neanche la Nasa ma poi fummo noi ad arrivare primi sulla Luna" ricorda Obama, dicendo che "siamo nel momento Sputnik della nostra generazione" in quanto l’America è sfidata dai treni veloci cinesi, le ferrovie russe, la rete Internet della Corea del Sud e le autostrade europee. Il 44° presidente è convinto che "ancora una volta possiamo farcela perché restiamo il Paese dove il lavoro crea maggiore ricchezza" e per spingere l’America a fare leva sulla "capacità di innovare che ci distingue" fissa degli obiettivi. Ecco di cosa si tratta: 1 milione di auto elettriche su strada nel 2015, l’80 per cento dell’elettricità fornita da fonti rinnovabili entro il 2035, il più alto numero di laureati al mondo entro il 2020, l’80 per cento di americani allacciati a rete Internet veloci entro il 2035, il dispiegamento di questo supernetwork entro il 2015 e, soprattutto, il raddoppio dell’export entro il 2014. E’ questa "agenda per il futuro" con la quale Obama inizia la seconda parte del mandato, lasciando intendere che è il terreno sul quale chiederà di essere rieletto nel 2012.
La mano tesa ai repubblicani su congelamento della spesa pubblica, tagli fiscali, accordi di libero commercio e disponibilità a simplificazioni della tassazione si unisce ad una difesa della riforma della Sanità sotto assedio proprio a Capitol Hill: "Sono pronto a miglioramenti a favore delle piccole e medie imprese private ma indietro non si torna".
Alla politica estera è dedicata l’ultima parte. Obama parla di "ritorno a testa alta per 100 mila soldati dall’Iraq" raccogliendo l’ovazione del parterre, ribadisce che da luglio inizierà a ritirare le truppe dall’Afghanistan e ad Al Qaeda manda a dire: "Vi sconfiggeremo". Annuncia un viaggio in America Latina - Brasile, Cile e El salvador - ma le parole più calorose le dedica al Sud Sudan "il cui popolo ha finalmente potuto votare per l’indipendenza" e al popolo tunisino in rivolta a cui dice "sosteniamo le aspirazioni democratiche di ogni popolo".
A discorso concluso la tradizionale replica repubblicana è arrivata da Paul Ryan, neopresidente della commissione Bilancio alla Camera, che si è affrettato a riprendere i guantoni: "Ha dato poche garanzie sul taglio di deficit e debito".

Per le monete una nuova Bretton Woods !!

Torino, 18 gennaio 2011

Come più volte ribadito in questo Blog e prendendo a prestito le parole, più volte pronunciate, di Tremonti, c'è bisogno davvero di una nuova Bretton Woods. Ed ecco la notizia di oggi ripresa da La Stampa online su come la Cina vorrebbe un nuovo ordine mondiale delle monete ridimensionando il ruolo del dollaro come più volte è trasparito in questi mesi (dibattito aperto da anni per dire la verità) da molti notisti economici.
Ecco il testo di oggi:

Hu in America attacca il dollaro -"È il passato"
Il Presidente cinese: "Nuovo sistema monetario. Anche lo yuan diventerà una valuta globale"

Il leader cinese Hu Jintao sbarca questa sera a Washington per il summit con Barack Obama facendosi precedere da una raffica di messaggi tesi a far capire che non ha complessi di inferiorità.
Era dalle Olimpiadi del 2008 che Hu evitava di parlare ai media americani, ma quanto avvenuto nell’ultima settimana lo ha spinto a rompere il tabù: prima il capo del Pentagono Robert Gates è tornato da Pechino lamentando l’impossibilità di un dialogo trasparente con i militari cinesi, poi il ministro del Tesoro Tim Geithner ha ammonito sui rischi di inflazione legati alla sottovalutazione dello yuan, e infine il segretario di Stato Hillary Clinton ha invocato il rispetto dei diritti umani a cominciare dalla liberazione del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo. Hu ha una risposta per tutti. Anzitutto come metodo ha scelto risposte scritte alle domande di Washington Post e Wall Street Journal, premettendo che fra le «regole» c’era il suo diritto di scegliere a quali rispondere.
Quelle depennate riguardano Liu Xiaobo e i diritti umani nell’evidente intento di far capire a Hillary che su questo terreno il dialogo non è ipotizzabile. Nessuna risposta anche sulle accuse di cyberattacchi, lanciate al Pentagono, mentre alle obiezioni di Gates sulla carenza di dialogo militare replica che «è a causa dei vostri rapporti con Taiwan», reiterando una nota posizione della Repubblica Popolare.
Liquidati Hillary e Gates con poche frasi, Hu sceglie di dedicare più righe a Geithner. La risposta ai rischi di inflazione è la seguente: «La Cina combatte l’inflazione con molte politiche, incluso l’aumento dei tassi di interesse, e difficilmente l’inflazione può essere un maggiore fattore nel determinare il tasso di cambio di una valuta», senza contare che «al momento i prezzi non sono una grande preoccupazione perché sono moderati e controllabili, e li stabilizzeremo». Come dire: la tesi che dobbiamo rivalutare lo yuan perché è nel nostro interesse non ha fondamento.
La brusca risposta a Geithner si accompagna a un secondo siluro: se il ministro Usa aveva lamentato «disparità di trattamento ai danni delle imprese straniere in Cina», Hu ribatte che «tutte le imprese straniere registrate in Cina per noi sono cinesi». È in tale cornice che Hu confeziona per Obama - che domani lo accoglierà alla Casa Bianca con tutti gli onori, inclusa una cena di Stato - il messaggio a cui tiene di più: «Il sistema monetario dominato dal dollaro è una reliquia del passato» e Pechino vuole costruirne uno nuovo nel quale lo yuan sarà una «valuta globale».
L’intento è lasciarsi alle spalle la disputa sulla rivalutazione dello yuan - che Washington chiede considerando troppo bassa l’attuale quotazione - per affrontare il vero nodo: Pechino punta a porre fine al dominio monetario del dollaro negli investimenti e commerci internazionali. Come se non bastasse, ce n’è anche per la Federal Reserve di Ben Bernanke: «Il massiccio acquisto di obbligazioni per tenere bassi i tassi nel lungo termine rischia di favorire l’inflazione, la liquidità del dollaro dovrebbe essere stabile». Ce n’è abbastanza per far comprendere a Obama che troverà un interlocutore poco incline a compromessi. «Dobbiamo abbandonare la mentalità della Guerra Fredda, rispettando le reciproche scelte di sviluppo» suggerisce l’ospite, osservando che «abbiamo delle differenze ma entrambi abbiamo da perdere dal confronto». A suggellare le «differenze» di cui parla c’è una definizione della Cina che Hu adopera nelle risposte ai due quotidiani: «Siamo una democrazia socialista» e dunque di altro tipo rispetto agli Stati Uniti.
A conti fatti lo schiaffo dato a Gates a Pechino, quando i militari hanno fatto volare il prototipo dello stealth J-20 nel bel mezzo della visita ufficiale, appare rivelatore dell’approccio di Hu alla missione americana.







Il Giappone crede nell'Europa: previsti consistenti acquisti di Bonds Ue !!

Torino, 12 gennaio 2011

Dal Wallstreet Journal Europe online di ieri:

Japan on Tuesday threw its support behind Europe's bailout efforts, saying it will take a major stake in a bond offering for Ireland later this month by one of the special funds set up in the wake of the euro-zone sovereign debt crisis.
The government plans to buy more than 20% of a bond offering by the European Financial Stability Facility, expected some time this month, Finance Minister Yoshihiko Noda said at a press conference. The €440 billion ($569 billion) fund was set up in June to help finance bailout efforts.
"The euro zone is planning to issue a large amount of bonds in a cooperative manner late this month to raise funds to assist Ireland, and it is appropriate for Japan, as a major economy, to buy some of the EFSF bonds to bolster confidence" in Europe's efforts, Mr. Noda said.
"We're thinking about buying more than 20% of the amount" of the securities to be issued in the initial round, he said. Government officials didn't release specifics.
The offer represents a welcome although cautious approach to assisting the European nations. Backed through a set of guarantees by European Union member nations, the bonds are considered triple-A rated.
The Source
China said last week that it is interested in buying debt directly from Spain, although no figures were made public, and has already purchased debt issued by Greece, the first nation hit by the crisis.
The group has said it plans to raise up to €16.5 billion in 2011 in tranches tentatively set at €3 billion to €5 billion. The plan is subject to revision, and Japanese government officials noted that the January issuance has also been estimated at around €8 billion.
But the move should not directly affect foreign exchange rates, as Mr. Noda said that Japan will use current euro reserves for the purchases. The euro was at $1.2942 in early European trading, up from around $1.2915 before Noda's announcement.
"We'd like to do this within the realm of euro liquidity in the foreign currency reserves," he said. Analysts said that the support won't remove the basic issues around euro-zone debt.
"At this point it's hard to expect that the Japanese and Chinese support would be able to stop the trend of growing market concern over the fiscal problems in Europe," said Satoshi Tate, a senior foreign exchange dealer at Mizuho Corporate Bank.
Finance ministry bureaucrats told Dow Jones Newswires that Japan sees no need to buy euros in the currency market for that purpose because it already has enough euros in its reserves to fund the intended move.
"We will not shift our dollar funds into euros because of this, and there's just no way we will sell U.S. Treasurys" held in the reserves, one of the officials said.
Japan has previously offered assistance to European nations through the International Monetary Fund. Tuesday's foreign reserve data showed that the Japanese government's outstanding loans to the IMF made out of reserves rose to 8.5 billion yen ($102.3 million) from 7.53 billion yen in December. The increase reflected the new Japanese lending for the IMF to support Greece, as well as Ukraine, finance ministry officials said.
Japan's foreign-currency stockpile stood at $1.096 trillion last month—the world's second largest reserve after China's. While most of the reserves are believed to be held in U.S. Treasurys, Japan, like many other nations, has kept under wraps the currency composition of the reserves.

La Cina ha le riserve valutarie più alte al mondo

Torino, 12 gennaio 2011

Da Il Sole 24 ore del 11 gennaio:
La politica di stretta monetaria della Cina (messa in atto aumentando il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche e rialzando i tassi) non ha sortito gli effetti desiderati. Lo dimostrano i dati pubblicati dalla Banca Centrale sui nuovi prestiti concessi dalle banche cinesi nel 2010. Il totale ammonta a 7.950 miliardi di yuan (926,7 miliardi di euro), oltre l'obiettivo di 7.500 miliardi di yuan nel 2010 che Pechino aveva fissato per l'intero anno.
Le mosse anti-inflazione
Per combattere l'inflazione e la speculazione immobiliare, la Banca centrale cinese ha alzato alla fine del 2010 il tasso base per due volte in meno di tre mesi (l'ultimo ritocco il giorno di Natale). L'Istituto centrale ha inoltre alzato per sei volte nel 2010 il tasso sulla riserva obbligatoria. L'obiettivo di queste misure era quello di limitare l'aumento del volume di offerta di credito e denaro, che si è espanso rapidamente negli ultimi due anni innescando la crescita dei prezzi. Una bolla generata dal mercato immobiliare le cui quotazioni sono cresciute a ritmo sostenuto negli ultimi anni. Per raffreddare la corsa del mattone peraltro, Pechino ha recentemente scelto di adottare, per la prima volta nella sua storia, una sorta di Ici, un'imposta sugli immobili a partire da quelli di lusso.
Le riserve in valuta estera della Cina
Continua poi a crescere la voce riserve di valuta estera salita, alla fine del 2010, alla quota record di 2.847 miliardi di dollari. Le riserve valutarie sono aumentate del 18,7% anno su anno, secondo i dati della People Bank of China (Pboc). Le riserve della Cina sono le più alte del mondo, gli analisti concordando sul fatto che sono ancora pesantemente basate in dollari. Le riserve sono salite rapidamente negli ultimi anni con l'afflusso di investimenti stranieri in Cina, il forte surplus commerciale e, in parte, con l'entrata di una massa di denaro speculativo. Una parte è investita in titoli del Tesoro Usa. Ma cresce anche la quota di titoli dell'eurozona in pancia al governo di Pechino. Secondo le stime diffuse nei giorni scorsi dal quotidiano economico francese La Tribune, la Banca centrale cinese (Bcc) controlla il 7,3% circa del debito pubblico dei paesi della zona euro, per una cifra vicina a 630 miliardi di euro.




Buone notizie da Unioncamere: più aperture e meno cessazioni d'impresa

Torino, 9 gennaio 2011
Qualche buona notizia dall'economia reale. In linea con i segnali di recupero dell’economia in Italia, anche il tasso di crescita delle imprese nel nostro Paese prende finalmente quota. Un Rapporto di Unioncamere rivela infatti come nei primi 11 mesi dello scorso anno siano nate ben 79 mila imprese in più con la Regione Lombardia a fare da traino con ben 15 mila nuove iscrizioni presso le Camere di Commercio. Buoni segnali provengono anche dal Sud con la Regione Puglia che registra la discesa più ampia di cessazioni d’impresa. A livello provinciale sono Lecce, Bari e Roma con i bilanci più positivi in termini di saldo netto tra nuove imprese iscritte ed imprese che invece vengono cessate. Il 2010, seppur manchino ancora i dati di dicembre, si candida quindi ad essere un anno positivo dopo che nel 2009, invece, s’era registrato il tasso di crescita di nuove imprese più basso degli ultimi anni.

Il Portogallo vende privatamente il suo debito pubblico !!

Torino, 8 gennaio 2011

Tra i cosidetti PIGS anche il Portogallo fa la sua parte a difesa delle sue casse del debito pubblico e indirettamente dell'euro.
Inaftti, come si vede di seguito dalla notizia pubblicata ieri dal Wallstreetitalia.com, il Paese atlantico pensa di piazzare privatamente i suoi Bond. Lisbona preferisce evitare la prova del mercato. Sarebbe inevitabile un'altra asta a caro prezzo. Cosi' facendo si evitano garanzie sui rendimenti. A Wall Street si scommette: c'e' lo zampino di Goldman Sachs o della Cina?
Il Portogallo sta gestendo l'emissione di titoli di stato ma, per diversificare la base degli investitori, il processo avverra' dunque privatamente. Lo scrive Reuters citando il portavoce del ministro delle finanze di Lisbona: "Posso confermare che un'operazione sta avendo luogo ma non faremo commenti sull'acquirente", ha riferito all'agenzia stampa.
Nessuna conferma dunque - scrive Reuters - che dietro simili manovre ci sia la Cina. Solo pochi giorni fa era arrivata la conferma da Pechino della volonta' a volere comprare bond dell'Area Euro. Ma sui blog finanziari seguiti da strategist e trader a Wall Street si scommette che ci sia lo zampino di Goldman Sachs.
C'e' chi anche fa notare che si tratta di un modus operandi rivoluzionario: cosi' facendo il Portogallo non affronta la prova del mercato. Il 5 gennaio d'altra parte l'asta da 500 milioni di titoli di Stato a sei mesi e' costata cara a Lisbona: la domanda degli investitori e' stata pari a 2,6 volte l'offerta ma il rendimento e' balzato al 3,686% dal 2,045% dell'asta di settembre. Solamente un anno fa il Portogallo pagava tassi pari allo 0,592%.
Si alza l'attenzione del mercato per le aste della settimana prossima. Oltre a quella portoghese, sono attesi i collocamenti di Spagna e Italia. In quest'ultimo caso, ecco i dettagli per l'appuntamento dell'11 gennaio:
Oggetto dell'emissione: Bot a 12 mesi
Scadenza: 16 gennaio 2012
Ammontare: 7 miliardi di euro
Rendimento alla precedente asta: 2.014%
"Con rendimenti in salita, sara' interessante vedere l'appetito del mercato per le nuove emissioni", ha dichiarato a Marketwatch David Buik, analista di BGC Partners.
Proprio oggi il capo economista di Citigroup, Willem Buiter, ha firmato un report in cui sostiene che "Ora che il governo irlandese ha raggiunto un accordo con Ue e Fmi sul pacchetto di aiuti finanziari e relativi condizioni, l'attenzione del mercato e' sul Portogallo il cui debito e' da noi considerato meno drammaticamente ma comunque insolvente, considerati gli attuali tassi di interesse e quelli di crescita". Ecco perche', prosegue Buiter, "crediamo che anche il Portogallo avra' presto bisogno di accedere a EFSF/EFSM".
La liquidita' a disposizione dell'Ue e' - secondo il capo economista di Citi - sufficiente per gestire un altro attacco speculativo. Tre le soluzioni possibili secondo Buiter: altra liquidita' per almeno 2.000 miliardi di euro; ristrutturazione del debito non garantito, che chiama in causa banche che in molti casi vivacchiano a livello vegetativo tanto che "la crisi del debito sovranp nell'Area Euro sta per diventare anche crisi delle banche"; lasciare che i fallimenti si verifichino.

La Cina interessata dal debito pubblico dell'Eurozona

Torino, 8 gennaio 2011

Da Finanzalive.com del 6 gennaio:
La Cina è interessata ai titoli pubblici dell’Eurozona anche al fine di contribuire a garantire nel Vecchio Continente la stabilità finanziaria. D’altronde quello europeo è un mercato importante per le esportazioni, ragion per cui l’acquisto di debito pubblico per la Cina sarebbe di conseguenza un investimento anche in grado di permettere una diversificazione rispetto ai Bond americani. In particolare, secondo quanto riportato in Spagna da “El Pais”, la Cina sarebbe interessata ad acquistare la bellezza di sei miliardi di euro di titoli del debito pubblico iberico. Al momento dal Governo spagnolo non trapela nessuna smentita o conferma ufficiale, ma l’interesse della Cina dimostra come la crisi finanziaria ed economica, trasformatasi ultimamente in una crisi del debito, abbia solo accelerato quel processo che porterà la Cina a scalzare l’America come superpotenza economica.

Tra Usa ed Europa sta meglio il Vecchio Continente

Torino, 7 gennaio 2011

Facendo seguito all'articolo di stamattina su questo Blog si aggiungono altri due del pomeriggio apparsi su Wallstreetitalia.com e l'altro su La Stampa online che non fanno altro che confermare che l'Europa è e starà per un certo periodo meglio degli Usa. La questione dei debiti pubblici e  privati delle due aree va spesso più sul "sentiment" nato a livello di news mediatico come conseguenza "ad effetto" sulla singola notizia piuttosto che sulla vera analisi dei sottostanti. Ebbene questi, come tante e tante volte qui ribadito,
vedranno tra non molto gli Usa sull'orlo del "DEFAULT" sul DEBITO PUBBLICO" mentre un'ardua e contorta via di uscita sembra essere più una chance dell'area Euro rispetto ai cugini dell'altra sponda dell'Atlantico GRAZIE ANCHE AL PESO SPECIFICO DI PAESI COME LA GERMANIA CHE GODONO DI OTTIMA SALUTE !!
La Federal Reserve annaspa davvero mentre la Bce viaggia più su richiami al buon senso seguito da risoluzioni esecutive dell' Ecofin che alla lunga SEMBRANO PIU' CREDIBILI DEGLI USA.
E' questo che i mercati recepiranno per un certo periodo prima di novità rilevanti.

DA WALLSTREETITALIA.COM DI OGGI:
Il presidente della Banca centrale degli Stati Uniti Ben Bernanke in un'audizione al Senato Usa ammette che i progressi restano fiacchi e che ci vorranno 4-5 anni perche' il mercato del lavoro torni alla normalita'. Tasso di disoccupazione all'8% nel 2013.
"I progressi delle Federal Reserve rispetto agli obiettivi del mandato di massima occupazione e stabilita' dei prezzi restano deboli". Sono queste le parole da poco pronunciate dal presidente della Fed, Ben Bernake, di fronte alla commissione Bilancio del Senato degli Stati Uniti.
Nel suo discorso il governatore Usa ha ricordato le previsioni di novembre del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale, in cui afferma di aspettarsi "un tasso di disoccupazione vicino all'8% tra due anni. Di questo passo, ci vorranno quattro o cinque anni per assistere a una normalizzazione del mercato del lavoro", ha aggiunto Bernanke.
Il presidente della Fed ha detto che "la ripresa dell'economia statunitense appare insufficiente a ridurre il tasso di disoccupazione in maniera significativa". Non mancano pero' segnali di fiducia: "in generale", ha riferito Bernanke, "il ritmo della ripresa economica sembra essere moderatamente piu' forte nel corso del 2011 rispetto a quello che e' stato nel 2010".
Un accenno anche a chi nell'amministrazione e al Congresso si occupa di conti pubblici: "Nel breve termine, i politici competenti devono continuare a tener conto dei bassi livelli dell'attivita' economica e della natura ancora fragile della ripresa dell'economia. Tuttavia, una parte importante del deficit nel bilancio federale appare essere strutturale piuttosto che ciclica. Per questo, il deficit restera' elevato in modo insostenibile anche se le condizioni dell'economia tornaranno alla normalita'". Insomma, "il governo si trova lungo un percorso fiscale insostenibile", ha aggiunto Bernanke, "non fare niente non puo' essere un'opzione a tempo indeterminato" e "piu' si aspetta, maggiori saranno i rischi in futuro

DA LA STAMPA ONLINE DI OGGI
Monito del presidente della Bce: «Dobbiamo consolidare i bilanci»
«Dopo uno degli anni più difficili per la nostra, ancora giovane, moneta comune è ora di voltare pagina. È ora che ciascuno degli stati membri si prenda le proprie responsabilità»: lo ha detto oggi il presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, durante un incontro con i vertici della Csu in Baviera.
«Ed è ora - ha aggiunto Trichet - di rafforzare il codice di condotta per i governi nazionali, in particolare il Patto di stabilità e di crescita. La chiave per uscire dalla fase di difficoltà è intervenire con più incisività nel ridurre i deficit».
E sull’euro: «La moneta unica è una valuta stabile, quanto lo sono state le valute più stabili che l’hanno preceduta, compreso il marco tedesco» e questa stabilità «vale ora per un’area valutaria con 331 milioni di abitanti». L’euro, dalla sua creazione, «si è bene affermato come una valuta credibile, di cui i cittadini dell’eurozona possono essere orgogliosi» e questo «è importante per tutti gli stati membri dell’unione, sia individualmente sia a livello collettivo, visto che tutti assieme dobbiamo affrontare le sfide dell’economia globale».
Intanto, il Pil dei sedici Paesi della zona dell’euro e quello dell’Unione europea è aumentato dello 0,3% nel terzo trimestre dell’anno, mentre nello stesso periodo quello della Ue-27 è cresciuto dello 0,5%, secondo la seconda stima di Eurostat. Il dato dello 0,3% è stato rivisto al ribasso rispetto allo 0,4% della stima flash pubblicata a novembre scorso. Nel corso del secondo trimestre la crescita in entrambe le zone era stata dell’1%.
La crescita maggiore del Pil nel terzo trimestre rispetto a quello precedente è stata, secondo la rilevazione pubblicata oggi da Eurostat, quella della Svezia (+2,1%), seguita da Lussemburgo (+1,5%) e Polonia (+1,3%). La Germania ha fatto segnare +0,7%, mentre la Francia è cresciuta come l’Italia dello 0,3%. Ferma la crescita della Spagna (+0,0%), in contrazione i dati per Grecia (-1,3%) e Romania (-0,7%). Nello stesso terzo trimestre, la crescita rispetto al secondo negli Stati Uniti è stata dello 0,6%, mentre in Giappone è stata rilevata all’1,1%.

Brutte notizie per Usa, il suo debito e il dollaro !!

Torino, 7 gennaio 2011

E' ancora faticosa e lo sarà per molto nel 2011 la gestione della ripresa e della gestione della spesa pubblica in Usa:
Come si evince dall'allegato articolo apparso oggi su La Stampa online Geithner chiede al Congresso di approvare in fretta l’aumento del debito al grido (ormai noto negli ambientio finanziari)
"Alzare il limite al debito o gli Usa rischiano il crac"
Ecco il testo:
Tim Geithner chiede al Congresso di approvare in fretta l’aumento del debito ma i leader repubblicani ribattono che ciò avverrà solo in cambio di una drastica riduzione della spesa pubblica: il primo duello fra Casa Bianca e Capitol Hill avviene all’ombra del rischio di default finanziario.
E’ il ministro del Tesoro Geithner che scrive ad Harry Reid, capo dei senatori democratici, paventando la possibilità di una «catastrofe economica superiore alla crisi del 2008» se il Congresso di Washington non cambierà entro qualche settimana al massimo la legge che stabilisce il livello massimo del debito a 14,3 trilioni di dollari. Gli Stati Uniti sono già arrivati a 13,95 trilioni e senza una modifica i rimanenti 355 miliardi saranno presto inghiottiti facendo prevedere per il 31 marzo quella che Geithner descrive come una sorta di Apocalisse finanziaria: «Non potremo più pagare i debiti, saremo considerati insolventi e il default avrebbe conseguenze pesanti, prolungate sul ruolo dominante del dollaro nel sistema internazionale». Geithner scrive a Reid ma il messaggio in realtà è per John Boehner, il repubblicano dell’Ohio appena insediato alla presidenza della Camera dei Rappresentanti, che replica con una conferenza stampa niente affatto conciliatoria. «Sono al corrente dei contenuti della lettera ma non si può continuare ad alzare il livello del debito ogni anno senza adottare parallelamente dei rimedi per ridurlo» ammonisce, precisando che «la Casa Bianca deve rendersi conto che bisogna spendere di meno». Al suo fianco Eric Cantor, capo della maggioranza repubblicana alla Camera, mette sul piatto la riforma della Sanità: «La prossima settimana voteremo per respingerla perché è un ostacolo all’occupazione e un peso per i conti pubblici». Boehner aggiunge: «Gli elettori chi hanno chiesto di spendere di meno, la Casa Bianca invece vuole continuare a indebitarci sempre di più». La contromossa dell’amministrazione Obama arriva con un aspro comunicato dell’Ufficio Bilancio: «Azzerare la riforma sanitaria porterebbe all’aumento del deficit di 230 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni». Come dire: sono i leader repubblicani che rischiano di mandare a fondo l’economia. Ma Boehner non ci sta: «L’Ufficio del Bilancio fa male i conti, le stime sono sbagliate, il risanamento delle finanze passa attraverso la sostituzione della riforma con altri programmi». I deputati repubblicani incalzano personalmente Barack Obama ricordandogli che nel 2006 votò al Senato contro l’aumento del debito definendolo un «fallimento di leadership politica».
Il duro scontro su debito, default e conti pubblici spinge la Casa Bianca ad accelerare i tempi del rimpasto: Obama si presenta così nella East Room per assegnare al banchiere di Chicago William Daley i gradi di capo di gabinetto - al posto di Pete Rouse che torna al ruolo di consigliere presidenziale - affidandogli da subito la difficile mediazione fra Tesoro e Capitol Hill. L’inizio per l’ex manager di Jp Morgan Chase che fu ministro del Commercio di Bill Clinton non potrebbe essere più difficile ma Obama lo spinge a cercare un compromesso bipartisan al fine di «creare posti di lavoro e far ripartire l’economia». Le altre mosse del presidente sono attese per oggi a Landover, in Maryland, dove in un impianto di manifatture tenderà la mano alla «business community» con un discorso sul rilancio della crescita e assegnerà a Gene Sperling l’incarico di capo dei consiglieri economici finora ricoperto da Larry Summers. «Avremo un team in grado di affrontare e superare le difficili sfide che ci aspettano» assicura il presidente.