Grafico EUR/$ a 1 giorno


ForexProsGrafici Forex forniti da Forex Pros.it - Il Portale di Trading sul Forex



I titoli dei Post hanno un link di riferimento al tema trattato

Il nuovo Patto di Stabilità UE farà bene all'Europa e all'euro !!

Torino, 20 ottobre 2010

Finalmente il "Nuovo Patto di Stabilità" UE darà più credibilità e stabilità all'Europa e all'euro in attesa di nuove misure o almeno progetti fattibili da prendere in seno al prossimoG20 di Seul. Misure fin ora e in prospettiva forti e amare ma con un occhio ai conti come si fa nelle migliori aziende e famiglie. Per anni, il mercato aveva fatto finta di non accorgersene. Ora dopo un trentennio di debito accumulato è arrivata l'ora di prendersi le proprie responsabilità e questo vale sia per l'Europa che per gli Usa.
Intanto da La Stampa on line riportiamo quanto scritto sull'argomento il 18 ottobre:
Compromesso Ue sul patto di stabilità, Tremonti: "Per noi deficit essenziale"
Dopo la maratona arriva il sì: niente sanzioni automatiche ai Paesi che violano le regole, ok alla modifica del trattato di Lisbona entro fine 2013
«Habemus pactum...novum»: così il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha annunciato l’accordo raggiunto dopo una maratona di undici ore dai 27 ministri finanziari della Ue sulla riforma del Patto europeo di stabilità e di crescita. Un’intesa resa possibile, ancora una volta, grazie al compromesso raggiunto tra Berlino e Parigi. Tanto che mentre la task force dei ministri era ancora riunita a Lussemburgo, a spiegare i termini dell’accordo sono stati il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, dalla cittadina francese di Deauville.
Ora saranno i capi di Stato e di governo nel corso del vertice del 28 e 29 ottobre a Bruxelles a suggellare l’accordo politico, che nei prossimi mesi dovrà essere riempito con i numeri e i dettagli più tecnici. «Non abbiamo ancora tutti gli elementi», ha ammesso il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, aggiungendo: «E si sa che il diavolo sta nei dettagli». Quei dettagli su cui i 27 sono ancora divisi. La speranza è comunque quella che le nuove regole possano essere pronte entro l’estate del 2011, per poi entrare in vigore dall’inizio del 2012.
Questi i termini dell’accordo raggiunto: da una parte i Paesi più rigoristi guidati dalla Germania hanno ceduto qualcosa sul fronte dell’automaticità delle sanzioni, ma avrebbero ottenuto (stando alle parole di Sarkozy e Merkel), l’impegno a valutare una possibile modifica dei trattati Ue per avviare una "fase due" della riforma del Patto. In pratica, si è deciso che le sanzioni per i Paesi non virtuosi non scatteranno immediatamente, quando uno Stato va in deficit eccessivo, ma dopo sei mesi se nel frattempo non saranno state prese le misure correttive necessarie. A quel punto le sanzioni saranno comminate dalla Commissione Ue e il Consiglio Ue le potrà respingere solo con una maggioranza qualificata degli Stati. Sul fronte del debito, poi, nel testo non compare alcun riferimento sull’entità del taglio dei debiti eccessivi (che Bruxelles nella sua proposta individua in un ventesimo l’anno). Viene quindi confermato che nel valutare la situazione del debito pubblico di un Paese si terrà conto di alcuni «fattori rilevanti», tra cui il debito privato, come fortemente voluto dall’Italia. Dal canto suo, Berlino ha ottenuto l’impegno a modificare, da qui al 2013, il trattato di Lisbona: la chiave, questa, per arrivare a misure su cui la Germania insiste da tempo, come la sospensione del diritto di voto per i Paesi recidivi nel violare le regole del Patto, e la creazione di un fondo di salvataggio permanente per gli Stati in difficoltà, sulla scia del piano salva-Grecia. Molto soddisfatto Tremonti. «È un buon testo - ha affermato - perchè sono state trovate formule flessibili, ragionevoli e assolutamente gestibili da parte del nostro Paese». Il ministro ha poi tenuto a sottolineare come «il Patto così ridisegnato ci consente di recepire gli insegnamenti della crisi: che non è nata - ha ribadito - dai debiti pubblici ma dalla finanza privata». E comunque, ha concluso, «per noi resta fondamentale la correzione dei deficit. Tutto il resto sarà oggetto di future considerazioni».



Gli Usa non più regina del mondo economico

Torino, 16 ottobre 2010

L'analisi è solo economica e da valutare in un ' ottica di scenario geopolitico ed economico passato, presente e futuro. Ma non riconoscere che gli Usa, al di là del fatto che rimangono la più GRANDE DEMOCRAZIA AL MONDO,  stanno perdendo smalto per stile di vita = mega indebitamento, un pò spendaccioni questi americani ...diciamo, per un  sistema fiinanziario che ha permesso a dir poco "cose sgradevoli"  e per la rioganizzazione a livello planetario del sistema produttivo e dei servizi outsourcing cghe hannoportato molto lavoro fuori Usa a beneficio di varie parti del mondo. Gli Usa dunque sono ancora una GRANDE SUPERPOTENZA MILITARE, un pò meno economica. Sta cercando di ritrovare sè stessa e il "rilancio" di ieri di Berrnanke, presidente Fed, è la testimonianza che anche con un denaro a costo quasi ZERO la nazione a stelle e strisce fa fatica a rimettersi in pista.
Quella che segue è un'analisi oggettiva su tabelle e confronti e pertanto come si direbbe da noi "nè di destra nè di sinistra".
Ed è per questo che inserisco e ripropongo, essendo in gran parte d'accordo, quanto pubblicato recentemente dal Wallstreeitalia.com
Ecco il testo:
La lenta caduta dell'impero. Ecco per quali motivi l'America ha smesso di sognare
E’ facile da dire e dimostrare, ma piu' difficile da accettare: la superpotenza non e' piu' quella di prima. Tanti dati dimostrano come il tracollo sia viscerale. Preoccupano istruzione, finanza e aspettative di vita.
A poco piu' di due settimane dalle elezioni di meta' mandato, previste il 2 novembre, gli americani sono delusi e arrabbiati. E ne hanno ben donde. Persino la first lady Michelle Obama, impegnata in un tour de force di comizi elettorali in vari stati, lo ha riconosciuto. Il popolo statunitense si sente abbandonato dal governo, tradito dalle banche, preoccupato per il futuro dei figli. Nel 1950, l’America era quinta tra le nazioni piu’ industrializzate in quanto ad aspettativa di vita delle donne alla nascita, sorpassata solo da Svezia, Norvegia, Australia e Olanda. La penultima volta che fu misurata l'attesa di vita femminile, gli Stati Uniti erano al 46esimo posto nella classifica di tutto il mondo. Il 23 Settembre 2010 la graduatoria ha mostrato l’America al 49esimo posto sia per la prospettiva di vita maschile che femminile.
Solo per sottolineare la rapidita’ del declino, nel vicino 1999 gli Stati Uniti erano 24esimi nella classifica stilata dall'Organizzazione Mondiale della Sanita' in quanto ad aspettativa di vita. Ora, appunto, l'America e' crollata al 49esimo posto. Ma non e' l'unico segnale allarmante di questo tipo: nel 2009 gli Stati Uniti si sono piazzati al 30esimo posto nella graduatoria della mortalità infantile, secondo le statistiche del Centro Nazionale per la Salute. La superpotenza mondiale al trentesimo posto, come e peggio di un paese del terzo o quarto mondo!
Tra i 20 "paesi ricchi" selezionati dall'UNICEF, gli Stati Uniti sono al 19esimo posto in quanto a "benessere dei bambini". Tra le 33 nazioni considerate dall’Ocse, gli Usa risultano 27esimi per la categoria relativa all'educazione degli studenti con un buon livello di istruzione in matematica e al 22esimo posto per gli studenti con un background scientifico. Nel 2009, il World Economic Forum ha stilato una classifica tenendo conto di 133 paesi, misurando la "validita’" e l'efficacia del sistema bancario; ebbene, l’America e’ finita al posto n. 108, subito sotto la Tanzania e davanti al Venezuela. Un insulto, una vergogna per le grandi banche di Wall Street. Ma tutti sappiamo che dopo la crisi del 2008 e la conseguente Grande Recessione del 2008-2009, e' vero.
.

Per Bernanke misure straordianrie per gli Usa !!

Torino, 15 ottobre 2010

Gli Usa pronti a misure straordinarie. Lo ha detto oggi Bernanke, prsidente della Fed, come necessità per evitare la deflazione. Tra le ricadute rilevanti prontamente analizzate da Il Sole 24 ore.com edizione online di oggi c'è ne una nel testo (qui evidenziata in rosso in forma larga) sulla possibilità di spinta al rilazo per l'euro.
Ecco il testo dell'articolo su Il Sole 24 ore.com a firma di Vittorio Carlini:
I listini europei hanno chiuso contrastati con limitati movimenti dopo il discorso di Ben Bernanke. La strategia ultra-espansiva ha creato non poche discussioni. La spaccatura, più che nelle votazioni (quasi sempre all'unanimità), è nei commenti dei presidenti delle 12 Riserve "nazionali" e dei consiglieri del Board di Washington. Da una parte i più liberal, con impronta keynesiana; i sostenitori, nel breve periodo, di un deciso intervento della banca centrale per evitare la deflazione. Il loro campione? La presidentessa Janet Yellen del distretto di San Francisco. Dall'altra parte, invece, chi chiede "meno" Fed e non ama l'acquisto dei Trasury da parte della banca centrale: tra questi il capo del distretto di Philadelphia, Charles Plosser. Senza scordare quel Thomas Hoenig, capo della "riserva" di Kansas City, secondo cui tassi così bassi e liquidità troppo facile daranno vita a un surriscaldamento eccessivo della congiuntura.

La Borsa applaude: ma è un fuoco di paglia

Com'era ovvio, le Borse hanno reagito positivamente al discorso di Bernanke. I listini europei hanno accelerato, confortati nell'idea che ci sarà sempre un creditore di ultima istanza (la Banca centrale Usa) pronta a iniettare liquidità nel sistema, salvando tutto e tutti. Come si sa, quest'impostazione è molto contestata da diversi banchieri ed economisti. Si dice: la politica dell'easy money ha permesso alla Borsa di risalire; un trend che da un lato, schiaccia il premio al rischio, prezzato a valori molto più bassi, e in teoria dovrebbe permettere alle imprese di aumentare gli investimenti; dall'altro, dovrebbe creare un effetto ricchezza che dà fiducia ai consumatori e fare da volano all'economia reale.
Purtroppo in questo momento le cose non stanno proprio così. Il tasso di utilizzo degli impianti negli Usa è a un livello che non si vedeva dal 1995: il denaro immesso sul mercato, cioè, sembra non finire alle aziende ma, piuttosto, restare nel circuito interbancario, spesso aumentando la speculazione. Inoltre, l'effetto ricchezza è molto diminuito. Come può intuirsi dal P/e troppo schiacciato dell'S&P 500 (nonostante gli ottimi utili del secondo trimestre), la Borsa appare un po' slegata dall'economia reale. Gli indici salgono, o scendono, indipendentemente da quello che succede in Main street. Insomma, la strada per la politica ultra espansiva è molto stretta. E non è un caso che la Bce, proprio ieri, abbia ribadito la sua diversa visione, sottolineando la necessità «di uscire gradualmente dalle misure eccezionali».

L'euro sale, tra carry trade e speculazione...

Allo stesso tempo, com'era ovvio, l'euro è salito verso l'alto (sopra 1,41) nei confronti del dollaro. L'iniezione di liquidità futura, infatti, rende in generale i tassi degli asset americani meno appetibili di quelli europei, spingendo il cosiddetto carry trade. Si prende a prestito la divisa a stelle e strisce, pagando tra lo 0 e lo 0,75% di saggio d'interesse, e si compra asset in eurolandia, dove il refi è all'1 per cento. In questo modo si lucra sullo spread tra i differenti saggi.

...la Cina convoca i banchieri centrali...
Un effetto, quello sulle monete, che peraltro non ha conseguenze solo "finanziarie". La necessità di spingere sull'export, da parte degli Usa (e non solo), ha creato una fortissima tensione sul fronte valutario. Basta ricordare la polemica per l'intervento unilaterale della Boj sullo Yen (nel tentativo di svalutarlo) e l'ormai esplicita "guerra" tra Usa e Cina rispetto allo Yuan. Proprio su quest'ultimo fronte, da rilevare l'importante mossa cinese. Su invito della banca centrale di Pechino, il Fondo monetario internazionale ha annunciato la convocazione di una riunione dei banchieri centrali a Shanghai lunedì 18 ottobre, nel quadro degli sforzi miranti ad assicurare la stabilità del sistema finanziario.

...mentre gli Stati Uniti scavano sugli aiuti cinesi nelle energie pulite
Per tutta risposta gli Stati Uniti hanno alzato il tiro: Washington ha avviato un'inchiesta sulle accuse mosse dallo United Steelworkers, il maggiore sindacato americano del settore industriale, secondo cui Pechino avrebbe concesso aiuti illeciti alle aziende cinesi nel settore delle energie pulite.







Ecco perchè l'euro continuerà a farla da padrone !!

Torino, 15 ottobre 2010

Siamo alle solite: euro sù o giù. I fondamentali sono troppo a favore dell'euro. Senza perderci in tante analisi fin qui svolte su questo Blog diverse volte ecco l'ennesima conferma di oggi.
Poi di poco fa, ore 18 italiane, richiesta convocazione di una riunione urgente da parte della Cina al Fmi !!!!!!!!
Da La Stampa online di oggi:

Debito sopra i mille miliardi di dollari per il secondo anno consecutivo.
Timori per il voto del 2 novembre. Per il secondo anno finanziario consecutivo gli Stati Uniti hanno accusato un deficit di bilancio di oltre mille miliardi di dollari, 1.290 miliardi dal primo ottobre 2009 al 30 settembre scorso. Nell’anno finanziario precedente il deficit era stato superiore, 1.400 miliardi, quasi il 10 per cento del Pil o prodotto interno lordo. Ma è un miglioramento effimero perché, dalle proiezioni dello stesso governo, il deficit tornerà a quella quota nell’anno finanziario in corso. Il deficit complessivo del prossimo decennio inoltre sarà di 8.500 miliardi di dollari, cioè si ridurrà annualmente, ma rimarrà elevato. Crescerà così il debito sovrano, e quando i tassi saliranno – oggi sono pressoché zero – cresceranno gli interessi da pagare.
Questi dati minacciano di danneggiare il governo Obama e i democratici alle elezioni parlamentari del 2 novembre. I repubblicani li accusano di avere aggravato il deficit con gli aiuti alle banche dopo la crisi del 2008, che costarono 700 miliardi di dollari, e con gli stimoli alla ripresa economica, che costarono 800 miliardi. I due interventi, protestano anche, non hanno affatto incentivato l’economia. I repubblicani concludono che per incentivarla occorre mantenere in vigore i cospicui tagli delle tasse del presidente Bush. Argomentazioni che dai sondaggi fanno presa sull’elettorato, scosso dalla disoccupazione, il 9,6 per cento (il 15 per cento circa se si tiene conto di chi non cerca più lavoro o lavora poche ore settimanali, il part time), dalla bancarotta di oltre 6 milioni di mutui, e dalla possibile bancarotta di altri 3 milioni.
Il governo Obama e i democratici ribattono che gli aiuti alle banche e gli stimoli hanno evitato il peggio, un’altra Grande depressione come negli Anni trenta. Che le riduzioni fiscali vanno mantenute soltanto per i redditi familiari inferiori ai 250 mila dollari annui e i redditi individuali inferiori ai 200 mila dollari. E che le riduzioni di Bush a favore dei più abbienti non si traducono in investimenti in casa ma là dove attualmente i profitti sono maggiori, ossia nei paesi in via di sviluppo. Come a dire che finanziano i prodotti cinesi che inondano l’America e causano disavanzi record nella bilancia commerciale. Una difesa che potrebbe non bastare. Dopo le elezioni, caratterizzate dagli enormi finanziamenti del mondo degli affari ai repubblicani e dal successo del movimento conservatore del Tea party, che ha candidato 70 suoi esponenti, Obama potrebbe trovarsi con la Camera in mano repubblicana (meno probabilmente con in Senato), e quindi in una situazione di stallo.





Ancora confusione sulla riforma finanziara mondiale

Torino, 13 ottobre 2010

Come c'era da aspettarsi sono ancora diverse le valutazioni sullo stato attuale dell'economia e sui rimedi da apportare alla finanza mondiale per una regolamentazione che non crei, per il futuro del mondo economico, troppI sussulti "anomali" come è avvenuto per il recente passato.
Riporto qui i principali punti di vista espressi soprattutto in occasione del recente G20 a Washington:
da Apcom
- Per Tremonti ministro del Tesoro
Sono tornati i 'bankers' agli incontri annuali del Fondo Monetario Internazionale. E il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, intervenuto a una conferenza stampa dopo la conclusione del vertice G7, lo interpreta come il segnale di qualcosa di non risolto nella crisi, che forse poteva essere gestito diversamente. "Non sto parlando - puntualizza - dei banchieri italiani. Però i bankers sono tornati. Due anni fa non c'erano bankers, l'anno scorso avevano un basso profilo, quest'anno le grandi banche d'affari sono tornate. E quindi hanno preso alberghi costosi offrono le cene e i ricevimenti più fantastici, champagne e questo vorrà dire qualcosa".
Cosa annuncia la presenza dei bankers? Tremonti non ha alcun dubbio: "La speculazione è tornata a piede libero, i deriviati sono tornati allo stesso livello di prima della crisi, i bonus sono uguali a prima della crisi forse di più. Vuol dire che i problemi sono rimasti. Dopo la polvere del crollo si è verificato che da molte parti è stato fatto molto e bene, tuttavia - aggiunge il ministro - questi due tre anni ci indicano due cose. Primo: che troppo si è confuso tra ciclo economico e crisi, con la retorica che c'è poi stata sugli stimoli, una parola che tra l'altro fa ridere. L'altro punto è che nel gestire la crisi scambiandola per ciclo, si è fatta la scelta di salvare la speculazione. Siccome le banche sono sistemiche si è fatta la scelta di salvare anche la speculazione e così non era stato nel 1929. Son due anni che lo dico. Nel 1929 - conclude Tremonti - i soldi pubblici furono utilizzati per salvare le imprese e le famiglie e non le banche".
Per Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo 
 Le banche italiane non hanno dovuto chiedere soldi né al pubblico né al privato per attraversare la crisi e quindi fa molto bene chi distingue fra banchieri e banchieri. Inoltre sottolinea che "ci sono ancora dei presupposti della crisi che non sono scomparsi: questa enorme quantità di liquidità che gira nel mondo, insieme ai tassi molto bassi sono sicuramente elementi che possono causare situazioni di bolle come ci sono state alcuni anni fa. Ma mi sembra - conclude il numero uno di Intesa Sanpaolo - che alcune lezioni siano state imparate e che anche nel comportamento dei supervisori e degli operatori ci sia molta maggiore attenzione al governo dei rischi e a quell'insieme di cose (liquidità, leverage, profilo patrimoniale) che sono state acquisite. Certo bisogna vigilare e adottare le regole giuste per non favorirne la ricreazione". Un compito sul quale stanno lavorando le istituzioni internazionali tutte riunite qui a Washington.
Per Andrea Beltratti, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo.
Per sottolineare che "le cause della crisi sono comunque più legate agli squilibri macroeconomici che agli intermediari finanziari. Alcuni intermediari - spiega Beltratti - hanno contribuito, magari con un credito troppo facile o magari con prodotti troppo complicati e questo ha propagato la crisi e l'ha amplificata a livello internazionale. Ma ciò non toglie che le banche siano aziende e che molto di loro, specie quelle commerciali, vivano con l'economia reale e prosperino nel lungo periodo se l'economia reale migliora: da questo punto di vista credo che sia sbagliata l'antitesi tra banche e imprese".
La cautela è comunque d'obbligo. 
Per Draghi governatore della Banca d'Italia
Il ritorno alla  speculazione è limitato. L’Italia coniughi crescita con austerità e in questo la Germania sia un grande esempio. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, conclude i lavori a Washington, dove ha partecipato alle riunioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, con un chiaro messaggio per il paese e al tempo stesso rassicura sui timori di chi vede riemergere lo spettro della speculazione e delle pratiche di prima della crisi adottate dalle banche, in particolare sul fronte dei mega bonus. E sulle prospettive di crescita dell’Italia il ministro dell’Economia Giulio Tremonti spiega che il tasso della ripresa si è rafforzato nel secondo trimestre del 2010 e che «i recenti indicatori puntano su una ulteriore ripresa economica nella seconda metà dell’anno anche se a velocità ridotta», con prospettive per i conti pubblici «abbastanza favorevoli».
Draghi, che ricopre anche la carica di presidente del Financial Stability board, smorza le preoccupazioni di un possibile ritorno della speculazione e ai comportamenti adottati da molte banche d’affari prima dello scoppio della crisi in materia di remunerazioni. «Non siamo andati indietro, il ritorno ad alcune pratiche è molto limitato e non generalizzato» ha affermato il numero uno di Bankitalia, proprio all’indomani dell’allarme sul ritorno dei cosiddetti ’bankers’ lanciato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Facendo una panoramica sull’economia italiana ed europea, il governatore ha osservato che da noi «il secondo trimestre è stato abbastanza buono, il terzo meno buono» e in Europa «la Germania cresce molto, con una ripresa basata sull’export ma per la prima volta anche sui consumi e sugli investimenti». E l’Italia, ha aggiunto, «cresce sicuramente a rimorchio della Germania». Per questo la linea guida che il paese deve seguire è chiara: «coniugare la crescita con l’austerità di bilancio: questo dovrebbe essere il nostro obiettivo e la Germania è un grande esempio».
Ma l’austerity da perseguire oggi, ha tenuto a precisare il numero uno di Bankitalia, «è completamente diversa da quella degli anni ’70. In parte è già stata avviata con alcune misure di riduzione del deficit e va perseguita analizzando la composizione del bilancio pubblico posta per posta e tagliando dov’è necessario». La ripresa, a parere di Tremonti, sarà sostenuta dall’assenza di «grandi squilibri. Il sistema bancario italiano è rimasto in gran parte immune dalle turbolenze sui mercati internazionali e il settore immobiliare è stato colpito marginalmente dalle correzioni sui mercati e il livello del debito privato è relativamente basso rispetto alle altre economie avanzate». Nel quadro di una ripresa generale «non uniforme, partita forte e sostenuta» - ma che «si sapeva avrebbe rallentato» anche a causa dei rischi legati alla disoccupazione e alla fragilità del sistema finanziario - Draghi fa rientrare i timori per il riaccendersi della speculazione e dei maxi compensi. «Il ritorno a pratiche pre-crisi non è generalizzato ma - ha detto - molto limitato, le banche allineano molto meglio di prima le remunerazioni ai rischi». Il sistema finanziario continua tuttavia, secondo il governatore, a presentare fragilità, e assieme alla disoccupazione costituisce un fattore di rischio che deprime la ripresa. In questo contesto, comunque, Draghi spazza via i timori di un ritorno al protezionismo: vede infatti una generale volontà di adottare mosse multilaterali, che soprattutto sui mercati valutari, sono le uniche che garantiscono dei risultati.
Per Trichet presidente della Banca Centrale Europea
La Bce non ha dichiarato 'vittoria' e resta cauta: 'non e' tempo di compiacersi'. Lo ha detto il presidente della Bce Trichet. Il presidente della Banca Centrale Europea stima inoltre che la crescita in Eurolandia sara' migliore del previsto. I movimenti disordinati sul fronte dei cambi - ha sottolineato poi 'possono danneggiare l'economia', mentre i cambi delle valute devono 'riflettere i fondamentali dell'economia'.

A proposito delle valute c'è ancora da ragionare molto in quanto sussitono alcuni punti di riflessione che sono ormai radicati da tempo:
- l'apprezzamento sull'euro rimane costante perchè è ineluttabile il divario tra i conti pubblici Ue e quelli Usa, questi ultimi peggiori di quelli del vecchio continente
- un aprezzamento del dollaro può avvennire appena ci saranno segnali di una vera e costante ripresa e al minimo "rumor" sulle possibilità di un rialzo dei tassi
- la rivalutazione dello yuan è stato dichiarato possibile ma in modo graduale e questo non giova alla ripresa del dollaro
- la diversificazione dei Fondi sovrani nell'investire in valute diverse dal dollaro. Recente è la dichiarzione russa di voler acquisire più euro.


Gli economisti tedeschi prevedono un boom di lungo periodo in Germania !!

Torino, 4 ottobre 2010

Per Berlino due terzi delle imprese ottimiste !!da Spiegel online "Sezione Economia" di oggi di Von Michael Kröger 

Ecco un motivo in più per continuare ad essere ottimisti sull'Europa e sull'Euro !!
L'Istituto tedesco DIW ha corretto le sue previsioni economiche per il 2010 verso l'alto e anche gli esperti sono ottimisti anche per il 2011.
Berlino ha di nuovo festeggiato dopo appena sei settimane, quando per la prima volta, sono giunte le prime buone notizie sul Pil. Il governo federale e gli Istituti di ricerca hanno sottolineato come  i dati economici del secondo trimestre son un segno sensibile di "recupero vero" stimando una crescita annua per il 2010 del 3 % per cento !!.  Il Fondo monetario internazionale ha dichiarato che la Germania potrà godere di una crescita continua e nel solo 2010 prevede una tasso del Pil  addirittura superiore al  3,3 %.
Per i ricercatori del Colonia Institute la crescita annua sarà invece leggermente più moderata e cioè del 3,25 % ma pur sempre tuttavia spettacolare - e dalla conoscenza degli attuali progressi di altri Paesi internazionali - la Germania è superata al massimo dai soliti  "mercati" dei Paesi emergenti dell' Asia.
Un indagine della  Ernst & Young presso un campione di 700 aziende tedesche porta a questo risulato: più della metà delle aziende (58 per cento) si aspettano nei prossimi tre mesi un ulteriore miglioramento della loro situazione aziendale, 
"Per i prossimi dodici mesi, due terzi dei partecipanti al sondaggio ha espresso ottimismo.  Le aziende in Germania sono in continua ripresa e quindi in grado di sfidare l'incertezza ancora esistente sul mercato dei capitali", ha dichiarato Georg Graf Walderseenst esperto di Ernest & Young. Questo aumenta la probabilità che si vedrà anche un forte effetto trascinamento per altri molti comparti economici".
"La crescita attesa nel 2011 se pur con un previsto rallentamento non inatccherà l'ottimismo che si è generato" ha detto Michael Huether capo economista dell' IW di Colonia. Il dato atteso è molto probabilmente superiore al 2 % superando la media annua tra il 2007 e il 2008 per cui non vi è quindi alcun motivo di preoccupazione.
Secondo Hüther la ripresa sarà guidata dai consumi privati e dal recupero degli investimenti. Il tasso di disoccupazione sarà in calo sulla scia della più marcata attitudine dei consumatori alla spesa retail. Inoltre le industrie investiranno in nuovi macchinari e attrezzature di produzione. La ripresa economica sarà determinata sempre più dal mercato interno piuttosto che dalla domanda estera.  Il commercio può guardare quest'anno all'aumento della domanda del 2,25 % mentre l'anno prossimo si attesterà  all' 1,25 % ma ancora sensibilmente superiore alla media degli ultimi anni !!
Le esportazioni, a valori correnti, registreranno un + 16,75 % per quest'anno mentre per il 2011 ci si attende un ulteriore aumento dell'8 %. Le importazioni aumenteranno del 15,5 per cento nel 2010 e del  7 % nel 2011. Il saldo commerciale attivo contribuirà pertanto a circa due quinti della crescita sia per quest'anno che per il prossimo !!  
Con questa progressione si raggiungeranno i livelli record di prima della crisi !!
Huether ha parlato di una "ripresa molto forte e di un ampio recupero".
Sul fronte disoccupazione ci si attende nel 2010 meno di tre milioni di disoccupati.
Come Huether anche Gustav Horn capo economista all' IMK  si aspetta  uno sviluppo favorevole per il mercato del lavoro. Entrambe le istituzioni si aspettano un valore sotto la soglia di tre milioni. Per quanto riguarda il deficit pubblico potrebbe essere del 4 % nel 2010 sul Pil e quindi con una previsione migliore di quanto temuto alcuni mesi fa. In previsione di un aumento delle entrate nel 2011 gli indicatori porteranno la Germania di nuovo all'interno dei criteri di Maastricht.

Per l'Euro necessario un rash fino a 1,40 per poi ragionare !!!

Torino, 4 ottobre 2010

E' vero che l'Euro vs dollaro ha corso tanto ma sia per ragioni macroeconomiche che per analisi tecniche l'euro troverà un'area/banda di oscillazione a cui poi guardare per il prossimo futuro solo al raggiugimento della soglia di 1,40 !!
Questo è dato anche dai seguenti motivi:
- La Cina è sempre più interessta a riserve che vanno al di là del dollaro in primis l'euro
- In caso di una nuova Bretton Woods gli attuali fondamentali dei debiti pubblici e privati UE e Usa a confronto porterebbero, secondo alcuni analisti in un'ipotetico valore realistico (all'attuale stato dei fatti) come fu a suo tempo in ambito Euro con il serpente monetario, a collocare il rapporto euro-dollaro tra 1,50 e 2,00. Cose da fantascienza ?? Forse, ma chi prevedeva la parità euro-dollaro è stato ampiamente smentito.
E' chiaro che stiamo parlando di analisi in prospettiva facendo salve una miriade di altre supposizioni/considerazioni (che nel frattempo potrebbero alimentare qualunque nuovo trend) sulle possibilità di giocare certe carte sullo scacchiere internazionale della politica e della finanza !!!
Comunque fra qualche giorno ulteriori aggiornamenti e considerazioni !!!

Come da me previsto euro sugli scudi !!

Torino, 3 ottobre 2010
E' davvero con ampia soddisfazione che a sole 3 settimane dal mio Post "Ecco perchè l'Europa e l'Euro staranno meglio degli Usa per un bel pò !!" del 13 settembre 2010, quando l'euro veleggiava a 1,2877 vs dollaro mentre alle ultime battute di venerdi ' scorso 1 ottobre era a 1,3791 (+ 7,1 %) posso dire di aver fatto un'ottima analisi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
E' dire che l'euro vs $ veniva dal suo minimo di 1,1917 del 7 giugno è quando molti analisti americani si dicevano "SPAVENTATI" dal tener in portafoglio l'euro e si aspettavano entro fino anno e/o 2011 una parità tra le valute !!!!
I motivi di fondo sono quelli presenti in molti miei Post precedenti ma ci tengo, ancora una volta, riproporvi quello fondamentale per il quale l'euro è così forte in questi ultimi mesi !!!
Dal mio Post del 24 maggio 2010:
"Possiamo ritenere stabilizzato (per il momento) il rapporto euro/dollaro nel 2010 in una fascia tra il minimo del 7 giugno  (dal 2006) di 1,1917 e il massimo di 1,4579 del 13 gennaio o le grandi turbolenze in atto sono sempre dietro l’angolo? Ho provato a fare una simulazione empirica, attendibile forse fino ad un certo punto, ma almeno elaborata con dati fattuali. Ho cercato dei dati storici sui deficit e debiti pubblici dei Paesi area euro “aggregato” e degli Usa = dollaro e li ho rapportati al Pil “aggregato” euro e degli Usa per gli anni 2000 - 2004 - 2007 - 2008 - 2009 - 2010.

Ne risulta quanto segue:
Anno 2000

a) Eurozona rapporto deficit/pil avanzo dell’ + 1,0 %

b) Usa rapporto deficit/pil avanzo del 2,37 %

c) Eurozona rapporto debito/pil del 70,3

d) Usa rapporto debito/pil del 57,0

e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 0.8307 - 1.0388

Anno 2004

a) Eurozona rapporto deficit/pil del 2,60

b) Usa rapporto deficit/pil del 3,48

c) Eurozona rapporto debito/pil del 71,3

d) Usa rapporto debito/pil del 62,2

e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.1802 - 1.3633

Anno 2007

a) Eurozona rapporto deficit/pil del 1,80

b) Usa rapporto deficit/pil del 1,14

c) Eurozona rapporto debito/pil del 65,4

d) Usa rapporto debito/pil del 64,0

e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.2001 - 1.4874

Anno 2008

a) Eurozona rapporto deficit/pil del 2,0

b) Usa rapporto deficit/pil del 5,9

c) Eurozona rapporto debito/pil del 69,4

d) Usa rapporto debito/pil del 69,4

e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.2525 - 1.5990

Anno 2009

a) Eurozona rapporto deficit/pil del 6,3

b) Usa rapporto deficit/pil del 12,5

c) Eurozona rapporto debito/pil del 78.7

d) Usa rapporto debito/pil del 86,1

e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.2001 - 1.4874

Anno 2010

a) Eurozona rapporto deficit/pil del 6,6

b) Usa rapporto deficit/pil del 10,0

c) Eurozona rapporto debito/pil del 84,7

d) Usa rapporto debito/pil del 101,0

e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.2143 - 1.4579 (ad oggi)

Si può notare come da un avanzo deficit/pil del 2000 un po’ più consistente negli Usa e un po’ meno in Eurolandia (rispettivamente del 2,37 % e del 1,0) si passi nel 2007 con un situazione ancora favorevole agli Usa rispetto all’Europa pur in presenza di un deterioramento dei Conti Pubblici.

Ma è nel 2008 che avviene il fattaccio.

Mentre l’Eurozona incrementa dall’1,8 al 2,0 il disavanzo deficit/Pil gli Usa subiscono un tracollo dei Conti federali. Dal dato di disavanzo del 1,14 del 2007 passa incredibilmente al 5,9 del 2008. Non a caso in quest’anno l’euro raggiunge il suo massimo sul dollaro di 1.5990 (14 luglio).
Nel 2009 e come sembra profilarsi anche nel 2010 sia Eurolandia che gli Stati Uniti peggiora ancora il rapporto deficit/Pil ma mantenendo sostanzialmente stabili i relativi rapporti (Anno 2009 – 2010 Eurozona con 6,3 e 6,6 e Anno 2009 – 2010 Usa con 12,5 e 10,0). Il 2010 è dato di previsione ovviamente.
Lo stesso discorso per il rapporto Debito/Pil: pareggio nel 2008 con il 69,4 e poi peggioramento più per gli Usa che per l’Europa zona euro: 2009 (86,1 vs 78.7) e 2010 (101,0 vs 84,7 – previsioni).
Ma allora con la dinamica deficit/Pil e anche debito/Pil appena visti con dati in peggioramento dal 2007 – 2008 ad oggi più per gli Usa che per la zona Euro perché, al di là di tante altre valutazioni e dati (riserve, bilancia dei pagamenti, rischi/o paese, attesa rialzo tassi in relazione alla dinamica di crescita economica, Soros & friends) c’è in questo periodo un apprezzamento del dollaro e per contro un deprezzamento dell’euro ?

Che forse, con una serrata, ferrea e soprattutto credibile cura dimagrante sui Conti Pubblici dell' eurozona (come si evince quotidianamente dai vari Paesi europei aderenti all’Euro) si possa pensare ad una stabilizzazione (RIVALUTAZIONE) della moneta europea ? La situazione numerica è simile a quella del 2008 e anche a quella del 2009.

Se fosse così (ceteris paribus del 2008 e 2009) ci ritroveremo in un’analoga banda di oscillazione.
a) Per il 2008 = 1.2525 - 1.5990
b) Per il 2009 (non molto dissimile tra minimi e massimi) = 1.2001 - 1.4874

Sempre forse…….
Agli amici in rete un’accurata ed intelligente riflessione !!!
N.B: I dati sono stati assunti dalle principali fonti istituzionali (Fmi, Eurostat, Ocse, Bce, Banca d’Italia e altri) ma possono divergere per differenti valutazioni di computo ""

Dunque ribadisco, insieme a tanti altri dati usciti nel frattempo ed analisi collegate che vi ivnvito a leggere sui miei nuemrosi Post sull'argomento, posso dire che ho avuto ampiamente ragione !!!
Ora però raggiunti quasi gli 1,39 vs dollaro si impone una riflessione e una pausa del trend !!!!!
Valutazioni oggettive richiedono di ripensare e aggiornare le previsioni macro (economia reale)-politiche e finanzairie di Europa e Usa.
Per il momento godiamoci la soddisfazione !!!!!