Torino, 5 febbraio 2010-02-05
Non è solo un gioco di parole. E’ la pura verità. Con le notizie arrivate ieri ecco venire a galla, per qualcuno con sorpresa, quanto ancora di “sommerso e tossico” (molto) c’è ancora nella finanza mondiale. Il timore che “l’alba della ripresa non sia nata davvero” e che la stabilità di un trend in aumento non sia poi così dietro l’angolo fa tornare i conti di quanti sapevano che non eravamo fuori dal tunnel. E’ vero che ci sono segnali di una crescita produttiva e che le stime dei vari organismi internazionali indicano a livello mondiale (riecco la solita media …che non dice molto) per il 2010 un + 3.0% del Pil.
Ma le mine vaganti di questi giorni possono così riassumersi:
1) Nulla lascia presumere per il 2010 una diminuzione nei Paesi industrializzati della disoccupazione a livelli preoccupanti (circa il 10% medio, vedi post precedenti); per cui i consumi non potranno essere un elemento trainante.
2) Debiti pubblici preoccupanti come quelli greci, islandesi, portoghesi e spagnoli (quest’ultimo con un deficit che arriva all’11,4% del Pil e una disoccupazione intorno al 20%). Tralasciamo il noto Fondo sovrano del Dubai…per il momento solo perché non in zona euro;
3) L’euro è tornato ai livelli di maggio 2009 (solo a fine novembre aveva toccato 1,5140 e nel momento in cui scrivo il cross rate con il dollaro è 1,3680); e sappiamo che anche il dollaro non è che goda di buona salute se guardiamo ai fondamentali economici-finanziari (come scritto in un mio post precedente dilettatevi a guardare questo link: www.usdebtclock.org );
4) Stanno aumentando i Credit Default Swaps cioè le assicurazioni sul rischio di insolvenza per i titoli pubblici particolarmente esposti;
5) Orami in Eurolandia costa di più avere garanzie sull’euro che sul debito di imprese Usa considerando anche le più eccellenti;
6) Chi avesse letto l’intervista su “Il Giornale” del braccio destro di Roubini Arnab Das (fonte Il Giornale del 31 gennaio 2010: http://www.ilgiornale.it/economia/mercati_euro_e_riforme_arnab_das_legge_2010/finanza-borse-borsa-banche-das-roubini-mercati/30-01-2010/articolo-id=417959-page=0-comments=1) non c’è tanto da stare allegri, anche se che “qualcuno” chiama Roubini “Cassandra” per il suo noto pessimismo di questi ultimi anni (lo chiamerei realismo !!).
I punti dell’intervista possono riassumere così (sempre fonte Il Giornale):
- La crisi in Grecia sta facendo esplodere le contraddizioni dell’euro, il cui futuro sarebbe incerto
- La Cina è destinata a conoscere una crisi finanziaria come quella del Giappone negli anni Ottanta
- La ripresa dell’America si spegnerà già nel secondo semestre
- Le proposte di Voclker per la riforma del settore finanziario vanno nella giusta direzione
- La Borsa sale ancora alle stelle, poi crash e deflazione. Non è problema immediato, ma nemmeno lontanissimo.
Stante tutte queste “bad news” a mio avviso è da vedere se l’euro reggerà ad un ondata emotiva senza traumi come ribadito peraltro dai vertici Bce («Credo che venga sottovalutata la solidità dell’eurozona», è stato ieri il commento di Trichet). Ma si è aperta una fase dove i conti degli Stati, delle banche e in generale delle imprese dovranno emergere in tutta la loro realtà. E intanto si dovrà lavorare alacremente per disegnare un nuovo scenario di regole sulla finanza condivise, utili ma non vessative. Come ha detto Tremonti un’impresa davvero ardua. Speriamo non impossibile. E’ solo una questione di tempo ma come dice il proverbio “il tempo è galantuomo”.
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