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Segnali poco incoraggianti dai mercati

Torino, 16 febbraio 2010

A guardare non tanto le previsione del Pil (che avendo cadenza trimestrale è un indicatore più diluito nel tempo) ma agli altri tre che avendo invece un'ampia vitalità giornaliera ma soprattutto valenza planetaria (alcuni per tutte le 24 ore quotidiane)  sono indicatori principi e anticipatori sulle tendenze del mercato. E se guardiamo alla situazione ad oggi, giusto per fare un flash del momento, troviamo per il mercato del cambio euro/dollaro, dell'oro e del petrolio questa situazione che indica con che stanchezza l'economia sta vivendo il suo momento.
1) L'euro come detto in un post precedente ( 5 febbraio) è tornato ai livelli di maggio 2009 (solo a fine novembre aveva toccato 1,5140 e nel momento in cui scrivo - ore 11.00 il cross rate con il dollaro è 1,3657 - il 5 febbario era quasi lo stesso). Dunque grande fatica nel reagire dai minimi di 1,3587 dell 12 scorso a causa dei noti problemi dell'euro anche qui già descritti nel post precedente "Quando i conti non tornano i conti tornano".
2) L'oro dopo i massimi di 1227 $/oncia del 3 dicembre 2009 (aveva sfondato i 1000 $/oncia ad inizio ottobre 2009) è in un canale discendente e ogni settimana (almeno per il momento) segna nuovi minimi con  1043 $/oncia il 5 febbraio - oggi oscilla intorno a 1114 - 1115 $/oncia segnale che i timori inflazionistici legati ad una forte ripresa non ci sono e non sono all'orizzonte.
3) Il petrolio (US Light Crude) pur in piena crisi 2009 ma scontando con molto anticipo una ripresa da febbraio - marzo 2009 ha superato  i $ 40 e si è portato intorno agli $ 84 delle prime due settimane 2010 per poi riscendere agli attuali  $ 75,40. Anche qui le indicazioni sulle scorte settimanali Usa (12 febbraio) da parte dell'Ufficio informazioni del Dipartimento dell'Energia Usa hanno calmierato il mercato in quanto i dati relativi alle scorte di prodotti petroliferi sono risultate in crescita di 2,4 milioni di barili al giorno a 331,4 milioni di barili, oltre l'atteso incremento di 1,5 milioni di barili. Anche le scorte di benzina si sono rivelate più alte delle previsioni degli analisti: in crescita di 2,3 milioni di barili (a 230,4 milioni di barili), ben oltre l'atteso aumento di 500 mila barili.
Su Cina ed India aspettiamo a dire se influiranno in questa fase sul petrolio ma non sono prevedibili, a causa loro, movimenti bruschi.

Quindi si può dire "nulla di nuovo all'orizzionte per il momento" per quanto riguarda una ripresa economica globale (e non solo in alcune aree geografiche) !!

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