A cavallo tra fine gennaio e ieri è tornato alla ribalta il disegno di una nuova finanza mondiale che deve assolvere alla sua vera "mission". Aiutare lo sviluppo economico. Dunque parliamo di Davos e del dopo Davos. Cosa è successo di rilevante? Il Forum dell’economia mondiale di Davos 2010 (27 - 31 gennaio, vedi link nel titolo del post) ha visto la presenza di 2.500 persone, di cui 1.500 tra grandi imprenditori e banchieri, delegazioni di 90 Paesi e 30 fra capi di Stato e di governo e le più rappresentative organizzazioni economiche internazionali.
I presenti si sono dati come obiettivo di lavorare ad una riforma basata su tre cardini per mettere il sistema finanziario mondiale al sicuro dal futuro rischio di fallimenti delle grandi banche:
1) Ridurre il rischio di fallimenti di grande dimensione;
2) Diminuire il rischio di questi fallimenti;
3) Usare strumenti che permettano una gestione ordinata di questi fallimenti.
Si profila l'idea di un'authority per dare il senso di azioni condivise.
Un punto molto delicato è la parola "tasse" per le banche. L'idea di una soprattassa «per gli istituti che sono troppo grandi per fallire o che sono sistemicamente importanti». Per altri motivi anche il presidente Usa Obama vuole tassare le grandi banche americane "ree" degli sconquassi a tutti noti che si sono subito messe in allarme. Secondo il quotidiano online The Politico gli istituti finanziari Usa sostengono che la tassa avrà effetti negativi sull'economia costando fino a 1.000 miliardi di dollari in prestiti perduti. Un banchiere ha spiegato al quotidiano che "il denaro raccolto dall'erario verrà tolto al sistema bancario ed ogni dollaro di capitale ne genera 10 in prestiti". E siccome Obama punto a recuperare intorno ai 100 miliardi di dollari, i prestiti perduti saranno intorno ai 1.000 miliardi. Dunque un tema come si diceva molto delicato e controverso per le conseguenze che potrebbe avere sull'economia reale.
Tornando a Davos anche per il presidente della Bce Jean Claude Trichet serve un insieme globale di regole che siano coerenti e consistenti. Se non avremo un sistema di regole globali correremmo il rischio di una catastrofe. La difficoltà è quella di arrivare a regole universali, dagli Usa all’Europa, valide in Paesi, che hanno sistemi molto diversi.
Ed eccoci al dopo Davos.
Tremonti ha assunto invece un atteggiamento molto critico secondo il quale le regole finanziarie, tecniche e dei banchieri sono «inutili e dannose». Serve invece «un impegno politico e la politica prende forma nei trattati. Non bastano i convegni, servono i parlamenti». Spesso negli ultimi anni nei discorsi del ministro delle finanze è riecheggiata la richiesta di una nuova "Bretton Woods" (che mi vede particolarmente d'accordo) auspicata anche dal presidente francese Sarkozy. Il suo dire è "Non solo regole tecniche ma soprattutto regole politiche".
Tremonti ha assunto invece un atteggiamento molto critico secondo il quale le regole finanziarie, tecniche e dei banchieri sono «inutili e dannose». Serve invece «un impegno politico e la politica prende forma nei trattati. Non bastano i convegni, servono i parlamenti». Spesso negli ultimi anni nei discorsi del ministro delle finanze è riecheggiata la richiesta di una nuova "Bretton Woods" (che mi vede particolarmente d'accordo) auspicata anche dal presidente francese Sarkozy. Il suo dire è "Non solo regole tecniche ma soprattutto regole politiche".
Per Tremonti ci vuole "Un trattato mondiale dell’economia" che è la cosa più seria ma anche la più difficile, tutto il resto, le regole finanziarie, tecniche e i banchieri non sono solo inutili ma anche dannosi.
E per finire il "Tremonti pensiero" di questi giorni ci rifacciamo al quanto detto proprio ieri ad un incontro a Milano dal titolo 'Obama e l'Europa: vicini o lontani?' promosso da Aspenia e Ispi.
Poche frasi ma lapidarie: "L'impressione è che i banchieri sia in vacanza, sia al lavoro, sia locali, sia centrali facciano qualcosa che non è il loro mestiere, e che i governi non facciano qualcosa che è nel loro dovere".
Il riferimento al recente vertice di Davos, che Tremonti definisce "la montagna incantata", e alla riforma su tre pilastri della finanza indicata dal Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, non è esplicito ma, comunque, palese. E, come avvenuto nel fine settimana, il ministro ribadisce che "'e' difficile pensare che la prossima crisi si eviti con la tecnica".
Molto importante a mio avviso il suo intervento su 'Basilea 3'. Secondo il ministro "é la via diretta per produrre, laddove viene applicata, il credit crunch". Un tema, quello delle nuove regole sulla patrimonializzazione della banche sollevato anche a Davos dal direttore generale di Mps Antonio Vigni, secondo il quale le nuove norme non devono penalizzare gli istituti di credito e le pmi italiane. Ma l'intervento di Tremonti, al convegno Aspenia-Ispi, tocca anche la questione dei rapporti esclusivi Cina-Stati Uniti. Per il ministro dell'Economia è meglio un G3 di un G2, perché "i tavoli con due gambe non stanno in piedi, ce ne vogliono almeno 3", e in questo discorso "l'Europa e fondamentale". Poi, a proposito di Unione europea e di una maggiore coesione tra i singoli Stati, Tremonti usa l'ironia e dice: "Dopo l'Erasmus sarebbe fantastico avere una squadra di calcio comune".
Siamo dunque solo agli inizi di una disussione "mondiale" su come e quali regole adottare tra finanza ed economia reale, tra mercato e semidirigismo, tra egoismi di lobbies e crescita democratica.
Di temi sul tappeto c'è ne sono e non mancheranno le occasioni per occuparcene !!
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