Una notizia, anche con un pò di giorni di ritardo, vale la pena di essere riproposta.
Da La Stampa online del 20 maggio:
"Arriva l’eurosalvataggio a listino fisso. Dal 2013, in caso di intervento d’emergenza per liberare una capitale dell’Eurozona dalle sabbie mobili dei conti in rosso profondo, il costo della flebo di liquidità sarà definito da una formula precisa e uguale per tutti. Gli Stati in crisi pagheranno il costo dell’approvvigionamento sostenuto dal nuovo fondo anticrac (Esm), più una commissione di 200 punti base per i prestiti inferiori ai tre anni, sovrapprezzo che salirà di 100 punti oltre questa soglia temporale.
È un principio utile. In futuro permetterà di evitare le discutibili trattative di questi giorni, con Irlanda e Grecia impegnate a chiedere sconti sui finanziamenti. Tra due anni, prezzo sarà automatico e indiscutibile. Le regole sono scritte nella bozza del Trattato che istituisce l’Esm, il meccanismo europeo di stabilità che avrebbe magari fatto meglio a chiamarsi Fondo monetario europeo, in fondo la sostanza è quella. Le 28 pagine del testo, di cui La Stampa è entrato in possesso, saranno discusse dai ministri economici di Eurolandia in giugno. Secondo le fonti, la struttura raccoglie consensi fra gli Stati, però la Germania chiede che al capitale partecipino anche le banche private, con diritto di presenza nel board dell’istituto. Ci sarà battaglia, ma Berlino è isolata.
Il Trattato sviscera il cosa, il come e il quanto dell’Esm. Cominciamo dai soldi, dal capitale fissato in 700 miliardi e ripartito in 7 milioni di azioni da 100 mila euro l’una. La dotazione sarà divisa in due parte, le azioni versate e quelle disponibili (“callable”). I paesi dovranno dunque sborsare sono parte del Tesoro, 80 miliardi in cinque tranche da un quinto l’una a partire da metà 2013, data in cui l’Esm prenderà il posto dell’attuale strumento salva Stati, l’Efsf, nato nel 2010 per durare tre anni. I conti sono presto fatti, le quote sono calcolate in linea col peso che ogni paese ha nel capitale della Bce. L’Italia è il terzo azionista, dopo Germania e Francia. Sarà responsabile per la copertura di 125,3 miliardi. La quota da versare sarà di 14, 32 miliardi in cinque anni, come richiesto e ottenuto dalla cancelliera Merkel, senza che nessuno avesse da obiettare, a Roma in particolare.
Ne risultata che fra due anni di questi tempo il Tesoro dovrà spedire in Lussemburgo 2,8 miliardi di euro, come primo contributo per il decollo del fondo. Un gesto che dovrà ripetere per cinque volte e dunque sino al 2017. Tutto questo se non ci saranno problemi, come si auspica. Lo statuto prevede che gli Stati debbano essere pronti ad aumentare la dotazione dell’Esm qualora necessario. Il che capiterebbe, ad esempio, se il rapporto fra capitale versato e gli impegni si trovasse sotto il 15%. È questa la misura indispensabile per la credibilità dello strumento.
Il resto è sulla linea delle cose annunciate, salvo la precisazione «quale eccezione» che accompagna la possibilità attribuita all’Esm di comprare titoli degli Stati in crisi sul mercato primario. Il legislatore europeo ha deciso di proporre che la possibilità non diventi la regola. È comunque un’arma che verrà data al Consiglio dei governatori (i rappresentati dei ministri economici dell’eurozona) e a quello dei direttori (l’emanazione tecnica dei precedenti). Essi faranno capo a un direttore generale, con tutta probabilità il tedesco Klaus Regling, già ora guida dell’Efsf. Il fondo monetario europeo si impegna a lavorare a stretto contatto con quello internazionale. Il suo compito principale sarà di raccogliere denaro con operazioni Tripla A (rating massimo) per girarlo a chi fosse nei guai col bilancio, così da permettere al disgraziato di turno di approvvigionarsi a un prezzo da relativo saldo e fisso, come visto. Fra un mese il verdetto dell’Eurogruppo. Il 24 giugno la parola al vertice Ue che, salvo colpi di scena, farà scattare il conto alla rovescia finale del fondo che deve dimostrare l’impegno dell’Ue a difendere ad oltranza l’euro".
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