Torino, 11 aprile 2011
Abbiamo più volte ribadito in questo Blog che l'euro sta meglio del dollaro più che altro perchè un raffredore è meno grave di una polmonite visti i rispettivi Conti Pubblici in primis.
E poi alcuni Paesi forti dell'Europa (Germania in testa) sono più credibili degli Stati Uniti dove un presidente democtratico deve fare i salti mortali contro gli strali delle Camere a maggioranza repubblicana e coniugare comunque ipotesi e progetti di sviluppo (= spesa) con il rigore dei conti (=tagli).
Visto il superindebitamento dei conti Usa in $ le varie strategie, qualunque esse siano in questo momento, non danno molta fiducia ai mercati valutari.
Ecco allora che l'Europa (zona euro) tra aspirine e ricostituenti può farsi rispettare di più.
Una riprova è l'atteggiamento dell'Europa (Commissione, Consiglio e Parlamento) sulla volta che con le brutte o conle buone ci si dee/dovrà attenere a regole di rigore necessarie alla salute delle nosttre economie.
Infatti ......
Infatti ......
"DOPO IL CASO PORTOGHESE BRUXELLES VUOLE EVITARE CHE RAGIONI DI POLITICA INTERNA RALLENTINO LE DECISIONI RENDENDO PIÙ ONEROSI I «BAIL-OUT»
La Commisione studia una proposta per imporre l'intervento del fondo salva-Stati
La principale lezione della crisi portoghese, terzo e ultimo (si auspica) intervento del fondo anticrac dell’Eurozona, è che in futuro bisognerà evitare che i salvataggi siano decisi dai diretti interessati. Sollecitata da numerosi stati, la Commissione Ue ha deciso di presentare «nel giro di qualche settimana» una proposta «che disciplini la possibilità di costringere un paese debole a chiedere aiuto all’Ue» per evitare la bancarotta. Nel caso di Lisbona, come quello greco e irlandese, ragioni di politica nazionale hanno rinviato le scelte creando margini per gravi ripercussioni sull’intero club della moneta unica. I dettagli sono tutti da definire, ma l’intenzione di Bruxelles è quella di avere l’impianto in vigore già all’inizio del 2013.
Certo non sarà facile, è una questione delicata che sconfina nell’insidioso territorio della sovranità nazionale e potrebbe essere senza difficoltà etichettata come un’indebita intrusione nelle politiche degli stati membri. Nei due giorni di colloqui informali che nel castello di Godollo i ministri hanno approvato l’avvio del meccanismo destinato a rifinanziare il Portogallo «per circa 80 miliardi» e poi si sono chiesti se avessero potuto fare altrimenti. Dal presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, a quelle della Bce, Jean-Claude Trichet, si è capito che una mossa anticipata dei lusitani sarebbe stata una buona idea. L’Eurotower ha persino ammesso di aver fatto precise pressioni perché il premier dimissionario Josè Socrates lanciasse l’sos.
La Commissione proverà a risolvere il rompicapo delle responsabilità delle capitali nei confronti dei partner dell’euro. L’idea del commissario all’Economia, Olli Rehn, risulta essere quella di profittare della «mini riforma» del Trattato richiesta per rendere permanente il Fondo salva-Stati (Efm) dal 2013 per aggiungere una qualche clausola che consenta ai paesi sani di «consigliare caldamente» ai chi sia in difficoltà di tendere la mano e chiedere l’aiuto che l’Europa può dare. Questo, nel nome della stabilità collettiva che una singola tempesta può minare.
Sotto il sole ungherese ieri c’erano volti distesi per la positiva accoglienza che i mercati hanno tributato all’avvia dello studio del piano portoghese da varare in maggio. Qualche preoccupazione, comunque, si è vista sul fronte della congiuntura, definita «positiva, sebbene ancora incerta», dal finlandese Rehn. «La ripresa nell’Eurozona continua, però ci sono rischi legati alla situazione in cui versano alcuni segmenti dei mercati finanziari e all’impatto sulla crescita sia delle crisi in Nord Africa sia del dramma giapponese», ha avvertito Trichet, che poi ha ammesso che «il livello della disoccupazione è ancora inaccettabile». Mentre parlava, la capitale ungherese era invasa da migliaia di donne e uomini scesi in piazza pacificamente per invocare lavoro e sicurezza per il futuro. Due concetti che il passare del tempo rende sempre meno scontati.
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