Torino , 30 marzo 2011
I Risparmi in Italia sono sempre stati alti per il senso innato (come per i giapponesi) del "mettere da parte in caso di necessità" ed etico (il non spreco) dell'essere formichina. Se c'è quindi una caduta per questa voce la preoccupazione di un maggior disagio del cittadino con un "reddito disponibile" inferiore (quei soldi oltre le spese necessarie per vivere) segnala quantomeno l'esistenza, se non proprio di povertà, di un serio problema nel NON POTER PIU' RISPARMIARE anche se lo volessimo.
Questo a livello di psicologia dei consumi sia per l'economia (con tutto quello che può comportare sulla pianificazione di altre spese ...che forse non ci saranno) che sul piano sociale (sarà perchè i genitori aiutano i figli "precari" ? visto il record storico di disoccupazione giovanile, il 28% !!) è un grosso problema .
E allora si impone una necessaria riflessione quando la Confcommercio pubblica uno studio sul crollo dei risparmi (e quindi con riflessi anche sui Consumi) in Italia negli ultimi 20 anni: - 60 % !!!!!!!!!!!!!!!!
Ecco il testo pubblicato oggi su La Stampa online:
La "tenaglia" della bassa crescita e della stagnazione dei redditi negli ultimi venti anni in Italia, unita a un invecchiamento della popolazione, ha prodotto un vero e proprio crollo del risparmio delle famiglie, considerato da sempre uno dei fattori di maggiore solidità del Paese.
La Confcommercio, elaborando i dati Istat, stima che si è più che dimezzata dal 1990 la propensione al risparmio, da circa 4.000 a 1.700 euro l’anno. In pratica se prima per ogni 100 euro di reddito se ne riuscivano a mettere da parte 23, oggi non si arriva a 10. Risparmi che, nota la Confcommercio, si preferisce destinare al bene rifugio per eccellenza: il mattone, il quale resta la principale forma di utilizzo del surplus monetario.
Anche i consumi pro capite si sono ridotti ma a un tasso inferiore a quelli patiti dal reddito e dal risparmio. Per il presidente dell’associazione Carlo Sangalli «è di vitale importanza che la nostra economia torni a crescere a ritmi più robusti, con ampi incrementi di produttività che possano tradursi in incrementi del reddito disponibile e del risparmio, e che si rafforzi la capacità del nostro Paese di attrarre investimenti esteri». Secondo gli analisti della Confcommercio il livello monetario del risparmio è oggi inferiore a quello di venti anni fa di circa 20 miliardi di euro mentre il livello dei prezzi - come anche quello delle retribuzioni monetarie - è oggi più elevato del 50% rispetto all’inizio degli anni ’90. Per questo «la quantità di beni e servizi che si possono acquistare con il risparmio del 2010 è meno della metà di quanto si poteva acquistare con il risparmio del 1990. E non è una questione di livello di prezzi».
(mia nota: i consumi nei Paesi industrializzati rappresentano il 60 - 70 % del Pil, sono il vero motore dell'economia e quindi una lora caduta si buon comprendere quanto sia negativa !!).
(mia nota: i consumi nei Paesi industrializzati rappresentano il 60 - 70 % del Pil, sono il vero motore dell'economia e quindi una lora caduta si buon comprendere quanto sia negativa !!).
La contrazione del risparmio dipende da due cause: la prima, riguarda la stagnazione del reddito disponibile. La seconda riguarda l’età media della popolazione. Nel 2000 l’aspettativa di vita media degli italiani era pari a 40,9 anni per una popolazione di circa 57 milioni di persone. Nel 2007, la vita media attesa era di 41,15 anni, con una crescita di sei decimi di punto rispetto al 2000 e una popolazione di oltre 59 milioni. Tra il 2000 e il 2007 il risparmio effettivamente cresce ma la dimensione demografica non spiega la caduta del risparmio tra il 2009 e il 2010. «La ragione di questa contrazione, purtroppo, è tutta dentro la prolungata riduzione del reddito disponibile delle famiglie - nota Confcommercio - rispetto a dieci o venti anni fa il Paese avrebbe bisogno di maggiore risparmio e invece le condizioni economiche non lo consentono.
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