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Ocse moderatamente ottimista su Europa ed Euro

Torino, 27 marzo 2011

Rilancio questa notizia apparsa oggi su La Stampa online a proposito della salute dell'Europa, Euro ed Italia.
con un'intervista al capo economista dell’Ocse Pier Carlo Padoan :

"L’Italia ce la farà se riforma fisco e spesa pubblica"

Siamo «nel bel mezzo della crisi» ed è difficile prevedere oggi «se il Portogallo o altri Stati andranno incontro a una ristrutturazione del debito». Ma in questo scenario, in cui per alcuni governi sta diventando un’impresa titanica conciliare il risanamento dei bilanci con un ritorno alla crescita - minacciata tra l’altro dall’inflazione in aumento - Pier Carlo Padoan sottolinea che è «fondamentale» che l’Europa sia riuscita a mettersi attorno a un tavolo «per risolvere la questione della governance». Il risultato non fa sprizzare di gioia il capo economista dell’Ocse, ma nel complesso si può definire «moderatamente positivo». Quanto ai pesanti obblighi cui l’Italia andrà incontro nei prossimi anni per il combinato disposto Patto di stabilità-fondo permanente salva Stati, per l’ex economista del Fmi non è insostenibile. A patto che mettiamo in cantiere alcune riforme essenziali. Prima fra tutte, quella fiscale.
Come valuta gli accordi europei sul nuovo Patto di stabilità sul fondo salva-Stati permanente Esm?
«La mia valutazione è moderatamente positiva. Guardiamo indietro: qualche mese fa nessuno avrebbe scommesso su un accordo europeo sulla governance. L'Europa sta dimostrando che sa reagire. In sintesi, io vedo il bicchere mezzo pieno».
La Germania ha ottenuto una rateizzazione dei versamenti per l’Esm. Così non si rischia che il fondo sia troppo piccolo per salvare un grande paese?
«Per i singoli Paesi la rateizzazione dei versamenti è una buona cosa. E se lo scenario dovesse essere quello del rischio default di un Paese non credo che ci sarebbe un problema di risorse. Adesso il G20 sembra un po’ fermo ma nel pieno della crisi ha agito con grande tempestività. Ricordiamoci che dopo il fallimento di Lehman Brothers l’Fmi ottenne in brevissimo tempo un ampliamento dei finanziamenti».
Il commissario Ue agli Affari economici Rehn ha espresso ieri fiducia nella possibilità che il Portogallo ce la faccia senza aiuti esterni, senza il prestito UeFmi. Condivide l’ottimismo di Bruxelles o pensa che il Portogallo alla fine fallirà?
«Nessuno sa se il Portogallo o altri Stati andranno verso una ristrutturazione del debito. Chi crede ciecamente al mercato sta scommettendo sul fatto che i paesi in difficoltà falliranno tutti. Ma vuol dire solo che è aumentato il costo economico e politico dei salvataggi. Noi siamo nel mezzo di una crisi e tutte le opzioni sono possibili. Tra l’altro, dobbiamo smetterla di pensare che le ristrutturazioni dei debiti siano un tabù. L’Uruguay e l’Ucraina dimostrano che possono essere fatte in maniera ordinata».
L’Italia va incontro a oneri molto pesanti. Pur tra molti se e ma, dobbiamo sostanzialmente dimezzare il debito, oggi al 120% del Pil. Ma dobbiamo anche garantire le rate per l’Esm dal 2013. Tutto ciò non rischia di essere troppo oneroso?
«Mi limito a dire bisogna mettere in cantiere degli interventi strutturali. L’Italia ha il vantaggio di avere alle spalle una riforma delle pensioni che la mette in condizioni migliori di altri paesi. Ma deve affrontare il nodo strategico della riqualificazione della spesa e del sistema fiscale».
Come?
«Anche a parità di gettito ci sono strutture fiscali che producono più crescita. Le tasse sul lavoro o sui profitti penalizzano la crescita di più rispetto a quelle ambientali e sui consumi. Poi l’Italia deve anche affrontare la questione di una riqualificazione seria della spesa pubblica, a partire da quella sanitaria».
L’inflazione è in aumento a causa delle pressioni sui prezzi energetici e delle materie prime. Avrà effetti sulla ripresa in atto?
«Se per caso i prezzi energetici e quelli delle materie prime dovessero stabilizzarsi ai livelli attuali l’effetto sulla crescita si farà sentire. In alcuni paesi emergenti sull’andamento del Pil si rifletteranno anche gli effetti delle misure restrittive. Per ora le aspettative di inflazione dei paesi avanzati restano stabili. Ma occorre tenere d’occhio l'evoluzione».
Dalla Bce è atteso già ad aprile un aumento dei tassi di interesse. Non temete che possa anch’esso avere riflessi negativi sulla crescita?
«L’aumento dei tassi, se ci sarà, sarà il riflesso delle preoccupazioni della Bce sulle aspettative di inflazione nella zona euro. Certo, parlare di un rischio di stagflazione, come fa qualcuno, mi pare esagerato. La crescita c'è, e si sta rafforzando. Non prevedo effetti sulla ripresa dell'aumento dei tassi».
Cosa pensa del decreto salva-Opa?
«Penso che d’un lato debba valere il principio della reciprocità. Per il resto, mi limito a osservare che si dice spesso che l’Italia non è competitiva: se ci sono aziende straniere interessate a imprese italiane, un po’ competitivi, evidentemente, lo siamo ancora».

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