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I titoli dei Post hanno un link di riferimento al tema trattato

Le 3 R dell'Europa: Rigore, Regole, Ripresa

Torino, 29 maggio 2010

Settimana interessante determinata da alcuni eventi ed avvenimenti:
a) Vertice Ocse a Parigi dove con l'Italia presidente di turno ha concluso i suoi lavori con la firma di 34 Paesi aderenti (interessante l'ingresso recente  di Slovenia, Cile  Israele e in predicato c'è quello di Brasile e Russia) su un documento che sancisce la Riforma delle Regole del sistema finanziario (non firma la Svizzera).
I Paesi Ocse hanno approvato il protocollo su correttezza, integrità e trasparenza dei mercati. Sono previste dieci regole che entreranno nell'agenda del prossimo G20 in Canada. Il protocollo, che include 10 principi, é un'iniziativa nata su impulso italiano, a partire dal cosiddetto Lecce Framework stilato lo scorso anno durante la presidenza del G8 per diffondere dei "GLOBAL  LEGAL  STANDARD", ovvero un contesto comune di regole etiche e legali globali che evitino il ripetersi di crisi sistemiche. L'obiettivo, spiegano fonti Ocse, é quello di ritrovare il cammino della crescita, con regole e principi condivisi che rendano i mercati più forti, equi e solidi. L'Ocse, che finora si é sempre occupata di temi economici e finanziari, per la prima volta allarga così le sue competenze a diritto ed etica.
b) La stessa Ocse ha ribadito che la  Ripresa economica è ancora fragile.  La comunità internazionale deve puntare a rafforzare le regole per tornare a una crescita che però non può essere senza una contemporanea ripresa dell’occupazione. L'ultimo dato del Pil Usa è risultato peraltro inferiore alle attese. Il Dipartimento del Commercio ha reso noto che la prima stima del PIL del primo trimestre 2010 si e' attestata al +3,2%, inferiore alle attese degli analisti che si aspettavano una crescita del 3,4%. Nel quarto trimestre 2009 il rialzo del PIL era stato pari al 5,6%. Il costo del lavoro nel 1T 2010 e' salito dello 0,6% (consensus +0,5%). Un valido test sul territorio americano dell'andamento dell'indutria manifatturiera delle Pmi è l’indice Chicago PMI, che misura l’andamento dell’attività manifatturiera nell’omonima area, che si è attestato nel mese di maggio a 59,7 punti, in calo rispetto ai 63,8 della rilevazione precedente. Il dato ha deluso le attese degli analisti che puntavano ad una flessione meno significativa a 62 punti. Inoltre l'ultimo dato del Pil del Giappone del 1° trimestre 2010 pur in crescita (+ 1,2 % sul trimestre precedente) è risultato inferiore alle attese su base annua (+ 4,9%, inferiore alle attese degli analisti che indicavano invece un 5,9%).
c) L'intraprendenza dei Paesi UE per combattere con Rigore l'eccesso di Deficit pubblico ha permesso di stabilizzare il rapporto euro dollaro (guarda al riguardo l'interessante Post precedente). Gli sforzi intrapresi con rapidità ma ancora in parte da approvare ed attuare sono sotto esame dei mercati. Borse però ancora più giù che su ed euro in calo sul fine settimana a causa del declassamento di Fitch della Spagna da tripla A ad AA+ con outlook stabile. Confermato il voto F1+ sul breve termine. Il declassamento spiega in una nota l'analista Brian Coulton riflette la convinzione di Fitch che il processo di aggiustamento a un livello piu' basso dell'indebitamento esterno e del settore privato ridurra' concretamente il tasso di crescita dell'economia spagnola nel medio periodo.

Aspettiamo dunque che i governi possano davvero concretizzare i loro piani di contenimento della Spesa pubblica ma rimane però la contraddizzione che se freno la spesa pubblica inevitabilmente riduco il reddito disponibile (= minori consumi) e gli investiementi. 
Un grosso problema per questo 2010 !!!

Si è stabilizzato il rapporto euro dollaro ?

Torino, 24 maggio 2010

Possiamo ritenere stabilizzato (per il momento) il rapporto euro/dollaro nel 2010 in una fascia tra il minimo di martedì 18 maggio (dal 2006) di 1,2143 e il massimo di 1,4579 del 13 gennaio o le grandi turbolenze in atto sono sempre dietro l’angolo? Ho provato a fare una simulazione empirica, attendibile forse fino ad un certo punto, ma almeno elaborata con dati fattuali. Ho cercato dei dati storici sui deficit e debiti pubblici dei Paesi area euro “aggregato” e degli Usa = dollaro e li ho rapportati al Pil “aggregato” euro e degli Usa per gli anni 2000 - 2004 - 2007 - 2008 - 2009 - 2010.  
Ne risulta quanto segue:

Anno 2000
a) Eurozona rapporto deficit/pil avanzo dell’ + 1,0 %
b) Usa rapporto deficit/pil avanzo del 2,37 %
c) Eurozona rapporto debito/pil del 70,3
d) Usa rapporto debito/pil del 57,0
e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 0.8307 - 1.0388
Anno 2004
a) Eurozona rapporto deficit/pil del 2,60
b) Usa rapporto deficit/pil del 3,48
c) Eurozona rapporto debito/pil del 71,3
d) Usa rapporto debito/pil del 62,2
e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.1802 - 1.3633
Anno 2007
a) Eurozona rapporto deficit/pil del 1,80
b) Usa rapporto deficit/pil del 1,14
c) Eurozona rapporto debito/pil del 65,4
d) Usa rapporto debito/pil del 64,0
e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.2001 - 1.4874
Anno 2008
a) Eurozona rapporto deficit/pil del 2,0
b) Usa rapporto deficit/pil del 5,9
c) Eurozona rapporto debito/pil del 69,4
d) Usa rapporto debito/pil del 69,4
e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.2525 - 1.5990
Anno 2009
a) Eurozona rapporto deficit/pil del 6,3
b) Usa rapporto deficit/pil del 12,5
c) Eurozona rapporto debito/pil del 78.7
d) Usa rapporto debito/pil del 86,1
e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.2001 - 1.4874
Anno 2010
a) Eurozona rapporto deficit/pil del 6,6
b) Usa rapporto deficit/pil del 10,0
c) Eurozona rapporto debito/pil del 84,7
d) Usa rapporto debito/pil del 101,0
e) Cross rate euro dollaro con minimi e massimi = 1.2143 - 1.4579 (ad oggi)

Si può notare come da un avanzo deficit/pil del 2000 un po’ più consistente negli Usa e un po’ meno in Eurolandia (rispettivamente del 2,37 % e del 1,0) si passi nel 2007 con un situazione ancora favorevole agli Usa rispetto all’Europa pur in presenza di un deterioramento dei Conti Pubblici.
Ma è nel 2008 che avviene il fattaccio.
Mentre l’Eurozona incrementa dall’1,8 al 2,0 il disavanzo deficit/Pil gli Usa subiscono un tracollo dei Conti federali. Dal dato di disavanzo del 1,14 del 2007 passa incredibilmente al 5,9 del 2008. Non a caso in quest’anno l’euro raggiunge il suo massimo sul dollaro di 1.5990 (14 luglio).
Nel 2009 e come sembra profilarsi anche nel 2010 sia Eurolandia che gli Stati Uniti peggiora ancora il rapporto deficit/Pil ma mantenendo sostanzialmente stabili i relativi rapporti (Anno 2009 – 2010 Eurozona con 6,3 e 6,6 e Anno 2009 – 2010 Usa con 12,5 e 10,0). Il 2010 è dato di previsione ovviamente.
Lo stesso discorso per il rapporto Debito/Pil: pareggio nel 2008 con il 69,4 e poi peggioramento più per gli Usa che per l’Europa zona euro: 2009 (86,1 vs 78.7) e 2010 (101,0 vs 84,7 – previsioni).
Ma allora con la dinamica deficit/Pil e anche debito/Pil appena visti con dati in peggioramento dal 2007 – 2008 ad oggi  più per gli Usa che per la zona Euro perché, al di là di tante altre valutazioni e dati (riserve, bilancia dei pagamenti, rischi/o paese, attesa rialzo tassi in relazione alla dinamica di crescita economica, Soros & friends) c’è in questo periodo un apprezzamento del dollaro e per contro un deprezzamento dell’euro ?
Che forse, con una serrata, ferrea e soprattutto credibile cura dimagrante sui Conti Pubblici dell' eurozona (come si evince quotidianamente dai vari Paesi europei aderenti all’Euro) si possa pensare ad una stabilizzazione (rivalutazione) della moneta europea ? La situazione numerica è simile a quella del 2008 e anche a quella del 2009.

Se fosse così (ceteris paribus del 2008 e 2009) ci ritroveremo in un’analoga banda di oscillazione.

a) Per il 2008 = 1.2525 - 1.5990
b) Per il 2009 (non molto dissimile tra minimi e massimi) = 1.2001 - 1.4874

Sempre forse…….

Agli amici in rete un’accurata ed intelligente riflessione !!!

N.B: I dati sono stati assunti dalle principali fonti istituzionali (Fmi, Eurostat, Ocse, Bce, Banca d’Italia e altri) ma possono divergere per differenti valutazioni di computo.

Finalmente la notizia che aspettavamo: il senato Usa dice sì alla riforma finanziaria !!

Torino, 21 maggio 2010

Anche se deve  essere ancora reso omogeneo con quello approvato dalla camera la riforma di Wall Street compie un passo decisivo. Ancora un piccolo passo di congruità con la Camara e poi testo saròà alla firma  del presidente Barack Obama per la definitiva entrata in vigore.
Da La Stampa online di oggi:
"Le norme approvate rappresentano LA  PIU ' AMPIA  REVISIONE  delle regole della finanza dalla Grande Depressione e puntano a evitare il ripetersi di crisi come quella del 2008. La riforma è stata approvata con 59 voti a favore, di cui quattro repubblicani, e 39 voti contrari, di cui due democratici, convinti che le norme non fossero ancora sufficientemente stringenti. Il processo di conciliazione della versione uscita dalla Camera e di quella del Senato richiederà probabilmente alcune settimane e sarà ultimato dopo il Memorial Day, che cade il 31 maggio.
Tra le differenze maggiori da superare fra i due testi figura il fondo da 150 miliardi di dollari, finanziato attraverso commissioni che verseranno le banche, e che servirà per far fronte ai costi di liquidazione delle società in fallimento. «Siamo più vicini che mai a una riforma della finanza significativa - afferma il segretario al Tesoro Timothy Geithner - di cui beneficerà ogni famiglia e impresa; migliorerà la competitività dei nostri mercati finanziari e rafforzerà la sicurezza e la solidità del nostro sistema finanziario». Per Obama l’approvazione definitiva della riforma di Wall Street sarà un successo così come il disco verde a quella della sanità. Prima del voto definitivo in Senato, Obama aveva già dichiarato vittoria sull’industria finanziaria per l’esito del voto procedurale, che ha sancito la fine del dibattito e spianato la strada al voto finale.
«Durante lo scorso anno l’industria finanziaria ha tentato ripetutamente di uccidere la riforma con le lobby e milioni di dollari in pubblicità. Ritengo che oggi sia giusto dire che questi sforzi sono falliti», ha detto Obama . «La riforma proteggerà i consumatori, la nostra economia e renderà Wall Street responsabile»: «Il nostro obiettivo non è quello di punire le banche ma quello di proteggere l’economia e gli americani dal tipo di turbolenze che abbiamo osservato negli ultimi anni», ha aggiunto Obama sottolineando che la riforma farà sì che ai contribuenti «non verrà più chiesto di intervenire per gli errori di Wall Street. Il tempo dei salvataggi con fondi pubblici è finito». E inoltre - ha constatato Obama - dal momento dell’entrata in vigore delle nuove norme in poi «gli azionisti potranno dire la loro sui compensi degli amministratori delegati e di altri manager».
Ma la riforma non segna «la sconfitta di Wall Street e la vittoria di Main Street. Come abbiamo imparato siamo tutti connessi: quando l’economia prospera tutti vinciamo. Quando il sistema finanziario opera sotto regole solide che assicurano la stabilita, tutti vinciamo». La proposta approvata dal Senato crea un’autorità per la tutela dei consumatori all’interno della Fed e cerca di assicurare che qualsiasi società, a dispetto della dimensione e della complessità, possa venire liquidata. Per coordinare gli sforzi nell’individuare rischi per il sistema finanziario viene creato un comitato di supervisione per la stabilità finanziaria, composto dal segretario al Tesoro, dal presidente della Fed, dai vertici della Sec e della Fdic, dal direttore della Fhsa e da un membro indipendente nominato dal presidente.
La riforma tocca virtualmente ogni aspetto dell’industria finanziaria: agli hedge fund e alle società di private equity verrà richiesto di registrarsi presso la Sec. Inoltre con limitate eccezioni, i derivati verranno scambiati su piattaforme pubbliche: a chi compra e vende contratti derivati, anche esistenti, sarà richiesto di disporre di collaterali come protezione per eventuali default. Ad alcune delle maggiori banche verrà inoltre richiesto di separare i loro desk di swap, facendoli confluire in società controllate, altrimenti non potranno avere accesso ai prestiti di emergenza della Fed."

Non male finalmente !!!

Il decisionismo della Germania: vietate le vendite allo scoperto delle principali società tedesche !!

Torino, 19 maggio 2010

Finalmente dopo tanto parlare di azioni "CONCRETE" contro la speculazione soprattutto valutaria ecco l'importante iniziativa di oggi (d'accordo .... dirigista ma quando ci vuole  ci vuole) del Governo tedesco che vieta, a partire dalla mezzanotte di martedì 25 maggio, la  vendita allo scoperto sui titoli delle dieci principali società tedesche, tra queste Deutsche Bank e Allianz.
Domani verrà dato l'annuncio. Da La Stampa online di oggi: "Il divieto riguarderà anche i bond governativi in euro e i credit default swap loro legati.  Secondo un'altra fonte della coalizione, il cancelliere Angela Merkel annuncerà invece mercoledì la decisione. Il divieto sarà comunque TEMPORANEO e, secondo l'agenzia Bloomberg, è rivolto in particolare alle operazioni «naked», cioè alle vendite di titoli allo scoperto senza neanche averli ricevuti in prestito. In altre parole è vietato scommettere al ribasso contro I TITOLI DI DEBITO SOVRANI: in questo modo i credit default swap vengono restituiti ALLA LORO FUNZIONE ORIGINARIA  "NON SPECULATIVA" cioè di meccanismo di tutela contro il rischio. Se non c'è rischio da tutelare, perchè non si posseggono i titoli di debito, l'operazione viene vietata. Per quanto riguarda l'Italia, fonti vicine alla Consob escludono che al momento ci possa essere una decisione analoga.
A mio avviso che si cominci comunque a vedere una linea ben marcata  che pensi oltre che a sanare i Conti Pubblici degli Stati europei più indebitati (e non solo) ad individuare gli strumenti per una maggior etica soprattutto nella finanza è dato dalle continue preparazioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin per individuare, di concerto con Il Fmi e il governo di Obama, le mosse da fare per rifondare una nuova Bretton Woods. Nell'attesa, perchè sono cose che non si fanno da un giorno all'altro,  ho pututo constatare in questi giorni frequentando molto il Salone Internazionale del libro di Torino il clima e la tendenza verso una maggior responsabilità e presa di coscenza dell'uomo nel suo divenire quotidiano. Diversi libri trattano questo argomento e il richiamo è ricorrente a maggiori regole e atteggiamenti individuali indirizzati ad un corretto comportamento nella società. Giusto per citare due libri che vanno per la maggiore uno è quello di Marcello Veneziani dal titolo  "Amor fati", una riflessione appassionata sul destino, il caso, la provvidenza, la responsabilità e l'etica in un'epoca come la nostra che ne è priva, dominata dalla tecnica e dall'economia. Amor Fati significa accogliere la vita, i suoi limiti e le sue responsabilità, fino in fondo: accettare la realtà e le sue imperfezioni.
L'altro testo più legato all'economia e "La civiltà dell’empatia" di Jeremy Rifkin.  Dalla recensione de "Il Foglio": "Tesi centrale di questo libro: la storia dell’umanità è determinata da costante tensione tra quella che potremmo definire la sua struttura energetica e quella che potremmo definire la sua infrastruttura sociale. La prima porta però purtroppo all’entropia: la periodica crisi per sovracconsumo di combustibile che attraverso alcuni quadri avvincenti, dall’antico medio oriente all’Impero Romano e dal Medioevo e alle Rivoluzioni industriali, ci viene proposta come spiegazione di fondo al ciclo delle civiltà. L’entropia finisce così per distruggere l’empatia: CAPACITA' DELL'UOMO DI RELAZIONARSI CON GLI ALTRI  assumendone sentimenti e sofferenze come se fossero i propri, che nei momenti di maggior fulgore “energetico” delle civiltà arriva al suo punto massimo. Senonché, starebbe ora nascendo una NUOVA ECONOMIA DI RETE , grazie all’accesso e all’idrogeno: tanto per citare i titoli di altri due suoi libri. E dopo la coscienza retta dalla fede dell’età agricola e quella retta dalla ragione dell’età industriale sarà infine LA COSCIENZA RETTA  dall’empatia dell’età dell’informazione a costruirsi in nuova “coscienza biosferica” capace di salvare il pianeta da una catastrofe ecologica altrimenti inelluttabile (il disastro petrolifero della BP insegna....) !!
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Euro e ripresa economica: fase di studio

Torino, 13 mggio 2010

La preannunciata riforma del Patto di Stabilità (da vedere poi come verrà davvero adottato nei dettagli il Piano Operativo) dovrebbe essere il nuovo "modus operandi" delle Istituzioni Comunitarie.
La parola d'ordine è "Rigore Rigore Rigore" nei Conti Pubblici. Ma come si sa fra il dire e il fare .....
L'imponente importo preannunciato dalla Ue insieme al Fmi di circa 700 mld di euro si tradurrà certo con interventi di varia natura già in parte definiti.
Ma per far sì che i mercati ci credano davvero e si possa almeno stabilizzare l'Euro (o renderlo più forte) bisogna che le riforme messe a punto dall'Unione europea siano credibili, le sanzioni previste dal piano per chi sfora i conti devono essere «automatiche» come ha detto il  presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, presentando il pacchetto di proposte per la riforma del Patto di Stabilità e per la realizzazione di interventi cruciali verso una governance economica.
Da la Stampa  online: «Questo è un patto di consolidamento per il rafforzamento dell'economia europea, dobbiamo agire adesso e mostrare credibilità sulle riforme più fondamentali» ha spiegato Barroso. Le sanzioni, ha aggiunto poi, sono necessarie per il rafforzamento della disciplina di bilancio in Europa:
"Gli Stati hanno bisogno di essere incentivati a raggiungere gli obiettivi fissati dal patto di stabilità". «Deve essere chiaro - ha detto Barroso - che senza sanzioni non saremo abbastanza credibili. Questo comprende anche la possibilità di imporre depositi fruttiferi per gli Stati membri che non fanno sufficienti progressi verso gli obiettivi a medio termine nei tempi giusti». Il piano varato dalla Commissione prevede in effetti una più veloce «procedura per deficit eccessivo», con sanzioni automatiche per quei Paesi che non rispettano i parametri del patto di Stabilità e crescita. Il presidente della Commissione Ue ha poi ammonito: «Non può esserci unione monetaria senza che ci sia unione economica». «Se i governi non vogliono l'unione economica - ha affermato - tanto vale dimenticarsi dell'unione monetaria e rinunciarvi». (????? non è un'espressione felice ...nemmeno per scherzo ... mia nota, ndr)
Dal canto suo, il Commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha spiegato che in futuro si farà più attenzione al debito pubblico, non solo al deficit. «Se un Paese ha un debito del cento per cento sul Pil o anche più (come il caso per esempio dell'Italia, ndr) - ha spiegato Rehn - è fondamentale non solo che il deficit si trovi sotto il 3%, ma anche che si trovi in una percentuale tale da permettere di sperare in una sufficiente discesa del debito
Per quanto riguarda i futuri ingressi nell'Unione europea, la Commissione raccomanda che l'Estonia adotti l'euro dal 1° gennaio 2011 visto che il Paese rispetta tutte le condizioni per entrare nell'eurozona. L'ingresso dell'Estonia rappresenta, secondo Barroso, «un chiaro segnale di fiducia». «Nessuno vuole abbandonare l'euro» ha aggiunto.
Ma la prudenza sui nuovi ingressi non contrasta con quanto affermato domenica 9 maggio dal nostro ex Presidente della Repubblica Ciampi? : Ciampi: "Che errore allargare l'euro" (vedersi l'articolo al link: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201005articoli/54787girata.asp)
Comunque se il buongiorno si vede dal mattino La Grecia ha varato un Piano di grande austerità, per la Spagna Zapatero ha annunciato che taglierà gli stipendi dei dipendenti pubblici del 5% nell’anno in corso e li congelerà nel 2011. Inoltre è previsto il taglio del rapporto deficit/Pil al 9,3% nel 2010 e al 6,5% nel 2011 dall’11,2% del 2009. La Merkel  ha detto che per il momento in Germania non si parla di riduzione di tasse e voci sull'Italia della manovra 2011 - 2012 di 23 mld di euro dicono che si congeleranno i rinnovi dei contratti pubblici.
Vero, fattibile, rapido ??
C'è da domandarsi però se con un taglio o uno stop alle retribuzioni  dell'area pubblica, rappresentando queste  circa il 17 % del totale dei dipendenti in Italia - 3.200.000 dipendenti pubblici, 19.000.000 dipendenti privati (non molto dissimile è nel resto d'Europa), non si avrà un ulteriore rallentamento nei consumi (che come ben si sa rappresentano in tutti i Paesi Industrailizzati circa il 70% del Pil).
Allora da dove riparte la ripresa ??
Dall'export trainato dai Paesi del Sud Est asiatico e dall'India ? In parte ma non basta !! Nuovi  investimenti possono provenire in modo diversificato ma non omogeneo da settori e area di destinazione differenti. Un pò di ripresa c'è ma è ancora fragile e a macchia di leopardo. E poi non è detto che i tagli riguardino solo la spesa corrente. In Spagna per esempio sforbiciate del governo socialista toccheranno anche gli aiuti allo sviluppo, a cui verranno decurtati 600 milioni di euro, e gli investimenti pubblici, ridotti di più di 6 miliardi nel 2010 e 2011. Il governo ha inoltre chiesto a Regioni e Comuni un ulteriore risparmio di 1,2 miliardi di euro. Zapatero ha riconosciuto oggi che i problemi della Spagna è il 11,2% di deficit e il 20% di disoccupazione (direi impressionante ...ndr)
I mercati intanto interpretano a loro modo:
a) Euro/dollaro:  (mentre posto, ore 10,00) a 1,2644 al di sotto di 1,2756 di venerdì prima delle misure e al di sotto di 1,3094 del massimo di lunedì post misure. Dunque siamo vicini ai minimi di mercoledì 5 maggio poco sopra 1,2500 e pari ai valori di marzo 2009 mai più raggiunti in più di 14 mesi.
b) Oro: Nell'intraday ieri è stato raggiunto il picco di 1.445 dollari l'oncia. Si tratta del livello più alto da quando è stato istituito il mercato dei future sul metallo giallo nel 1974. Evidentemente sta beneficiando dei timori sulla stabilità del sistema finanziario, oltre che la fragilità monetaria soprattutto dell'euro. Da Il sole 24ore.com: "In tal senso è interessante ricordare che, normalmente, l'oro quotato in euro si apprezza a fronte della debolezza del dollaro. E viceversa. Un'ipotesi questa, a fronte del dollaro in recupero sulla moneta unica e il metallo giallo quotato in euro al rialzo, che attualmente non trova conferma"
c) Petrolio: mentre posto è a 75,51 $ ben al di sotto degli 80 $ di qualche giorno fa e molto meno dei massimi del periodo registrati lunedì 3 maggio oltre gli 87 $
d) Eurirs IRS (tasso fisso) a 20 anni: si situa tra 3,55 e 3,75 nella fascia bassa degli ultimi periodi

Dunque dalla disamina dei quattro indicatori se ne ricava che non ci sono novità e tensioni sui prezzi, a causa anche della lenta e fragile ripresa in Europa soprattutto,  tranne che sull'oro visto più come bene rifugio (al di là del fatto che come altre materie prime industriali e metalli pregiati può risentire di una ripresa della domanda industriale questa volta dai Paesi che tirano). Per l'euro/dollaro la scommessa è tutta sul mercato a favore di chi vuol rischiare !!!

Per l'Euro è scoccata l'ora X - Aggiornamento

Torino, 10 maggio 2010

Finalmente siamo a conoscenza delle misure. E CHE MISURE !!! Con soddisfazione diciamo subito del balzo dell'euro contro dollaro dalla chiusura di venerdì a 1, 2756. A quest'ora che posto (8.55) veleggia sui 1,2983 che equivale ad un + 1,77 % !! Le mie analisi nei due Post di ieri (che sollecito chi non le ha lette di andarsele a vedere) hanno trovato conferma !! L'Europa ha saputo difendersi dagli attacchi della speculazione. Ma quello che ancor di più ci deve importare è che con gli accordi presi e che stamani sono su tutti i giornali e sulle informazioni online possiamo davvero dire che sono stati fatti due sforzi davvero STORICI:
1) Un 'importo mai visto sulla bilancia della finanza delle Istituzioni europee.
Il maxi-piano prevede prestiti bilaterali dagli Stati dell'eurozona per 440 miliardi, 60 di fondi del bilancio Ue e fino a 250 miliardi di contributi «sostanziali» del Fmi (pari a un terzo del totale). È inoltre previsto l'intervento della Banca centrale europea, che potrà agire sul mercato secondario dei titoli di stato acquistando obbligazioni pubbliche E ANCHE QUESTA E'  UNA NOVITA' ASSOLUTA !!!
2) L'immagine di compattezza e coordinamento che significa dire al mondo e agli speculatori: SIAMO UNITI, ABBIAMO STRUMENTI TECNICI SUFFICENTI PER UN ' OTTIMA DIFESA DELLA VALUTA EUROPEA, FAREMO SACRIFICI, CI COORDINIAMO CON IL FMI ..... LASCIATE  PERDERE DI REMARCI CONTRO (a meno che poi con il tempo ovviamente i conti dei DEBITI PUBBLICI non tornino come promesso e allora E' GIUSTO che a quel punto il mercato faccia il suo mestiere). L'unico rischio è che  "un certo numero" di operatori non creda, passate le notizie di questi giorni,  all'efficacia delle misure o all'adeguamento nel medio periodo del risanamento dei Conti Pubblici di certi Paesi e riprenda a vendere euro.... ma  sarebbe davvero una bella scommessa !!
Per il momento godiamoci questa bella levata di ORGOGLIO DELL'EUROPA  E LA SUA CAPACITA'  DI PROPOSTA E COESIONE !!!

Per l'Euro è scoccata l'ora X ... ma nell'incertezza scommetto ancora nella valuta europea - Seconda puntata

Torino, 9 maggio 2010

Seconda puntata

Non è facile a quest'ora della sera di domenica 9 maggio 2010  (ore 22 mentre posto) dire qualcosa di sensato sulla strada che l'euro intraprenderà non solo domani o nei prossimi giorni ma come sopravvivenza e ancor più dinamicità di valuta internazionale denominata in un mix di monete del vecchio continente così come voluto nel 1999. A Bruxelles si stanno facendo ancora riunioni per capire, prima della riapertura dei mercati domani luned' 10 maggio, che tipo di "logica politica e tecnica" sia meglio intraprendere sia perchè risulti EFFICACE  E  CONVINCENTE.  Il punto cruciale è proprio questo come non dare l'impressione di introdurre delle misure, meccanismi che sembrino dei "palliativi" per non sortire un effetto contrario (di debolezza intrinseca) ma ancor più imporatnti sono a mio avviso i tecnicisnìmi che possano "stabilizzare" le opinioni divergenti sull abontà dell'euro e delle emissioni di bond dei Paesi partecipanti.
Ecco allora qualche riflessione sula giornata trascorsa in attesa di più dettagliate notizie ufficiali che pprobabilmente commenteremo nei prossimi giorno.
Partiamo da una breve presentazione di cos'è l'Euro:
a) Dal 1° gennaio 1999 la Banca centrale europea (BCE) ha assunto la responsabilità della conduzione della politica monetaria per l’area dell’euro, che rappresenta la seconda maggiore economia al mondo dopo gli Stati Uniti.  L’area dell’euro è nata nel gennaio 1999, quando le banche centrali nazionali (BCN) di 11 Stati membri dell’Unione europea (UE) hanno trasferito alla BCE le proprie competenze in materia di politica monetaria. La Grecia vi ha aderito nel 2001, la Slovenia nel 2007, Cipro e Malta nel 2008 e la Slovacchia nel 2009. La creazione dell’area dell’euro e di un nuovo organo sovranazionale, la BCE, ha segnato una pietra miliare nella lunga e complessa storia dell’integrazione europea.
Per aderire all’area dell’euro i 16 paesi hanno dovuto soddisfare i criteri di convergenza, tale condizione si applicherà anche agli altri Stati membri dell’UE che in futuro adotteranno la moneta unica. I criteri di convergenza definiscono, sul piano economico e giuridico, i presupposti per partecipare con successo all’Unione economica e monetaria.
b) I criteri di convergenza, basilari per aderire all'euro, sono relativi a quattro temi:
- L’andamento dei prezzi
- L’andamento della finanza pubblica
- L’andamento del tasso di cambio
- L’andamento dei tassi di interesse a lungo termine
Ora rimandando per una maggior descrizione di questi punti al sito della Bce (http://www.ecb.int/ecb/orga/escb/html/convergence-criteria.it.html)
quello che a noi interessa è determinare se questi vincoli sono o possono essere rispettati dai Paesi che ne sono aderenti o se non sono in grado di rispettarli. Il punto cruciale messo in discussione dalle famose tre Agenzie di Rating (S & P, Moody's e Fitch) su questo punto riguarda il capitolo "Finanza Pubblica" naturalmente con la Gracia in prima fila e altri Paesi come Spagna, Portogallo e forse (per alcune ore ....ma  poi notizia smentita) Italia.
Al di là di un intervento per la Grecia di circa 110 mld di euro (30 dal Fmi e gli altri dall'Europa e per quota parte dai singoli Paesi aderenti) è in ballo un ventilato "Ombrello di salvataggio" con capitale di circa 60 - 70 miliardi di euro. Di per sè l'importo non è rilevante ma è in grado di mettere in moto prestiti sul mercato di circa 600 mld di dollari. Però al momento la Spagna si dice non interessata, l'Italia ha già annunciato una manovra 2011- 2012 di 23 mld di euro. Aspettiamo notizie dal Portogallo.
A questo punto ci sono in ballo anche questione giuridiche legate ai Trattati.
Al momento si prospettano due ipotesi (sintesi da Il sole 24 ore.com):
a) L'Ecofin potrebbe approvare la costituzione di un Fondo di stabilizzazione sul modello già utilizzato in passato per gli aiuti a Paesi non dell'eurozona (Lettonia, Ungheria e Romania). Per questi casi è previsto  l'articolo 143 del Trattato Ue "in caso di grave minaccia di difficoltà nella bilancia dei pagamenti". Si tratterebbe in altre parole di estendere anche ai Paesi dell'eurozona la possibilità di ricevere supporto finanziario allargando l'ipotesi anche per difficoltà di approvvigionamento sui mercati per finanziare il debito sovrano. Fondendo le somme disponibili per i due strumenti si arriverebbe a una dotazione di oltre 100 miliardi di euro. Il problema è che l'articolo 143 è applicabile solo agli Stati dell'eurozona.
b) Ripiegare sull'articolo 122 del trattato Ue, che prevede che il Consiglio dei 27 in caso di circostanze eccezionali possa decidere a maggioranza qualificata di concedere assistenza finanziaria a uno Stato in difficoltà. L'ipotesi, in un primo momento osteggiata dal governo di Londra perché in questa evenienza la Gran Bretagna riteneva di poter essere "costretta" a fornire la propria quota di finanziamento, è ora valutata da Londra con maggior favore.

Se si trova il meccanismo quello che è ANCORA PIU' DETERMINANTE SARA' LA POSSIBILITA' DI ACQUISTO DI DEBITO PUBBLICO DA PARTE DELLA BCE.
!!!!!!    In poche ore, misure straordinarie prima impensabili, come l'acquisto di obbligazioni pubbliche sul mercato, sono diventate argomento di discussione. Entro domattina l'Europa deve presentare un piano convincente, che abbia un versante politico e un altro monetario   !!!!!!!

A questo punto della giornata e della notte (con le incertezze ancora in pista)  vale la pena davvero di auspicare e sottoscrivere in toto quanto la corrispondente de Il sole 24 Ore, Beda Romano, scrive oggi sul suo giornale (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Editrice/IlSole24Ore/2010/05/09/Economia%20e%20Lavoro/2_C.shtml?uuid=3b01bc40-5b30-11df-b160-dce348480905):
"" Alcuni dei partecipanti alla riunuhanno sostenuto che una banca centrale deve prendere misure eccezionali quando le circostanze lo richiedono. Da tempo la Federal Reserve e la Banca d'Inghilterra hanno deciso di acquistare obbligazioni pubbliche per calmare le tensioni sul mercato. Finora la Bce si è sempre rifiutata di seguire questa strada controversa. La paura - in particolare dei tedeschi - è di mettere a repentaglio l'indipendenza dell'istituto monetario, influenzare la sua politica monetaria, monetizzare il debito.
Il Consiglio europeo nella notte tra venerdì e sabato ha aperto la porta a questa evenienza: «Tutte le istituzioni della zona euro convengono di ricorrere a tutta la gamma di strumenti disponibili per garantire la stabilità» dell'Unione monetaria. Sul mercato molti si aspettano la rapida reintroduzione delle operazioni di rifinanziamento a lungo termine. Ma improvvisamente anche l'ipotesi di acquistare obbligazioni diventa una possibilità concreta pur di frenare il crescente divario tra i rendimenti dei titoli di stato della zona euro.
L'articolo 123 del Trattato vieta l'acquisto di titoli pubblici in asta, ma lascia la porta aperta all'acquisto di obbligazioni sul mercato. Il tema è delicato. Appena qualche giorno fa, il presidente della Bundesbank Axel Weber aveva spiegato che «l'obiettivo legittimo di frenare il contagio nel sistema finanziario europeo non giustifica l'uso di qualsiasi mezzo». D'altronde Weber stesso era stato freddo una settimana fa all'idea di cambiare le regole sul collaterale nei pronti contro termine, con l'accettazione del debito greco a prescindere dal rating.
Non era ancora chiara ieri sera la strategia della Bce, anche se con l'espressione «crisi sistemica» Trichet ha dato la misura della drammatica situazione e si è mostrato più interventista di prima. Da un lato c'è l'opposizione della Germania, che potrebbe però allentarsi se la soluzione estrema dell'acquisto di obbligazioni pubbliche venisse considerata un'ultima ratio. Dall'altro nessun banchiere vuole mettere a rischio l'indipendenza della Bce e dare l'impressione che la stabilità dei prezzi abbia perso d'importanza agli occhi dell'istituto monetario.
I banchieri centrali sono convinti che questa sia una CRISI  DEL  DEBITO , NON  UNA CRISI  DI LIQUIDITA'  (credo che nessuno ne avesse avuto dubbi !!) La palla quindi è anche nelle mani dei governi nazionali, che devono dimostrare ai mercati di voler ridurre i loro deficit (di certo non sui due piedi ...ndr). In questo senso, la strategia della Bce dipenderà anche dal modo in cui gli stati membri aggrediranno alla radice la questione del debito. Acquistare obbligazioni pubbliche dei Paesi più deboli diventa inutile e pericoloso se l'intervento non è associato con politiche rigorose sul fronte delle finanze statali. Qualsiasi decisione poi andrà spiegata ai cittadini, TEDESCHI IN TESTA. È significativo che ieri la stessa Frankfurter Allgemeine Zeitung notasse che gli ostacoli giuridici all'acquisto di obbligazioni pubbliche sono dopotutto limitati. Una possibilità, come dice Julian Callow, economista di Barclays Capital, potrebbe essere di giustificare pubblicamente il nuovo interventismo della Bce, in piena autonomia dalla politica, con i nuovi pericoli per la stabilità dei prezzi provocati da un eventuale crollo della fiducia.
Certo che una svolta storica e per i mercati come la più credibile sarebbe l'emissione di Bond da parte della stessa Bce !! Sogniamo  ...??

ASPETTIAMO LE DECISIONI DELLE PROSSIME ORE E LA REAZIONE DEI MERCATI.

A MOLTO PRESTO PER ULTERIORI COMMENTI !!!

Per l'Euro è scoccata l'ora X - Prima puntata

Torino, 9 maggio 2010
L’euro sotto attacco speculativo. In una settimana da lunedì 3 a giovedì 6 maggio 2010 ha perso tra il massimo e il minimo ben il 6,03 % da 1,3312 a 1,2509. Tra ieri (sabato 8 maggio) e oggi che scrivo domenica 9 maggio si stanno succedendo soprattutto a Bruxelles riunioni frenetiche tra i Paesi appartenenti all’euro. Riunioni dei Premier europei, della Commissione europea, dell’Eurogruppo, dell’Ecofin, dei Governatori centrali, dei membri della Bce di Francoforte e della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea per creare strumenti a difesa dell’Euro, al di là dell’intervento della crisi Greca, perché FORSE NON AVEVANO PRESO SUL SERIO I VENTI DI GUERRA FINANZIARI – VALUTARI FORSE MAI UFFICIALMENTE DICHIARATI MA NEGLI AMBIENTI “GIUSIT” BEN CONOSCIUTI. Ecco dunque un po’ di cronistoria che fa giustizia dello stato dell’arte. Chi frequenta il mio Blog può trovare nel Post del 1 MARZO (quando l’euro veleggiava a 1,3624, data non sospetta non solo con la speculazione contro l’euro ma neppure con il palesarsi a livello di media della crisi greca), LE DUE parti che seguono e che vi ripropongo in toto perché oggi sono più che mai                    “”A T T U A L I S S I M E “” per poi farle seguire oggi da alcune considerazioni aggiornate:

PRIMA  PARTE  

1) Alcuni potenti Hedge Fund Usa “scommettono” sulla caduta dell’euro fino alla SUA PARITA’ CIOE’ 1 A 1 (SE E QUANDO NON SI SA !!!!! ndr oggi mentre scrivo è 1,3624). La decisione sarebbe stata presa nel corso di una cena esclusiva ospitata da una nota piccola ma qualificata banca d’investimento all’inizio del mese presso una townhouse di Manhattan presente George Soros, sì filantropo ma anche grandissimo speculatore, che riuscì a far crollare per un breve tempo la sterlina nel ’92. Per altre interpretazioni sul rischio Euro vedere una puntuale ed ottima analisi sui dati su Soldionline.it (http://www.soldionline.it/notizie/obbligazioni-italia/c-e-chi-scommette-sull-insolvenza-di-un-paese-dell-euro )
2) La speculazione, ci tengo a sottolineare che comunque svolge una funzione utile e legale nei mercati… (se però in presenza di certe regole che devono essere riscritte), è potente…anzi un ‘ “arma letale” spesso nel male come si è visto come concausa per la crisi 2008 – 2009 e trascinatasi sino ad oggi e forse più. Nel ’92 Soros & C. sorpresero i mercati affondando la sterlina e questa non fu certo un’azione utile !!
3) Sul tema speculazione, che per un po’ può farla da padrona, ribadisco quanto detto nel mio Post del 1 febbraio 2010 “I guai di una giungla finanziaria” e cioè quanto sia importante la lettura del libro di Luciano Gallino dell'Università di Torino e sociologo industriale di fama dal titolo "Con i soldi degli altri" sottotitolo Il capitalismo per procura contro l'economia, Editore Einaudi. Vi ricordo solo qualche spunto per farvi intuire quale sproporzione ci sia tra economia finanziaria e quella reale e sui suoi effetti indesiderati.
a) Una massa di risparmio equivalente al Pil del mondo viene gestita da enti finanziari quali fondi pensioni, fondi di investimento, assicurazioni, hedge funds e altre strumenti derivati (spesso nati solo come protezione al rischio d'impresa, tipo valute, materie prime, etc e poi degenerati in super strumenti speculativi)a loro completa discrezione.
b) Gli investitori istituzionali hanno oggi in portafoglio oltre la metà del capitale delle imprese quotate.
c) Nel tutelare gli interessi dei risparmiatori sono in genere indifferenti alle conseguenze sociali degli investimenti che effettuano.
4) Che l’attacco oltre che monetario, con chiaro intento di lucro, sia anche politico (per mille motivi lo scacchiere internazionale non è solo più prevalentemente geopolitico) viene da un altro policy maker, diciamo un po’ schierato…., “L’Italia è la minaccia più grande per l’economia dei 16 paesi della Zona dell’Euro“. Parola del premio Nobel per l’economia, Robert Mundell. L’economista d’origine canadese, intervistato dal network televisivo americano Bloomberg tv ha sostenuto inoltre che “ci sono seri motivi di preoccupazione” per il nostro paese e che un suo eventuale “salvataggio“, visto lo stato attuale dei conti pubblici, sarebbe “molto complicato“. (Vero sì ma molto altre considerazioni positive da fare sul nostro Paese ci sono visto che altri Paesi UE stanno peggio…ma Mundell, Nobel a parte, è stato imbeccato o si è svegliato male ??? spocchioso quasi come gli inglesi !!!)

Come si vede siamo stati avvertiti …. Lo dico in modo ironico (ma visti i risultati ad oggi) non troppo !!!!
Allora ecco i NOSTRI correre ai ripari. Rimanere sotto attacco di spregiudicati ma potentissimi e furbissimi speculatori o meglio reagire con la consapevolezza che l’Europa ha una storia e una intelligenza superiore a tutti !!! (scusate la presunzione dell’origine greca e latina e di influenza araba del nostro ben amato continente) !!!
Dunque abbiamo la forza di reagire ??
A MIO AVVISO   .... SI' !!!!
Ecco una buona risposta nella seconda parte del mio Post del 1 marzo:

SECONDA  PARTE
a) perché l’euro non è una valuta isolata, è una moneta paniere, 16 Paesi su 27 dell’Unione Europea attualmente vi aderiscono;
b) il Pil dell'Unione a 27 Paesi (dati 2008) è stato di 12 504 miliardi di euro ma se tradotto in $ (dato medio cross rate 2008 = 1,4500) risulta essere di oltre 18.000 $ abbastanza superiore al Pil Usa 2008 (circa 14.000 mld di $);
c) i Paesi che aderiscono all’euro hanno un Pil all’interno della stessa UE di circa il 75 % del Pil totale Ue e quindi, espresso in $ 2008, sono più o meno allo stesso livello del Pil Usa;
d) viviamo in un altro contesto storico e geoeconomico e politico diverso dall’altro millennio e con prospettive per gli 11 Paesi Ue non ancora aderenti all’euro stesso convergenti sempre più ad un’integrazione monetaria comune verso i 16 già aderenti (è solo questione di tempo, legati ai parametri di Maastricht);
e) guardando ai fondamentali (dei debiti pubblici) a me tanto cari, troviamo che secondo i dati Fmi il rapporto deficit/pil si concluderà nel 2009 (quando arriveranno i dati definitivi) per i Paesi Euro inferiore del 6% che negli Usa e più basso del 10% rispetto al Giappone;
f) la volontà internazionale (anche se di difficile attuazione) per una nuova “Bretton Woods”.
g) E il dollaro soffre di quanto ricordato in altri Post andando a vedere il seguente link: http://www.usdebtclock.org/

Vi congedo per alcune ore in attesa di scrivere oggi pomeriggio la seconda puntata e nell’attesa di qualche riscontro da Bruxelles.

Novità dal Patto di stabilità ?

Torino, 4 maggio 2010

Forse la novità più rilevante di queste ultime ore è nelle parole di Draghi ieri alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali relative alla necessità di rivedere "Il Patto di stabilità". (per un richiamo su cos'è il Patto di stabilità cliccare: http://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_stabilit%C3%A0_e_crescita)
Draghi afferma che  va cambiato, reso più incisivo e bisogna passare a un governo economico dell’Unione più forte.
Sono parole forti che devono certo essere interpretate e hanno bisogno di trovare una loro logica in nuova idea di sviluppo dell'EUROPA sempre però "NELL'EURO", anzi per renderlo PIU' FORTE  e DI CONSEGUENZA DARE UN'IMMAGINE PIU'  VERA DI UNA LEADERSHIP EUROPEA ALLA LUCE DEL MONDO !!!
Alcuni rilievi, non di oggi certamente, di economisti, politici e opinion leader su questo tema portano ad alcuni punti che sembrano dettare una futura agenda di interventi puntuali:
a) Severità ad ogni costo verso i conti pubblici relativi alle spese correnti
b) Non conteggiare o creare regole diverse per quelli che oggi sono sforamenti al 3% del  deficit pubblico sul Pil  per le opere infrastrutturali
c) Riforme della finanza internazionale con alcuni nuovi strumenti di controllo del debito pubblico e privato con la prefigurata nascita, per esempio, di una Agenzia di rating, diversa dal monopolio delle tre esistenti (S & P, Fitch e Moodies) creata dalla Bce. Infatti  LE “TRE SORELLE” USA DELLA FINANZA, SONO IN PREVALENZA CONTROLLATE DALLE BANCHE, ESPOSTE E COINVOLTE PESANTEMENTE NELLA “FINANZA DERIVATA”.
In passato l'Adusbef denunciò che nove volte su 10 i consigli per gli acquisti o le vendite da parte delle agenzie di rating si rivelano vere bufale. La denuncia dei consumatori si basava sul monitoraggio di oltre 1.000 report emessi a pagamento dalle tre agenzie di rating  anche di origine bancaria, e da cui emerge che tali rapporti sono risultati sballati al 91%, ed efficaci al 9%.
Dunque dovremo apsettarci un nuovo "Patto di stabilità" più incisivo che si estenda all’area delle riforme strutturali perchè la mancanza di tali riforme è il motivo alla base della mancata crescita di alcuni paesi.
Riprendendo sempre l'intervento di ieri di Draghi è importante sottolineare "quanto i grandi squilibri della bilancia dei pagamenti sono ancora con noi e i flussi lordi di capitale sono pronti ad espandersi negli anni a venire".
Draghi ha poi usato parole davvero d'oro " Le opzioni per ulteriori allentamenti fiscali e monetari sono limitate, forse inesistenti quindi la solidità del sistema finanziario è cruciale per la sostenibilità della ripresa economica».

Speriamo che seguano davvero i fatti da chi dirige la governance di ogni Paese europeo, delle Istituzioni europee e dai principali Paesi industralizzati nel mondo e da quelli già più che emergenti  !!!! Speriamo che la speculazione e l'egoismo possa davvero essere condotto in termini tali che anche  a costoro possa convenire addivenire a regole più consone allo sviluppo anzichè affondare le economie in nome di guadagni del momento ma, in caso di tracollo globale delle economie, rimanere anche loro spiazzati chissà per quanto  tempo !!!!

L'eterogeneità del territorio e le sue imprese ...risorsa tutta italiana !!

Torino, 3 maggio 2010

Prendendo spunto dal Titolo del mio Blog vorrei sottoporvi una bella sintesi di un workshop tenutosi il 13 aprile scorso a Bologna.  (Nel titolo il link al Club dei Distretti Industriali Italiani).
E il focus sull'eteregeneità del territorio è uno dei principali risultati che emergono dalla seconda edizione del workshop "Le regioni italiane: ciclo economico e dati strutturali – La specializzazione produttiva, il territorio e l'uscita dalla crisi"  realizzato grazie alla collaborazione tra l'Ufficio Studi della Divisione Retail di UniCredit, Banca d'Italia e l'Associazione RegiosS.
Ecco da Uninews di Unicredit il testo:

Dai lavori di ricerca risulta evidente come la crisi abbia colpito maggiormente il Centro-Nord, in particolar modo le regioni con una forte vocazione al commercio con l'estero.
Inoltre, si è registrato un effetto ritardato, ma pesante e perdurante, sul mercato del lavoro, che sta provocando una forte riduzione degli occupati, in particolare di quelli di tipo precario e del settore industriale.
Gli studi presentati evidenziano tuttavia alcune eccezioni, ossia regioni che, pur essendo molto presenti sul mercati internazionali, hanno registrato una maggiore tenuta a fronte del crollo del commercio mondiale: Lombardia e Veneto al Nord, Toscana e Lazio al Centro.
Gli effetti della crisi si sono ripercossi in modo profondamente differenziato sui territori regionali, anche a causa della diversa struttura e specializzazione produttiva della loro economia.
Tra i fattori discriminanti si annovera infatti la flessibilità del sistema produttivo: in Toscana e Lazio è stata molto elevata e queste regioni hanno sperimentato una sostanziale tenuta della struttura produttiva. Diverso il caso di Lombardia e Veneto, che hanno sofferto maggiormente nel segmento delle imprese medio-grandi, pur evidenziando una tenuta delle PMI.
In alcuni territori, tra i quali Emilia Romagna e Puglia, hanno fatto da "cuscinetto" agli effetti della crisi la filiera agro-industriale e il settore alimentare, tipicamente anticiclici.
L'impatto della crisi è risultato attenuato anche nelle regioni, come Lombardia, Veneto e Lazio, in cui è presente un saldo positivo strutturale nel commercio interregionale. Questi territori sono quindi meno dipendenti dall'andamento dei mercati internazionali e maggiormente in grado di sfruttare la domanda interna.
La crisi si è riflessa con una notevole forza anche sul comparto creditizio. La dinamica dei prestiti alle imprese si è fortemente affievolita a seguito dell'agire di fattori sia dal lato della domanda che dell'offerta. L'offerta di credito, in particolare, si è differenziata per intensità e qualità, a seconda delle scelte delle banche in materia di organizzazione territoriale dell'attività di prestito. In generale le banche hanno accentuato l'atteggiamento prudenziale in risposta ad un peggioramento nella percezione dei rischi derivanti dalle condizioni economiche (generali, di alcuni settori/aree o di singole imprese). Inizialmente le banche locali hanno attuato politiche meno restrittive rispetto agli istituti di credito medio-grandi, mentre successivamente si sono allineate ai comportamenti delle banche di dimensioni maggiori, fino a superarle nell'intensità di restrizione creditizia nel secondo semestre del 2009.
Dopo il minimo toccato a marzo-aprile 2009, gli indicatori regionali di attività economica segnalano un quadro ancora composito ed eterogeneo ma che presenta alcuni, seppur lievi, segnali di miglioramento. Alla fine del 2009 tutte le regioni hanno avviato un percorso di recupero, con alcune che registrano un tasso di attività economica positivo (Basilicata e Calabria), mentre la maggior parte si trova in una zona di prossimità all'uscita dalla crisi, una sorta di "limbo" caratterizzato da una crescita vicina allo zero.
Alcuni elementi fanno ben sperare per i prossimi mesi, quando dovrebbe riprendere la domanda internazionale. Saranno avvantaggiate le regioni esportatrici che sono ai vertici nella graduatoria di diversificazione delle proprie vendite all'estero, sia in termini di settori produttivi che per aree geografiche di sbocco. Tra queste spicca la Toscana, che presenta il massimo grado di diversificazione su entrambi i fronti. Anche l'Emilia Romagna si caratterizza per una elevata diversificazione delle vendite all'estero. Veneto e Lombardia si distinguono come territori con una buona diversificazione settoriale delle esportazioni, mentre il Lazio si caratterizza per la diversificazione dei mercati di sbocco.
In un'ottica di rilancio delle economie locali, un'altra importante leva competitiva sarà la capacità innovativa dei singoli territori, anche in termini di "innovazione sommersa", ovvero di quella parte di attività innovativa che non viene rilevata dalle statistiche ufficiali. Infatti, le statistiche ufficiali sono basate normalmente su brevetti e spesa in R&S e non descrivono in modo esaustivo l'innovazione di prodotto. In alcuni territori, come Lombardia ed Emilia Romagna, la capacità innovativa è tale da non sfigurare nel confronto con le zone europee più avanzate, ma certamente le regioni italiane brillano maggiormente per "innovazione sommersa", come accade per il Veneto.
Complessivamente, le ricerche fanno emergere la straordinaria diversità dell'Italia, in cui non c'e una regione che sia simile all'altra. Tuttavia, non è pensabile immaginare che ogni regione tenti la propria via al recupero senza una politica nazionale.

A mio avviso, la possibilità di ripresa in Italia, poggerà quindi ancora una volta, nonostante un minor ricorso alla filiera interna (ma ormai si è attrezzata - volente o nolente - per diventare sempre più internazionale ... e il discorso vale soprattutto, come novità assoluta, anche per molte delle più piccole)  su questa ricchezza tutta italiana di laboriosità , adattamento e creatività !!!!