Torino, 31 luglio 2010
Sono di questi ultimi giorni di luglio le notizie in parte positive in parte meno rassicuranti sul fronte della ripresa.
Proprio oggi è stato annunciato che il il Pil in Cina dovrebbe crescere oltre il 9% nel 2010. Lo ha riferito Yi Gang, capo dell'Amministrazione statale per gli scambi economici. Il prodotto interno lordo cinese e' cresciuto dell'11,1% nella prima meta' del 2010 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Yi ha pero' detto che nei prossimi mesi c'e' da aspettarsi un calo causato dal fatto che il paese sta fronteggiando una enorme pressione nei campi della protezione ambientale, delle risorse e dell'energia.
In Usa la ripresa sembra più lenta del previsto. Infatti il II trimestre si attesta al 2,4% mentre il mercato si attendeva un +2,6%. Dal punto di vista statistico però un bel balzo c'è stato nel primo trimestre a +3,7% rivisto al rialzo dopo l'iniziale + 2,7%.
Per l'economia Usa è comunque il quarto trimestre consecutivo in crescita. Il dato potrebbe creare difficoltà all'amministrazione Usa, visto che una crescita meno spedita significa anche una più lenta ripresa occupazionale. Nel secondo trimestre la spesa per consumi è salita dell'1,6%, contro il +1,9% del primo trimestre. Pesano nel secondo trimestre anche le importazioni, crescite del 29%, contro il +10% dell'export. Bene invece gli investimenti, che salgono del 22% per quanto riguarsa la spesa in equipaggiamenti e software, il massimo dal 1997 (fonte corriere della Sera).
Inoltre fine degli incentivi:
Il piano da oltre $700 miliardi approvato l'anno scorso e' ormai giunto a termine. Per Goldman ne serve un altro, pena il calo di almeno l'1% del Pil fra fine 2010 e i successivi 12 mesi.
Da wallstreetitalia.com:
La fine del pacchetto di stimolo all'economia Usa e' una cattiva notizia proprio per la ripresa in corso. La sostegono gli analisti di Goldman Sachs facendo riferimento al piano da $787 miliardi di dollari approvato un anno fa. "Tutto cio' si tradurra' in almeno un punto percentuale in meno di crescita tra l'ultimo trimestre del 2010 allo stesso periodo dell'anno successivo rispetto a quanto avevamo gia' stimato", ha spiegato l'analista Alec Phillips in un report ottenuto da Cnbc.
Quanto agli stimoli, "il Congresso sembra sempre meno propenso a estendere ulteriori aiuti fiscali nonostante le difficolta' che ancora si possono riscontrare", ha continuato l'esperto. Secondo Phillips, non ci saranno altre novita' dopo l'approvazione (voluta da Obama) dell'allungamento di sei mesi delle scadenze per i benefici fiscali a favore di chi e' disoccupato da lungo tempo. Insomma, il fatto che ulteriori concessioni non siano all'orizzonte e' una cattiva notizia.
Tra coloro che si pongono a favore di nuovi aiuti per accelerare l'economia c'e' Niall Ferguson, pro tagli alle tasse. Il professore di Harvard ha detto che "qualcuno" a Washington deve farsi avanti con un piano credibile che riporti gli Stati Uniti sulla strada della stabilita' fiscale.
Da blog.panorama.it:/economia:
Per l'Europa infine è stato superato l'esame degli stress test. L’Italia può essere soddisfatta: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Banco Popolare e Monte dei Paschi di Siena hanno superato l’esame degli ’stress test’. Ma cosa sono gli ’stress test’? Che cosa misurano e, soprattutto, sono affidabili? I ‘test di resistenza’, come li chiamano i francesi, sono stati messi a punto dal Committee of European banking supervisors della Commissione Europea in collaborazione con la Banca Centrale Europea (BCE) e le singole autorità di vigilanza nazionale per valutare se 91 istituti finanziari di venti diversi Paesi (che insieme rappresentano il 65% del settore in Europa) sono oggi abbastanza solidi da poter fronteggiare un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche dell’Unione. Ecco perché superare il test dovrebbe portare a un miglioramento della fiducia degli azionisti nel futuro economico dell’Europa. Daltronde ne è una riprova il comportamneto dell'euro che dopo aver toccato un minimo il 7 giugno di 1,1874 contro dollaro (e quando in molti prevedeveno una parità 1:1 nel 2011) è stabile sui 1,30 in questi giorni.
Per l'Europa infine è stato superato l'esame degli stress test. L’Italia può essere soddisfatta: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Banco Popolare e Monte dei Paschi di Siena hanno superato l’esame degli ’stress test’. Ma cosa sono gli ’stress test’? Che cosa misurano e, soprattutto, sono affidabili? I ‘test di resistenza’, come li chiamano i francesi, sono stati messi a punto dal Committee of European banking supervisors della Commissione Europea in collaborazione con la Banca Centrale Europea (BCE) e le singole autorità di vigilanza nazionale per valutare se 91 istituti finanziari di venti diversi Paesi (che insieme rappresentano il 65% del settore in Europa) sono oggi abbastanza solidi da poter fronteggiare un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche dell’Unione. Ecco perché superare il test dovrebbe portare a un miglioramento della fiducia degli azionisti nel futuro economico dell’Europa. Daltronde ne è una riprova il comportamneto dell'euro che dopo aver toccato un minimo il 7 giugno di 1,1874 contro dollaro (e quando in molti prevedeveno una parità 1:1 nel 2011) è stabile sui 1,30 in questi giorni.
Del resto, gli ’stress test’ sono stati pensati proprio per ridare forza e stabilità ad un mercato ancora preoccupato che la crisi che ha colpito la Grecia, oltre ad essere difficile da superare completamente, possa estendersi ad altri stati. Per riuscirci, bisogna fare in modo che gli investitori sappiano quali banche possono essere considerate affidabili e quali no. Per superare il test, in uno scenario estremo che ipotizza che nel biennio 2009/2010 e 2010/2011 il Pil cresca del 3% in meno rispetto alle stime attuali, il rapporto tra capitali propri e attività totali delle banche deve rimanere sopra il 6%.
Sono state solo sette su 91 le banche che non hanno passato la prova. Non a caso, si tratta degli istituti finanziari più piccoli della Spagna, di una banca greca e di una tedesca. Gli istituti di credito per i quali gli esperti del settore avevano già preannunciato in tempi non sospetti il fallimento dei test.
Nei giorni scorsi la stampa americana ha criticato con insistenza la credibilità degli ’stress test’ europei. E oggi sono più convinti di ieri che le assicurazioni della BCE in merito alla capitalizzazione degli istituti di credito del Vecchio continente siano troppo vaghe. ‘Se tutte le banche tranne quelle palesemente in difficoltà hanno superato la prova’, scrivono gli americani, ‘non significa che l’economia europea sia stabile, ma solo che i test non sono abbastanza rigorosi’.
Un bel rebus !!!
Un bel rebus !!!
Aspettiamo dunque altri segnali nel dopo estate fiduciosi che almeno la fine della recessione è ormai un fatto certo. Se poi la ripresa mondiale sarà duratura bisognerà attendere che i segnali incoraggianti non siano solo di natura congiunturale ma anche strutturale per tutto il pianeta magari con un nuovo modello di sviluppo forse con dati di crescita più lenti ma più mirati alle esigenze del mondo intero con un occhio importante alla qualità della vita !!
la crisi italiana secondo lo spiegel(germania)
RispondiEliminahttp://www.spiegel.de/international/europe/0,1518,708701-2,00.html
http://www.eurasia-rivista.org/5567/ahmadinejad-e-la-politica-demografica-piu-nascite-grazie-agli-aiuti-statali
RispondiEliminahttp://www.oursystem.info/2010/08/iranian-basic-income.html
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