Torino, 21 marzo 2010
Quarant'anni di consumi: famiglie sempre più "soffocate" dalle spese fisse.
Questo lo scenario presentato da un'indagine dell'Ufficio Studi della Confcommercio (testo completo a http://www.confcommercio.it/home/Testo-consumi-40-anni.doc_cvt.htm).
Non per fare le "Cassandre" anzi sarei ben lieto di poter affermare il contrario ma se dobbiamo parlare con i numeri, che sono neutrali ....nè di destra nè di sinistra...come si usa dire, allora il modificarsi strutturale di una proponsione al consumo delle spese degli italiani tra spesa e spesa trova conferma in questi dati dal 1970 ad oggi:
- telecomunicazioni, informatica e sanità sono le voci di consumo cresciute di più;
- hanno inciso molto l'aumento costante dei servizi o spese fisse familiari come affitti, utenze domestiche, servizi bancari e assicurativi, mezzi di trasporto - passate da una quota del 18,9% sul totale dei consumi nel 1970 ad oltre il 30% nel 2008 togliendo capacità di spesa
- le statistiche più recenti di contabilità nazionale indicano nel 2009 un calo delle quantità di beni e servizi consumati dalle famiglie pari all’1,8%. Questo dato, sommato alla flessione dello 0,8% del 2008, fa del biennio appena trascorso uno dei momenti più difficili, assieme all’anno 1993 (-3,1% i consumi sul territorio), sul versante della spesa reale delle famiglie italiane.
- la caduta complessiva della spesa per consumi ha avuto, naturalmente, impatti rilevanti sull’allocazione della spesa. Nel corso del 2009, per esempio, si è ridotta la spesa reale per servizi, un fatto praticamente sconosciuto negli ultimi 40 anni (non si è verificato neppure nel 1993).
- un altro elemento di novità nei comportamenti di spesa delle famiglie italiane nel 2009 è rappresentato dal deciso calo della spesa in comunicazioni - sia hardware che servizi - che dal 1993 ha vissuto ininterrottamente un periodo di forte crescita (poco meno del 300% in termini di volume, cioè in termini di spesa al netto della variazione dei prezzi, peraltro costantemente negativa in questo comparto per tutti gli ultimi 10 anni).
- per l’area della sanità vale l’invecchiamento della popolazione mentre per l’abitazione vale la riduzione del numero medio di componenti famigliari che implica un consumo pro capite maggiore a causa delle minori economie di scala nel consumo domestico di elettricità, acqua, combustibili e spese per affitto: la frazione di famiglie con cinque o più componenti passa, in soli dieci, dal 1997 al 2007, dal 7,3% del totale al 5,6%.
- la flessione registrata nell’ultimo biennio dall’alimentare e dalla spesa presso alberghi, bar e ristoranti è in larga misura determinata dalla riduzione del contributo dei turisti stranieri alla domanda che dice che la spesa degli italiani all’estero, al netto dell’inflazione, è moderatamente cresciuta nell’ultimo biennio (+5,9% nel 2008 e -4,0% nel 2009) mentre si è fortemente ridotta quella dei non residenti in Italia (a prezzi correnti, oltre il 10% cumulato nello scorso biennio). Alla riduzione degli sprechi, a parità di consumo, si è associata una probabile riduzione della qualità dei beni acquistati.
In generale, le normali dinamiche dei consumi di beni durevoli e semidurevoli nel corso del 2009 sono state largamente oscurate dall’effetto incentivi, che ha spostato cospicue risorse da alcuni settori di spesa al mercato dell’auto.
Nel passato dei consumi si possono identificare almeno due grandi fasi evolutive.
A) E’ caratterizzata dalla crescita dei consumi di vestiario e calzature in termini assoluti e in quota a prezzi costanti, come accadeva anche per l’area degli acquisti di mezzi di trasporto.
B) L’inizio degli anni novanta interrompe queste dinamiche. La sistemazione, rilevante a anche se parziale, dei conti pubblici e dei conti con l’estero implica un aggiustamento al rialzo delle aliquote legali.
- Emergono nuove opportunità di vestire con una spesa minore. La quota di spesa reale per servizi di comunicazioni, hardware e personal computer cresce di 3,5 volte, dal 2% al 7%.
- La forte crescita della domanda di questi beni e servizi ha influito, in senso negativo, sulla spesa relativa al comparto istruzione, libri e giornali che hanno trovato una forte concorrenza, soprattutto sul versante dei costi e della fruibilità, nei contenuti educational e di entertainment offerti dalle nuove tecnologie. La spesa reale per istruzione, libri e giornali occupa una frazione progressivamente inferiore nel bilancio di spesa dei consumatori italiani, a partire proprio dalla prima parte degli anni novanta.
Dunque i Consumi che nei Paesi industrializzati rappresentano circa il 70% del Pil, congiunta ad un alta disoccupazione che rischia di diventare cronica, sono un "vulnus" non da poco per sperare in una rapida ripresa economica !!!
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