E' di oggi la notizia che due Fondi Cinesi investiranno nei Paesi Industrializzati ben 300 mld di $.
Da La Stampa online di oggi Marco Sodano:
Ora che la crisi dell’Occidente ha mutato segno e arriva a lambire anche i paesi emergenti, ecco che i paesi emergenti - senza troppa enfasi - si mettono a lavorare dietro le quinte per combatterla. è di ieri la notizia che la Banca centrale cinese sta studiando un nuovo veicolo finanziario. Gestirà due fondi di investimento per 300 miliardi di dollari con l’obiettivo di sviluppare investimenti sui mercati di Europa e Stati Uniti.
Pechino - scrive Reuters punta a ottimizzare i proventi delle sue riserve in valuta estera, che superano i tremila miliardi di dollari. Il nuovo veicolo di investimento dovrebbe assere collegato alla State administration of foreign exchange (Safe), braccio della banca centrale incaricato di gestire le riserve cinesi in valuta estera. L’istituto che lavora sulla politica monetaria internazionale, insomma.
Così, tra questa indiscrezione, i dati incoraggianti sulla fiducia dei consumatori Usa (decisamente migliori delle attese) e - soprattutto l’accordo raggiunto nella notte dal vertice salva euro le Borse europee, dopo una partenza stentata con qualche segno meno, hanno messo a segno una seduta in positivo. E mano a mano che i mercati sono stati in grado di metabolizzare la consistenza delle decisioni prese a Bruxelles, si sono consolidati anche i guadagni. Dopo l’abisso toccato giovedì, Piazza Affari ha guidato la corsa dei listini, trainata dal rimbalzo dei bancari. Questo anche perché il vertice ha messo in chiaro che è stata definitivamente accantonata la partecipazione dei «privati» (si legge «banche») alla ristrutturazione del debito dei paesi in caso di nuovi momenti di tensione: notizia che controbilancia abbondantemente le richieste di rafforzare il capitale fatte dall’Eba, il nuovo sceriffo europeo del settore.
Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mpshanno chiuso con progressi superiori ai sette punti percentuali, facendosi notare all’interno dell’indice europeo di riferimento. A passo di corsa anche le altre piazze: Parigi (+2,5%), Madrid (+2,2%) e Francoforte (+1,9%), mentre l’euro ha recuperato terreno sia sul dollaro che sullo yen. Fanalino di coda Londra, che ha contenuto il rialzo allo 0,8% sull’onda della scelta isolazionista del premier Cameron (la Gran Bretagna è l’unico Paese che abbia rifiutato l’accordo intergovernativo sui vincoli di bilancio).
A sostenere le banche ha contribuito anche la riduzione dello spread tra i titoli di Stato europei e i bund tedeschi, anche se la frenata di ieri della Bce sull’acquisto dei bond ha mantenuto i rendimenti dei titoli di Stato italiani a cinque e dieci anni, rispettivamente, al 6,66% e al 6,36%. Il differenziale tra i Btp decennali e i bund tedeschi si è comunque ridotto a 421 punti, 23 in meno di giovedì. Le decisioni prese a Bruxelles, insomma, sembrano aver rassicurato i mercati, anche se è chiaro a tutti che ci sarà molta strada da fare per trasformare in concreto le decisioni prese (non si sa ancora, per esempio, come verranno fornite le risorse addizionali al Fondo monetario internazionale). Bene anche New York, con l’America che metabolizza la nuova europa. «L’accordo europeo raggiunto a Bruxelles per una unione fiscale è «segno di progressi», ha detto il portavoce del presidente Usa Barack Obama, Jay Carny. «Offriamo i nostri consigli, ma alla fine si tratta di un problema europeo che richiede una soluzione europea
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