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I titoli dei Post hanno un link di riferimento al tema trattato

Euro: c'è da temere o sono solo esercitazioni ?

Torino, 25 dicembre 2011
Sarà per i tempi di crisi che corrono soprattutto nell'Eurozona a causa della sostenibilità a medio lungo termine dei Debiti Sovrani dei Paesi Euro che si fa in fretta passare dai timori ai fatti. Ritorno ormai ineluttabile per alcuni Paesi alle monete originarie? Eccessivo pessimismo sulle capacità di risanamento? Calcoli da Paesi anglosassoni da sempre avversi alla presenza sui mercati dell'Euro piuttosto che di una Sterlina o di un Dollaro nella Storia "dominanti" a livello pratico e, forse, sopratutto simbolico???
Fatto è che leggendo la Stampa online di oggi scopriamo quanto segue:

Grandi banche si preparano al ritorno delle monete pre-euro

Anche passata la tempesta gravi danni a lungo termine. Il Wall Street Journal: gli istituti pronti ad effettuare transazioni con la lira, la dracma e l'escudo.
Almeno due banche di caratura mondiale «hanno preso delle misure» per ritornare ad effettuare transazioni in vecchie valute della zona euro tra cui lira, dracma e escudo. Lo scrive il Wall Street Journal citando fonti ben informate. Le banche in questione hanno già contattato Swift, l’azienda belga che gestisce i sistemi per le transazioni finanziarie internazionali, per avere la tecnologia e i codici necessari, riferiscono le fonti. Un portavoce di Swift ha detto al quotidiano finanziario che l’azienda è pronta a fare tutto quanto sarà necessario per garantire il regolare svolgimento delle transazioni, ma che «non è il caso fare commenti su questioni specificamente legate alla zona euro». Secondo il Wall Street Journal, le banche stanno studiando tutti gli aspetti del possibile impatto che avrebbe l’uscita di uno o più paesi dalla zona euro.

Come ha ragione Lagarde presidente FMI !!!

Torino, 17 dicembre 2011

Finalmente una presa di posizione sulla crisi dei Paesi industrializzati (area UE e Usa) autorevole, coscienziosa e soprattutto di buon senso.
I famosi  "MERCATI" CHE TUTTO POSSONO O MEGLIO VOGLIONO se da un lato interpretano le debolezzze dei bilanci pubblici o certe criticità delle imprese private (sopratutto banche) sono anche quelli che hanno in mano buona parte (con i vari Soros, Bilderberg & C.) Hedge Found e molti strumenti simili della finanza mondiale. Il solo volume dei derivati è 12 volte e mezzo il Pil mondiale e al di là del ruolo di  "Coscienza Critica" dell'economia giocano una loro  partita prevalentemente economica/speculativa se non anche "politica e di forte condizionamento". Ci ricordiamo Soros come mise in crisi la sterlina e poi la lira nel '92 ? Ed eravamo "solo" agli albori di questo potere diventato poi "S T R A P O T E R E".
E giusto che privati condizionino soprattutto "in così breve tempo" i destini del mondo (industrializzato prevalentemente) ????.
In una intervista al NYT la Lagarde parla sì di rischio "Recessione" stile anni '30 ma dice anche (tra le righe per chi legge bene ndr.) che senza nessun strumento efficace attualmente in possesso nelle "DEMOCRAZIE" nopn riusciremo a raggiungere una  NUOVA GOVERNABILITA' FINANZIARIA A LIVELLO MONDIALE.
Asserisce, e lo trovate al fondo dell'articolo ripreso dal Corriere della Sera, CHE I MERCATI DOVREBBERO "dare il tempo alle singole nazioni per compiere il processo politico necessario per arrivare a una soluzione. «Sarebbe ideale e piacevole dalla prospettiva dei mercati se un accordo non si firmasse ora, ma immediatamente, stanotte», ha detto la Lagarde. «Purtroppo però, per chi di voi ha il privilegio di appartenere a delle democrazie, le cose non vanno in questo modo e hanno bisogno di tempo per passare attraverso procedure parlamentari ».
PAROLE  SACROSANTE !!! 
Ecco il testo:
La Lagarde: «Prospettive economiche buie, i mercati devono dare tempo alle singole nazioni»
«Nessuna economia del mondo è al momento immune alla crisi». «Rischio depressione come negli anni '30»
Se le questioni non verranno affrontate con decisione l'economia globale potrebbe trovarsi ad affrontare le stesse minacce che hanno spinto il mondo nella Grande depressione degli anni '30. Lo ha detto la direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, in un intervento al dipartimento di Stato a Washington in cui ha fatto riferimento alla crisi del debito europea. La Lagarde ha aggiunto che le prospettive dell'economia globale per il momento sono piuttosto buie. «Nessuna economia al mondo - sostiene - sia dei paesi a basso reddito, dei mercati emergenti, a medio reddito, o delle economie super-avanzate sarà immune dalla crisi, che non si sta solo sviluppando ma è in escalation» ha spiegato la direttrice dell'Fmi.
APPELLO - La Lagarde ha poi raccomandato ai mercati finanziari di dare il tempo alle singole nazioni per compiere il processo politico necessario per arrivare a una soluzione. «Sarebbe ideale e piacevole dalla prospettiva dei mercati se un accordo non si firmasse ora, ma immediatamente, stanotte», ha detto la Lagarde. «Purtroppo però, per chi di voi ha il privilegio di appartenere a delle democrazie, le cose non vanno in questo modo e hanno bisogno di tempo per passare attraverso procedure parlamentari», ha continuato la direttrice Fmi

Tremonti e non solo lui da diverso tempo auspicano una NUOVA BRETTON WOODS !!
Ma da dove cominciare e le lobbies in questo settore sono così forti  come contrastarle ....!!!!
Infine un'annotazione contingente di come rilanciare la crescita: per l'Europa, in vista di NUOVI TRATTATI COMUNITARI, visto che la Germania si oppone che la Bce stampi moneta (non entro nel merito tecnico/conseguenze se giusto o sbagliato) non si era ventilato più volte che si poteva fare una deroga al Patto di stabilità europeo deficit/pil con L'ESCLUSIONE DEGLI INVESTIMENTI INFRASTRUTTURALI (da sempre volano delle riprese economiche) !!! ????

I Cinesi cercano investimenti nel settore auto in Piemonte !!

Torino, 10 dicembre 2011 
Da Ansa del 6 dicembre:
I responsabili acquisti di sei tra le più importanti case automobilistiche cinesi saranno a Torino il 13 e il 14 dicembre per individuare nuovi potenziali fornitori tra le aziende di From Concept to Car, progetto della Camera di commercio di Torino gestito dal Centro Estero per l'Internazionalizzazione (Ceipiemonte), ideato per promuovere all'estero le eccellenze del settore auto piemontese.
"Attraverso From Concept to Car - spiega Alessandro Barberis, presidente della Camera di commercio di Torino - fin dal 2004 abbiamo portato avanti un'attività di dialogo costante e capillare con la Cina, con l'obiettivo principale di promuovere le imprese del settore stile e ingegneria, dove la distanza tra Paesi è meno rilevante, nonché le imprese di componentistica che hanno avviato stabilimenti in Cina. Questa strategia, affiancata alla competenza delle nostre aziende, ci ha permesso di raggiungere risultati importanti. In breve tempo abbiamo guadagnato la fiducia di interlocutori di spicco, come quelli che accoglieremo la prossima settimana a Torino, e siamo riusciti a portare qui l'avamposto del colosso cinese di stato Beijing Automotive Group (Baic). A gennaio ci sarà poi l'avvio della nuova postazione di Sokon, altro importante costruttore privato". La delegazione cinese in arrivo a Torino è composta sai rappresentanti di Changhe, Faw Car, Great Wall Motors, Jac, ZX Auto, nonché Sokon (che a breve avrà appunto una postazione nella sede di Ceipiemonte al pari di Baic): "sono 6 grandi nomi dell'automotive del gigante asiatico - osserva Giuseppe Donato, presidente di Ceipiemonte - che hanno colto il valore del kow how piemontese. La volontà di venire a incontrare le nostre imprese ci offre un'occasione importante in termini di business, ma più in generale testimonia il riconoscimento del Piemonte come centro di eccellenza da parte di un mercato, quello cinese, in crescita costante, nonostante la crisi generalizzata del settore, e pertanto interlocutore imprescindibile per la nostra filiera automotive".

La Cina salverà i Paesi industrializzati ?

Torino, 10 dicembre 2011

E' di oggi la notizia che due Fondi Cinesi investiranno nei Paesi Industrializzati ben 300 mld di $.
Da La Stampa online di  oggi Marco Sodano:
Ora che la crisi dell’Occidente ha mutato segno e arriva a lambire anche i paesi emergenti, ecco che i paesi emergenti - senza troppa enfasi - si mettono a lavorare dietro le quinte per combatterla. è di ieri la notizia che la Banca centrale cinese sta studiando un nuovo veicolo finanziario. Gestirà due fondi di investimento per 300 miliardi di dollari con l’obiettivo di sviluppare investimenti sui mercati di Europa e Stati Uniti.
Pechino - scrive Reuters punta a ottimizzare i proventi delle sue riserve in valuta estera, che superano i tremila miliardi di dollari. Il nuovo veicolo di investimento dovrebbe assere collegato alla State administration of foreign exchange (Safe), braccio della banca centrale incaricato di gestire le riserve cinesi in valuta estera. L’istituto che lavora sulla politica monetaria internazionale, insomma.
Così, tra questa indiscrezione, i dati incoraggianti sulla fiducia dei consumatori Usa (decisamente migliori delle attese) e - soprattutto l’accordo raggiunto nella notte dal vertice salva euro le Borse europee, dopo una partenza stentata con qualche segno meno, hanno messo a segno una seduta in positivo. E mano a mano che i mercati sono stati in grado di metabolizzare la consistenza delle decisioni prese a Bruxelles, si sono consolidati anche i guadagni. Dopo l’abisso toccato giovedì, Piazza Affari ha guidato la corsa dei listini, trainata dal rimbalzo dei bancari. Questo anche perché il vertice ha messo in chiaro che è stata definitivamente accantonata la partecipazione dei «privati» (si legge «banche») alla ristrutturazione del debito dei paesi in caso di nuovi momenti di tensione: notizia che controbilancia abbondantemente le richieste di rafforzare il capitale fatte dall’Eba, il nuovo sceriffo europeo del settore.
Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mpshanno chiuso con progressi superiori ai sette punti percentuali, facendosi notare all’interno dell’indice europeo di riferimento. A passo di corsa anche le altre piazze: Parigi (+2,5%), Madrid (+2,2%) e Francoforte (+1,9%), mentre l’euro ha recuperato terreno sia sul dollaro che sullo yen. Fanalino di coda Londra, che ha contenuto il rialzo allo 0,8% sull’onda della scelta isolazionista del premier Cameron (la Gran Bretagna è l’unico Paese che abbia rifiutato l’accordo intergovernativo sui vincoli di bilancio).
A sostenere le banche ha contribuito anche la riduzione dello spread tra i titoli di Stato europei e i bund tedeschi, anche se la frenata di ieri della Bce sull’acquisto dei bond ha mantenuto i rendimenti dei titoli di Stato italiani a cinque e dieci anni, rispettivamente, al 6,66% e al 6,36%. Il differenziale tra i Btp decennali e i bund tedeschi si è comunque ridotto a 421 punti, 23 in meno di giovedì. Le decisioni prese a Bruxelles, insomma, sembrano aver rassicurato i mercati, anche se è chiaro a tutti che ci sarà molta strada da fare per trasformare in concreto le decisioni prese (non si sa ancora, per esempio, come verranno fornite le risorse addizionali al Fondo monetario internazionale). Bene anche New York, con l’America che metabolizza la nuova europa. «L’accordo europeo raggiunto a Bruxelles per una unione fiscale è «segno di progressi», ha detto il portavoce del presidente Usa Barack Obama, Jay Carny. «Offriamo i nostri consigli, ma alla fine si tratta di un problema europeo che richiede una soluzione europea

Monti "dimezzato" dai vecchi metodi italiani: Giavazzi e Alesina dicono cose giuste

Torino, 4 dicembre 2011
Vale assolutamente la pena di riproporre in questo Blog le chiarissime dissertazioni dei professori Alesina e Giavazzi, senz'altro non teneri con il precedente Governo Berlusconi, per rendersi conto che si rischia di prendere di nuovo una via "all'italiana" con tanto di NIMBY (Not In My Back Yeatrd = non nel mio giardino ... i provvedimenti COSI ' INGIUSTI .... ma in quello degli altri SI' SI' !!).
MA IL MACHETE, Q U E L L O   G I U S TO,  DOV'E' ?
Ecco il testo che è un piccolo capolavoro di sintesi di politica economica !!!
Da Il Corriere online di oggi:

Caro presidente no, così non va

TROPPE TASSE E POCHI TAGLI

Caro presidente, Lei conosce perfettamente l'importanza storica per il nostro Paese e per l'Europa (oseremmo dire per il mondo intero) delle decisioni che il suo governo oggi assumerà. Dobbiamo confessarle, con tutto il rispetto per il compito difficilissimo che Lei sta svolgendo, che le indiscrezioni che leggiamo sui giornali ci preoccupano e speriamo davvero che Lei e il Suo governo le smentiscano con i fatti.

Quattro erano i punti che a noi parevano essenziali. Primo, per quanto riguarda i conti, ridurre le spese, più che aumentare le tasse. Secondo, preoccuparsi non tanto del saldo della manovra, ma della sua qualità, soprattutto guardando agli effetti sulla crescita. Terzo, dal punto di vista del metodo e del significato politico (anche questo importante) abbandonare la concertazione, perché comunque a quel tavolo non hanno accesso i giovani e chiunque non ha rappresentanza. Infine attaccare senza esitazioni i costi della politica e chiudere i mille canali che consentono di evadere le tasse. Insomma, dare un segnale netto.

Leggiamo invece che dopo i passi iniziali, che sembravano assai incoraggianti, la manovra si sta delineando secondo le solite modalità: aumenti di imposte, pochissimi tagli, incontri con le cosiddette parti sociali (cioè concertazione), nessuna riduzione dei costi della politica.

Punto primo. Tutti gli studi (sia accademici che del Fondo monetario internazionale che della Commissione europea) concordano sul fatto che gli aggiustamenti fiscali fatti aumentando le aliquote hanno creato recessioni più forti di quelli che hanno operato riducendo le spese. Non solo: la spirale di aumenti di aliquote, recessione, riduzione di gettito, tende a creare un circolo vizioso in cui l'economia si avvita in una recessione sempre più grave. Quella di cui leggiamo è una manovra fatta per tre quarti di maggiori tasse e solo per un quarto di minori spese.

Il peso delle imposte in Italia è sopra la media europea (già elevata). Se poi vogliamo considerare l'equità, gli aumenti delle aliquote Irpef colpirebbero anche le classi medie e si sommerebbero alla reintroduzione dell'Ici sulla prima casa. Non sono solo i super ricchi quelli colpiti dagli aumenti dell'Irpef che, a quanto leggiamo, Lei proporrebbe. 75mila euro lordi l'anno (la soglia oltre la quale inizierebbe l'aumento dell'aliquota) corrispondono a poco più di 3.800 euro netti al mese. Per ridurre il deficit, invece di alzare le aliquote, perché non tagliare un po' di sussidi alle imprese? La Tabella A1 della Relazione trimestrale di cassa al 30.6.2010 riporta 15,5 miliardi di trasferimenti a imprese pubbliche e private, cioè oltre 30 miliardi di euro l'anno. Sono tutti davvero necessari? Quanti premiano imprenditori più abili a muoversi nei corridoi dei ministeri che ad innovare?

E perché non agire coraggiosamente contro il peso di un impiego pubblico esorbitante e talvolta inutile? Fino a pochi giorni fa si pensava che l'intervento sulla previdenza avrebbe prodotto risparmi per oltre 10 miliardi. Ora siamo a 6, di cui metà provenienti dall'eliminazione dell'adeguamento all'inflazione, una misura che ridurrà i consumi.

Punto secondo: la crescita. Molto più di un saldo di 25 o 15 miliardi, ciò che conta è un segnale di svolta sulle riforme strutturali. Come Lei ben sa, il nostro problema non è il deficit, ma il rapporto fra debito e prodotto interno. Per ridurlo non basta mantenere un saldo positivo al numeratore: occorre che aumenti il denominatore, cioè la crescita. La riforma dei contratti di lavoro sembra scomparsa ed è invece condizione sine qua non per la crescita. E poi riforma della giustizia, cominciando da una riduzione drastica delle sedi giudiziarie, e liberalizzazione delle professioni. È fondamentale che domani Lei offra delle proposte concrete e credibili su questi temi e si impegni ad andare avanti anche a costo di affrontare le proteste virulenti di chi difende solo interessi di parte.

Punto terzo: il metodo. Con infinti e tediosi incontri con questa o quella rappresentanza si ritorna al solito problema italiano: viene colpito chi lavora e non evade le tasse, mentre nulla si fa per tagliare la spesa pubblica. Quante volte Lei stesso lo ha scritto su questo giornale? Infine non si dimentichi che i segni sono importanti. Sappiamo che non può eliminare i vitalizi, ma può tagliare in modo drastico i trasferimenti agli organi istituzionali: ad esempio Camera e Senato. Avrà contro mille parlamentari, ma avrà dalla sua parte 50 milioni di cittadini.

Le Sue immagini insieme alla signora Merkel e al presidente Sarkozy ci hanno riempito di orgoglio, come italiani, dopo tante umiliazioni. Il mondo ci sta guardando: non è più tempo di passi felpati. Ci vuole una risposta nuova, oseremmo dire «rivoluzionaria».

Alberto Alesina e Francesco Giavazzi