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Ancora confusione sulla riforma finanziara mondiale

Torino, 13 ottobre 2010

Come c'era da aspettarsi sono ancora diverse le valutazioni sullo stato attuale dell'economia e sui rimedi da apportare alla finanza mondiale per una regolamentazione che non crei, per il futuro del mondo economico, troppI sussulti "anomali" come è avvenuto per il recente passato.
Riporto qui i principali punti di vista espressi soprattutto in occasione del recente G20 a Washington:
da Apcom
- Per Tremonti ministro del Tesoro
Sono tornati i 'bankers' agli incontri annuali del Fondo Monetario Internazionale. E il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, intervenuto a una conferenza stampa dopo la conclusione del vertice G7, lo interpreta come il segnale di qualcosa di non risolto nella crisi, che forse poteva essere gestito diversamente. "Non sto parlando - puntualizza - dei banchieri italiani. Però i bankers sono tornati. Due anni fa non c'erano bankers, l'anno scorso avevano un basso profilo, quest'anno le grandi banche d'affari sono tornate. E quindi hanno preso alberghi costosi offrono le cene e i ricevimenti più fantastici, champagne e questo vorrà dire qualcosa".
Cosa annuncia la presenza dei bankers? Tremonti non ha alcun dubbio: "La speculazione è tornata a piede libero, i deriviati sono tornati allo stesso livello di prima della crisi, i bonus sono uguali a prima della crisi forse di più. Vuol dire che i problemi sono rimasti. Dopo la polvere del crollo si è verificato che da molte parti è stato fatto molto e bene, tuttavia - aggiunge il ministro - questi due tre anni ci indicano due cose. Primo: che troppo si è confuso tra ciclo economico e crisi, con la retorica che c'è poi stata sugli stimoli, una parola che tra l'altro fa ridere. L'altro punto è che nel gestire la crisi scambiandola per ciclo, si è fatta la scelta di salvare la speculazione. Siccome le banche sono sistemiche si è fatta la scelta di salvare anche la speculazione e così non era stato nel 1929. Son due anni che lo dico. Nel 1929 - conclude Tremonti - i soldi pubblici furono utilizzati per salvare le imprese e le famiglie e non le banche".
Per Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo 
 Le banche italiane non hanno dovuto chiedere soldi né al pubblico né al privato per attraversare la crisi e quindi fa molto bene chi distingue fra banchieri e banchieri. Inoltre sottolinea che "ci sono ancora dei presupposti della crisi che non sono scomparsi: questa enorme quantità di liquidità che gira nel mondo, insieme ai tassi molto bassi sono sicuramente elementi che possono causare situazioni di bolle come ci sono state alcuni anni fa. Ma mi sembra - conclude il numero uno di Intesa Sanpaolo - che alcune lezioni siano state imparate e che anche nel comportamento dei supervisori e degli operatori ci sia molta maggiore attenzione al governo dei rischi e a quell'insieme di cose (liquidità, leverage, profilo patrimoniale) che sono state acquisite. Certo bisogna vigilare e adottare le regole giuste per non favorirne la ricreazione". Un compito sul quale stanno lavorando le istituzioni internazionali tutte riunite qui a Washington.
Per Andrea Beltratti, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo.
Per sottolineare che "le cause della crisi sono comunque più legate agli squilibri macroeconomici che agli intermediari finanziari. Alcuni intermediari - spiega Beltratti - hanno contribuito, magari con un credito troppo facile o magari con prodotti troppo complicati e questo ha propagato la crisi e l'ha amplificata a livello internazionale. Ma ciò non toglie che le banche siano aziende e che molto di loro, specie quelle commerciali, vivano con l'economia reale e prosperino nel lungo periodo se l'economia reale migliora: da questo punto di vista credo che sia sbagliata l'antitesi tra banche e imprese".
La cautela è comunque d'obbligo. 
Per Draghi governatore della Banca d'Italia
Il ritorno alla  speculazione è limitato. L’Italia coniughi crescita con austerità e in questo la Germania sia un grande esempio. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, conclude i lavori a Washington, dove ha partecipato alle riunioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, con un chiaro messaggio per il paese e al tempo stesso rassicura sui timori di chi vede riemergere lo spettro della speculazione e delle pratiche di prima della crisi adottate dalle banche, in particolare sul fronte dei mega bonus. E sulle prospettive di crescita dell’Italia il ministro dell’Economia Giulio Tremonti spiega che il tasso della ripresa si è rafforzato nel secondo trimestre del 2010 e che «i recenti indicatori puntano su una ulteriore ripresa economica nella seconda metà dell’anno anche se a velocità ridotta», con prospettive per i conti pubblici «abbastanza favorevoli».
Draghi, che ricopre anche la carica di presidente del Financial Stability board, smorza le preoccupazioni di un possibile ritorno della speculazione e ai comportamenti adottati da molte banche d’affari prima dello scoppio della crisi in materia di remunerazioni. «Non siamo andati indietro, il ritorno ad alcune pratiche è molto limitato e non generalizzato» ha affermato il numero uno di Bankitalia, proprio all’indomani dell’allarme sul ritorno dei cosiddetti ’bankers’ lanciato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Facendo una panoramica sull’economia italiana ed europea, il governatore ha osservato che da noi «il secondo trimestre è stato abbastanza buono, il terzo meno buono» e in Europa «la Germania cresce molto, con una ripresa basata sull’export ma per la prima volta anche sui consumi e sugli investimenti». E l’Italia, ha aggiunto, «cresce sicuramente a rimorchio della Germania». Per questo la linea guida che il paese deve seguire è chiara: «coniugare la crescita con l’austerità di bilancio: questo dovrebbe essere il nostro obiettivo e la Germania è un grande esempio».
Ma l’austerity da perseguire oggi, ha tenuto a precisare il numero uno di Bankitalia, «è completamente diversa da quella degli anni ’70. In parte è già stata avviata con alcune misure di riduzione del deficit e va perseguita analizzando la composizione del bilancio pubblico posta per posta e tagliando dov’è necessario». La ripresa, a parere di Tremonti, sarà sostenuta dall’assenza di «grandi squilibri. Il sistema bancario italiano è rimasto in gran parte immune dalle turbolenze sui mercati internazionali e il settore immobiliare è stato colpito marginalmente dalle correzioni sui mercati e il livello del debito privato è relativamente basso rispetto alle altre economie avanzate». Nel quadro di una ripresa generale «non uniforme, partita forte e sostenuta» - ma che «si sapeva avrebbe rallentato» anche a causa dei rischi legati alla disoccupazione e alla fragilità del sistema finanziario - Draghi fa rientrare i timori per il riaccendersi della speculazione e dei maxi compensi. «Il ritorno a pratiche pre-crisi non è generalizzato ma - ha detto - molto limitato, le banche allineano molto meglio di prima le remunerazioni ai rischi». Il sistema finanziario continua tuttavia, secondo il governatore, a presentare fragilità, e assieme alla disoccupazione costituisce un fattore di rischio che deprime la ripresa. In questo contesto, comunque, Draghi spazza via i timori di un ritorno al protezionismo: vede infatti una generale volontà di adottare mosse multilaterali, che soprattutto sui mercati valutari, sono le uniche che garantiscono dei risultati.
Per Trichet presidente della Banca Centrale Europea
La Bce non ha dichiarato 'vittoria' e resta cauta: 'non e' tempo di compiacersi'. Lo ha detto il presidente della Bce Trichet. Il presidente della Banca Centrale Europea stima inoltre che la crescita in Eurolandia sara' migliore del previsto. I movimenti disordinati sul fronte dei cambi - ha sottolineato poi 'possono danneggiare l'economia', mentre i cambi delle valute devono 'riflettere i fondamentali dell'economia'.

A proposito delle valute c'è ancora da ragionare molto in quanto sussitono alcuni punti di riflessione che sono ormai radicati da tempo:
- l'apprezzamento sull'euro rimane costante perchè è ineluttabile il divario tra i conti pubblici Ue e quelli Usa, questi ultimi peggiori di quelli del vecchio continente
- un aprezzamento del dollaro può avvennire appena ci saranno segnali di una vera e costante ripresa e al minimo "rumor" sulle possibilità di un rialzo dei tassi
- la rivalutazione dello yuan è stato dichiarato possibile ma in modo graduale e questo non giova alla ripresa del dollaro
- la diversificazione dei Fondi sovrani nell'investire in valute diverse dal dollaro. Recente è la dichiarzione russa di voler acquisire più euro.


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