I dati degli ultimi giorni sono per lo più negativi per l'Europa
1) La disoccupazione nel mondo è arrivata a 212 milioni nel 2009 a seguito di un incremento senza precedenti di 34 milioni rispetto al 2007, all'apice della crisi globale, e la tendenza non sembra dare segni di inversione (fonte ILO)
2) In Europa (fonte Eurostat) disoccupazione al 10% a dicembre, il dato peggiore dall'agosto 1998, contro il 9,9% di novembre e l'8,2% del dicembre 2008. In Italia i senza lavoro sono pari all'8,5%, in crescita rispetto a novembre (8,3%).
..... ma per gli Usa i dati sono invece più confortanti:
1) Il dato di novembre (rivisto) mostra un aumento degli occupati di 4 mila unità, contro gli 11 mila disoccupati in più previsti in precedenza. Addirittura era da più di due anni che in un mese il numero delle persone con un lavoro non era in crescita, proprio dall’inizio della crisi economica mondiale.
E’ stato divulgato anche il dato sul tasso di disoccupazione del mese di dicembre, calcolato su un diverso campione rispetto a quello del numero degli occupati, il quale rimane invariato al 10% contro le previsioni che parlavano di 10,1%.
2) L’economia americana è cresciuta molto più rapidamente del previsto alla fine dell’anno scorso, registrando un sorprendente aumento del 5,7% del Pil nel quarto trimestre. Si è trattato della maggior crescita trimestrale dal 2003. Le stime erano per un rialzo del 4,8%, dopo l’aumento del 2,2% nel terzo trimestre, il primo in positivo dopo un anno di contrazione. Quello fornito oggi dal dipartimento del Commercio americano è l’ultimo segnale che la peggior recessione dagli anni ’30 è finita l’anno scorso, sebbene il gruppo di accademici che stabilisce le date di inizio e fine delle recessioni debba ancora ufficializzarlo.
Ora al di là delle previsioni per il resto dell'anno (e la probabile uscita da quella che è stata la peggior recessione dal 1946) quello che non finisce mai di stupire e la prontezza nel far registrare tassi così consistenti tra un trimestre e l'altro. Se si vanno a vedere i dati (e i relativi grafici) della Fed (http://research.stlouisfed.org/fred2/graph/?chart_type=line&s[1][id]=GDPC1&s[1][transformation]=pch) ci si accorge ancora una volta della grande duttilità di questa economia. Rimarranno come ovvio molte incertezze per il futuro ma quello che ancora una volta vale la pena di sottolineare è come la "cultura" americana del e per il lavoro è un meccanismo tuttaltro che arrugginito. La rigidità di molti meccanismi istituzionali e di mercato rendono impensabili in Europa tali numeri.
Tornando alle valutazione della Fed questa ripresa è dovuta alle aziende che hanno investito nel rinnovo di software e macchinari: un aumento del 13,3%, molto superiore al previsto. Si tratta del secondo trimestre consecutivo in cui questo dato è cresciuto, dopo sei trimestri di ribassi. Per il breve termine, in molti prevedono un rallentamento del ritmo quest’anno, perchè le aziende termineranno di rinnovare le scorte e gli effetti degli stimoli federali svaniranno. A quel punto, l’incertezza dei consumatori americani preverrà. Molti prevedono che il Pil crescerà dal 2,5% al 3% in questo trimestre e sotto il 2,5% in tutto l’anno. Questo non sarà abbastanza per ridurre il tasso di disoccupazione come detto intorno al 10 per cento.