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Europa: il bilancio Ue alla resa dei conti !!

Torino, 15 novembre 2010

Non c'è solo il problema dell'euro e cioè di come i governi riescono a limitare il defict/debito pubblico. C'è anche il braccio di ferro tra Parlamento europeo e governi alla luce delle nuove applicazioni del Trattato di Lisbona che conferiscono al Parlamento UE titolo ad esempio per decidere tagli o meno nell'Agricoltura che rappresenta, da sempre, la maggior voce di spesa e cioè intorno al 40% dell'intera spesa. Al riguardo mi piace riproporre quanto letto su soldi-web.it di oggi.
Ecco il testo:

Ue, il bilancio è a rischio: oggi il d-day
di Matteo Chiamenti
A Bruxelles crescono i timori sulla finanziaria 2011. Oggi la resa dei conti…
È corsa contro il tempo a Bruxelles per evitare che lo scontro tra governi e Parlamento europeo sulla finanziarià Ue 2011 porti a qualche mal di pancia di troppo. Nel Berlaymont (palazzo della Commissione europea), così come nella sede della presidenza Belga del Consiglio, come ripreso da Ansa, hanno lavorato per tutto il week end di un lungo ponte vacanziero belga, per preparare una proposta sulla quale sia possibile che domani si trovi un accordo dopo la frattura istituzionale scattata giovedì scorso.
La conseguenza, in caso di fallimento nell'ultimo giorno disponibile previsto dalle norme Ue, sarebbe l'avvio dell'esercizio provvisorio. Il meccanismo implica che la Ue proceda per dodicesimi dell'esercizio precedente: di mese in mese a partire da gennaio ci sarebbe a bilancio un dodicesimo di quanto previsto nel 2010. Dettaglio importante, non ci sarebbe riporto delle spese non effettuate. Quindi, ad esempio, non ci sarebbero fondi per i pagamenti della Pac che in genere si concentrano nel mese di febbraio: un dodicesimo delle risorse del 2010 non coprirebbero quei contributi. Men che meno ci sarebbero i soldi per il progetto Iter (ricerca sulla fusione fredda per la quale la Ue è impegnata con 1,4 miliardi) o per i fondi di coesione (quelli che l'Italia riscuote per il sud), che proprio dal prossimo anno dovrebbero essere erogati per la maggior quota nel 'quadro finanziariò 2007-2013. E difficilmente i diplomatici assunti per il nuovo Servizio esterno della baronessa Ashton potrebbero ricevere lo stipendio, visto che nel 2010 il Seae non era neppure previsto se non per gli ultimi tre mesi dell'anno. Per non parlare delle authority per la governance economica lanciate dal Commissario Olli Rehn, che sono state inventate solo un paio di mesi fa.
“Il momento è pericoloso, ma dobbiamo trovare un accordo” ha ripetuto ieri il portavoce del commissario Lewandowski, che già venerdì scorso aveva messo in guardia contro i rischi di un nuovo fallimento. A far scattare la tensione sono le nuove regole previste dal Trattato di Lisbona. Grazie ad una delle sue tante novità, quest'anno per la prima volta il Parlamento ha piena voce su tutte le voci di bilancio. Fino al 2009 intere aree, come l'agricoltura (che da sola pesa per il 40%) e gli esteri, erano esclusivamente nelle mani dei governi. Che, come sottolineato dai parlamentari, non vogliono riconoscere il nuovo ruolo politico degli eletti dai 500 milioni di cittadini europei. È quindi scattato da un mese il braccio di ferro. Tutto politico. Perchè giovedì scorso i parlamentari guidati dal presidente Jerzy Buzek hanno accettato senza problemi il taglio agli aumenti di bilancio chiesto a gran voce dal premier David Cameron quando affermò, sostenuto tra l'altro da Parigi e Berlino, che non avrebbe ammesso aumenti superiori al +2,91%. Ma hanno puntato i piedi prima e sbattuto la porta poi, quando giovedì scorso i rappresentanti di Gran Bretagna, Svezia, Olanda, Danimarca, Lettonia, Austria, ma anche Francia e parzialmente Germania, hanno rifiutato la pretesa dell'Europarlamento di varare un piano politico che assicuri 'risorse propriè alla Ue (leggi nuove tasse se non eurobond) per le sue politiche di sviluppo nel quadro 2014-2020. Se salterà l'appuntamento di domani, l'esercizio provvisorio si potrebbe evitare con un intervento del Consiglio dei leader in programma a dicembre. «Ma non prenderei il rischio di mettere il bilancio annuale nell'agenda nel vertice di dicembre» ha detto Lewandowski, consapevole che ad alzare il tono dello scontro rischiano di “farsi male” tutti.

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