Interessante l'articolo apparso cinque giorni fa su "La Stampa" a proposito di "Scenari Futuri". E' vero che ci dobbiamo occupare del contingente vista l'aria che tira nma interpretare le dinamichew di medio - lungo termine serve a noi come Italia ma soprattutto come Europa a capire che policy intraprendere a livello di decisione del pubblico/istituzionale e delle politiche business oriented.
Ecco l'ottimo resoconto di Paolo Mastrolilli:
“Nel 2030 l’Asia dominerà il pianeta”
L’intelligence
Usa tratteggia il ritratto del mondo fra meno
di due decenni: la Cina
avrà superato gli Usa mentre l’Europa continuerà il suo lento declino
Il dominio
occidentale sul mondo è solo un ricordo. Il futuro, visto da un rapporto
dell’intelligence americana, sistema l’Asia al centro del nostro universo.
L’Italia, a sorpresa, riesce ancora a contare più di quanto pesi, ma è un
vantaggio di posizione che siamo destinati a perdere. L’ economia cinese
che sorpassa quella americana, e l’Asia che scavalca Europa e Nordamerica
sommate assieme. L’ordine globale che dipende dall’alleanza tra Pechino e
Washington, ma vacilla e mette a rischio la tenuta della globalizzazione,
aprendola porta alle megalopoli che diventano attrici protagoniste sulla scena
geopolitica internazionale. E poi la classe media in enorme espansione, che
grazie alle nuove tecnologie accrescerà anche il potere diretto degli
individui. La medicina in costante progresso, tanto che gli esseri umani
saranno in grado di programmare e potenziare i loro corpi, cambiando pezzi come
se fossimo dal meccanico. Il National
Intelligence Council, organo accademico legato alla comunità dei servizi
americani, ci tiene a sottolineare che il suo rapporto «Global Trends 2030:
Alternative Worlds» non ha l’ambizione di prevedere il futuro, «perché non è
possibile». Però, sfogliando le 160 pagine appena pubblicate, che sono costate
circa quattro anni di lavoro, si ha l’impressione di entrare davvero in un
mondo alternativo, nonostante le analisi puntino solo a capire quali saranno le
grandi tendenze globali tra diciotto anni. Sul piano
geopolitico, la novità fondamentale è già definita da tempo.La crescita in Cina
frenerà e la popolazione attiva nel lavoro si stabilizzerà appena sotto il
miliardo di persone, ma la Repubblica
popolare scavalcherà comunque gli Usa come prima economia mondiale. Il
vantaggio dell’America è che riuscirà a diventare indipendente sul piano
energetico, e questo avrà un grande impatto politico perché diminuirà
l’influenza del Medio Oriente, la
Russia, il Venezuela. L’Europa continuerà il suo lento
declino, provocato soprattutto dall’invecchiamento della popolazione, e in
questo senso colpisce vedere l’Italia citata nel grafico a pagina 17, dove
viene descritta come uno dei Paesi che al momento riescono ancora a contare
sulla scena mondiale più del loro peso effettivo. Ma anche Germania, Francia e
Gran Bretagna sono nella stessa condizione, e tutti perderemo terreno, se le
nascite non smetteranno di calare. Politica e società dovrebbero abbracciare
una nuova visione, un nuovo entusiasmo centrato sulla forza collettiva del
nostro continente, per cambiare marcia. Sono tre gli scenari previsti per
l’Europa: «Collapse», dove un’uscita disordinata della Grecia dall’euro provoca
danni otto volte più gravi della crisi Lehman Brothers, e di fatto dissolve
l’Unione; «Renaissaince», dove con un colpo di coda riusciamo davvero ad
integrarci e avviare così un nuovo Rinascimento economico, politico e
culturale; «Slow Decline», il più probabile galleggiamento verso il basso, pur
conservando influenza. L’Occidente
comunque prederà la supremazia accumulata a partire dal ’700, e quindi il
nostro tempo porterà un mutamento storico paragonabile a quello della
Rivoluzione francese o la fine della Guerra Fredda. Alcuni Stati falliranno,
con la classifica guidata da Somalia, Burundi e Yemen. Altri esploderanno
ancora di più, tipo Brasile, India, Colombia, Indonesia, Nigeria, Sudafrica e
Turchia. Il terrorismo islamico diminuirà, mentre gli sviluppi della Primavera
araba apriranno le porte del potere ai governi a guida musulmana. I risultati
continueranno ad essere contraddittori, come vediamo in questi giorni in
Egitto, e l’esplosione di una guerra in Medio Oriente resta una delle minacce
più gravi,soprattutto per le tensioni tra sunniti e sciiti. Però questi
esperimenti,uniti al ridotto peso della regione sul piano energetico,
potrebbero anche diminuire le tensioni. Sul piano
sociale, il fenomeno più significativo sarà la continua crescita della classe
media. Questa tendenza, accompagnata dalla potenza delle nuove tecnologie,
aumenterà sempre di più il potere degli individui. Gli Stati dovranno
rassegnarsi ad un rapporto diverso con i loro cittadini, e in molti casi
dovranno accettare di essere affiancati o soppiantati dalla società civile.
Anche i progressi costanti della medicina daranno più forza agli individui, al
punto che potremo programmare e migliorare i nostri corpi. Impianti di retina
per potenziare la vista anche di notte, interventi neurologici per rafforzare
memoria e velocità di pensiero. Ai computer, smartphone e tablet, si
aggiungeranno veri e propri interfaccia tra cervello e macchine, in grado di
accrescere le nostre capacità mentali oltre l’immaginabile, oltre l’umano.
Affascinante e insieme pericoloso, questo nuovo mondo: ma come funzionerà?
L’intelligence Usa prevede quattro scenari. Il peggiore si chiama «Stalled
Engines»: Europa e Usa si fermano, si ripiegano su loro stessi, e la
globalizzazione va in stallo. Poi c’è «Gini-Out-of-the-Bottle», ossia un mondo
destabilizzato dall’ineguaglianza economica, dove può succedere di tutto, ma
sicuramente aumentano i conflitti tra i singoli Stati. Si vira verso un
moderato ottimismo con lo scenario «Non state World», in cui il peso degli
Stati nazionali precipita, ma al loro posto emergono nuovi protagonisti
responsabili, come le megalopoli dove vivranno due terzi della popolazione
mondiale, che assumeranno la leadership su temi di interesse comune tipo
ambiente e sviluppo. L’ipotesi preferita dall’intelligence americana, però, è
la quarta, chiamata «Fusion»: qui Pechino e Washington diventano alleate, e
lavorano insieme per guidare il mondo verso un futuro stabile e felice.
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