Torino, 29 marzo 2012
Interessante l'articolo sulla "potenza" tedesca apparso l'altro giorno su La Reppublica e che vi riproponiamo:
L'analisi - La Germania garantisce le ipoteche europee
Da Berlino un nuovo modello di soft power. Le mosse di Angela Merkel e del ministro delle Finanza, Wolfgang Schaeuble, per assicurarsi la guida dell'Eurozona per i prossimi 30 anni. Cancellata la parità con la Francia: non è questione di egemonia ma di "ruolo e di rango" per trattare da pari con Usa, Cina, India, Russia e Brasile.
Dal nostro corrispondente Andrea Tarquini.
BERLINO - Coprire per trent'anni pesanti ipoteche dei vicini di condominio per salvare il condominio intero, quindi anche voi stessi. Voi lo fareste? Chiediamocelo, quando pensiamo alla Germania neoimperiale. Perché il senso della decisione presa dalla Cancelliera federale Angela Merkel e dal suo potentissimo ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, di dire infine sì a un rafforzamento del fondo salvastati, come ci ha spiegato l'autorevole Sueddeutsche Zeitung, equivale proprio a questo. Il soft power del primato e della leadership tedesca in Europa fa dunque un salto di qualità. Dando a Berlino un peso politico strategico a lungo termine che fa saltare ogni parametro precedente. E dopo tanti tentennamenti della cancelliera che a molti apparivano un po' petit-bourgeois, tatticisti o di corte vedute, il salto di qualità è compiuto, come solo le vere grandi potenze sanno fare per consolidare la loro egemonia, con un gesto generoso. Non più divide et impera insomma, bensì dona et impera.
Trent'anni, quanti quelli della guerra che secoli addietro le grandi potenze combatterono in Germania, distruggendola. La pace dei trent'anni, cioè la decisione di Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble, ricordiamolo, è di dire un sì indiretto al "firewall" per la difesa dell'euro. Cioè, accanto al nuovo meccanismo di stabilità europeo Esm che partirà tra qualche mese coesisterà per qualche tempo (magari anche molti anni) il vecchio e attualmente esistente fondo europeo salvastati, il Efsf. Questo significa un aumento delle riserve per interventi d'emergenza da 500 a 700 miliardi. E significa anche che la partecipazione tedesca - tra finanziamenti e garanzie - alla muraglia di fuoco salirà dai 211 miliardi di euro attuali ad almeno 280 miliardi. Quasi la metà del totale.
Non è tutto. Visto che Grecia, Portogallo e Irlanda hanno ottenuto trent'anni di tempo per rimborsare i crediti dell'Efsf (e quindi, si presume, del futuro, imminente Esm), la Repubblica federale e i suoi contribuenti si accolleranno l'onere e il rischio di sostenere sulle loro spalle, per trent'anni, il peso di quasi la metà della "muraglia di fuoco".
Dalle esitazioni e tentennamenti calcolati, Merkel passa ai rischi calcolati. Cioè la strategia di egemonia europeista cara al suo ministro delle Finanze Schaeuble, il quale appare intanto come il più probabile futuro presidente dell'Eurogruppo quando a giugno la Ue dovrà scegliere il successore dell'attuale titolare, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker. Non è poco. Certo, le pressioni del resto d'Europa, degli Usa, ma anche delle nuove potenze, preoccupate dalla crisi dell'Eurozona (Brasile, Cina, eccetera) hanno svolto un loro ruolo. Però nella storia di ogni grande potenza la differenza tra chi ha e chi non ha il coraggio di scegliere un rischio calcolato decide della durata della sua leadership imperiale.
Nessun aiuto è gratuito, ovviamente, nella Realpolitik mondiale. Però questa volta "Angie" sceglie una Realpolitik con visioni di largo respiro: leadership europea per guidare domani tutti, aiutando i paesi deboli. Ovvio, che in cambio bisognerà anche concedere qualcosa a Berlino. Ovvio anche che il grande passo di Merkel e Schaeuble scopre le carte nell'Eurozona. Ogni pretesa francese di parità strategica con la Germania viene meno, ma non lo si dice per non urtare la sensibilità dell'alleato d'oltre Reno, durante la campagna elettorale e in generale. Parigi comunque continua a sognare (guerra contro Gheddafi, grandi proclami di Sarkozy e dello sfidante Hollande sull'ordine economico europeo e mondiale, eccetera) un ruolo di pari dignità con Berlino nel mondo e nella costruzione dell'Europa politica, che non è più nei fatti. Non è questione di intenzioni egemoniche tedesche. I leader tedeschi prendono atto della realtà di base: solo il loro paese, per il suo peso economico ma anche politico, ha "le rang et le role" per essere leader di un'Europa che parli a pari dignità con Usa, Cina, Russia, India, Brasile, e con ogni altro grande partner. Il gigante economico vuole diventare anche gigante politico, non è colpa sua se altri europei rimpiccioliscono di rango e di ruolo.
Ultima considerazione: la scelta di aumentare le spese tedesche per la muraglia di fuoco, e di coprire ipoteche di debiti altrui per trent'anni, non è facile per Merkel e Schaeuble. Non è d'accordo il partito-fratello bavarese Csu. E lo junior partner della coalizione, la Fdp (partito liberale) è talmente in caduta verticale - alle ultime elezioni nella Saarland è crollato allo 1,2 per cento - che "Angie", Schaeuble e i suoi consiglieri temono una sua deriva nazionalista ed euroscettica come ultimo disperato tentativo di non scomparire.
Corollario per il futuro prossimo: alle elezioni politiche federali previste per il settembre 2013 Angela Merkel ha tutte le carte per vincere, ma probabilmente dovrà scegliersi un nuovo junior partner. Forse Spd o Verdi, che sono pronti a soccorrerla al Bundestag contro ogni franco tiratore della maggioranza di centrodestra e per darle l'auspicata maggioranza qualificata dei due terzi ai voti-chiave in Parlamento sulle misure per salvare l'Europa.
Vedremo, intanto meditiamo sui meriti del soft power imperiale di Angela Merkel. Il cui partito, la Cdu, intanto ha appena confermato la svolta a sinistra voluta dalla cancelliera: la ministro del Lavoro Ursula von der Leyen ha dichiarato che "la giustizia sociale per noi è valore costitutivo prioritario". Meditiamo, prima di sparare sempre (e soprattutto, inutilmente) contro i "crucchi cattivi".
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