Torino, 30 novembre 2010
In questi giorni di turbolenza valutaria faccio mio l'articolo apparso su La Stampa online di oggi di Stefano Lepri che sottolinea come in un momento di particolare speculazione un senso più reale e pragmatico "delle cose economiche" potrebbe indurre ad altre considerazioni nel rapporto euro vs dollaro.
In effetti non si sottolinea mai abbastanza come il debito pubblico aggregato dei Paesi euro, ponderato per il numero degli abitanti, sia di circa venti punti in meno rispetto a quello Usa: per il 2010 la previsone è Eurozona rapporto debito/pil del 84,7 - Usa rapporto debito/pil del 101,0.
Pertanto chi "invoca" come fu alle soglie dell'estate scorsa di un rapporto intorno a 1,20 (ammissibile con l'accentuarsi della speculazione) o addirittura nel famoso 1:1 è a mio avviso in assoluta malafede e con caratteri di "mafia" economica !!!! Ricordiamoci di chi cervava, nel travagliato periodo di caduta tra maggio e agosto 2010, fino al minimo 1,1917 del 7 giugno, di perseguire l'obiettivo del crollo assoluto dell'euro.
La speculazione e le lobbies economiche e politiche (non la realtà dei numeri ... almeno in buona parte) tentano di rifarsi di nuovo.
Ma ricordiamoci di come rimase scottata (la speculazione) molto di recente tra la tarda estate e l'autunno: dal 13 settembre 2010, quando l'euro veleggiava a 1,2877 vs dollaro si portò a novembre sui massimi vicino agli 1,43 (forse un valore di certo eccessivo).
Ok per un riaggiustamento, anche in funzione delle variabili macroeconomiche del momento e della situazioni sui mercati monetari, UN RIPENSAMENTO SU EVENTUALI MISURE STRAORDINARIE (forse necessarie) ma occhio a CHI REMA CONTRO IN MODO ECCESSIVO !!!
COMUNQUE PER IL MOMENTO ACCONTENTIAMOCI DELL'OTTIMO ARTICOLO DI STEFANO LEPRI SU LA STAMPA ONLINE DI OGGI.
Ecco il testo:
Non hanno placato i mercati né il salvataggio dell’Irlanda né il nuovo meccanismo per affrontare le crisi del debito pubblico negli anni futuri. Eppure erano decisioni abbastanza forti, quelle prese dai ministri dell’area euro e dell’Unione domenica a Bruxelles. Disfacevano i pericolosi equivoci nati oltre un mese fa dal vertice di Deauville fra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Accettavano, a sorpresa, le proposte della Banca centrale europea.
A Bruxelles e a Francoforte si spera che la fiammata non duri; e che la validità dell’accordo venga compresa. Le teste migliori, sui mercati, già la riconoscono. Ma la corsa esasperata potrebbe continuare. Si avrebbe così la prova che, una volta messe in moto, certe sbandate gregarie dei mercati sono più difficili da fermare di una valanga, anche prendendo le misure giuste. Proprio per questo in Italia occorre fare attenzione a ciò che ha detto ieri la Commissione europea.
In altri tempi non sarebbe particolarmente grave il dubbio dei tecnici di Bruxelles sui piani del governo italiano: prevedono 0,4% di deficit pubblico in più nel 2011 (6 miliardi) e 0,8% nel 2012. Ci sarebbe tutto il tempo di verificare gli andamenti e di correggere durante l’anno prossimo nel caso risulti necessario. Ma non siamo in un momento normale. Il documento della Commissione è stato pubblicato nella tarda mattinata di ieri, poco dopo che per la prima volta il «contagio» dell’ansia sui Paesi deboli dell’euro aveva toccato anche l’Italia. Un’asta di titoli di Stato non del tutto favorevole, dove i tassi che il Tesoro paga si sono rialzati di oltre mezzo punto, ha dato esca a voci false che per qualche decina di minuti hanno ingigantito il problema.
Nell’analisi dei tecnici di Bruxelles non è credibile per intero il forte aumento del gettito tributario che il governo italiano ha messo in bilancio come recupero dell’evasione. Sarebbe meglio, secondo loro, non vendere la pelle dell’orso prima di averlo acchiappato. Per giunta le modifiche in corso alla «legge di stabilità» in Parlamento - non ancora esaminate a Bruxelles - potrebbero renderla più fragile.
In una situazione tanto delicata, è meglio non rischiare. Ai bilanci degli Stati deboli dell’euro i mercati stanno dedicando una attenzione esasperata. Le previsioni economiche della Commissione europea non hanno contribuito molto al nervosismo di ieri, perché nel complesso dell’Unione abbastanza positive; ma se l’Italia capita nel mirino, diventeranno visibili anche aspetti prima trascurati.
Tra gli economisti si discute se ulteriori strette ai bilanci, da gettare in pasto al Moloch dei mercati, non rischino di essere controproducenti. Ideale sarebbe avere solidi programmi pluriennali di risanamento e di riforme, credibili senza concentrare tutti i sacrifici subito. Ma proprio nel momento in cui nella politica italiana tutti usano la parola «futuro» trovare un accordo del genere pare più lontano che mai.
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