Questo inizio novembre non fa che confermare alcune analisi già esposte da tempo in questo Blog con diversi Post.
1) La ripresa a macchia di leopardo premia un pò di più l'Europa che gli Usa se esaminiamo i dati macroeconomici finora disponibili e valutiamo quelli in prospettiva
2) I Fondamentali non sono cambiati ma se possibile migliorati più per l'Europa che per gli Usa visto la risoluzione sul "Nuovo Patto di Stabilità" UE che porterà sì sacrifici ai cittadini ma "conti più in ordine" agli Stati menbri e ciò porterà maggior valore all'Euro.
3) Delle analisi a caldo su quanto deciso ieri dalla Fed e come gli analisti hanno valutato la decisione di immissione di liquidità mi è molto piaciuto e mi sembra interessante riproporvi quanto scritto su Il Sole 24 ore online di oggi:
Ecco il testo a firma di Vittorio Carlini:
"Ben Bernanke, con un articolo sul Washington Post, ( http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-11-04/bernanke-agito-avere-occupazione-135621.shtml ) difende il piano d'acquisto di 600 miliardi in bond. «Con la disoccupazione così alta - dice - rischiamo la deflazione e la stagnazione». Il presidente della Fed, fors'anche sotto pressione dopo la sconfitta di Barack Obama nel mid-term, parla ai suoi, al popolo americano. Solo che, nella globalizzazione, non ci sono solo Mr e Mrs Smith.
Così la reazione dei governatori del Lontano oriente, e non solo, non si è fatta attendere. Non c'è da stupirsi. La Fed sta pilotando verso il basso il dollaro: il Baht Thailandese , nell'anno, è cresciuto di oltre l'11% contro il biglietto verde. Il coreano won è balzato del 6% mentre il peso filippino è salito dell'8 per cento. Per non parlare poi della debolezza dello yen giapponese. È il risultato dei movimenti di capitale verso le economie (soprattuto degli emerging market) a più alti tassi di crescita: con i treasury Usa (a breve) a zero e, in teoria, la curva dei rendimenti che si schiaccia, gli investitori cercano lo yield fuori dai paesi occidentali.
Solo che questo crea squilibri sui cambi monetari; porta volatilità sugli asset e obbliga gli emerging country a pensare contro-mosse per difendere le proprie economie. «L'allentamento quantitativo degli Stati Uniti e di altri paesi - dice la Banca centrale coreana - sta spostando masse monetarie verso gli emergenti, creando non poche preoccupazioni». Il risultato? «Stiamo pensando - dice una fonte del ministero delle Finanze - a mosse per contrastare questo trend». Traduzione: introdurremo altre misure alla limitazione dei capitali stranieri.
Non è solo la Thailandia. «Il lancio del Q2 - afferma Norma Chan, capo dell'autorità monetaria di Hong Kong - metterà pressione suoi nostri asset. Prenderemo misure specifiche per il mercato immobiliare». Anche qui: si stringe sulla circolazione dei capitali.
Un'impostazione che risuona anche nelle parole di Amando Tetancgo, banchiere centrale delle Filippine: «Rimarremo vigili per monitorare la situazione». Anche perché, il paese è un "magnete" per i corporate bond: basta ricordare, per esempio, l'emissione da 470 milioni realizzata da Pterno corp, la più grande società di raffinazione del paese.
La Boe non segue la Fed
Insomma, in molti non ci stanno a subire passivamente le mosse degli Stati Uniti e del suo banchiere centrale. Che, peraltro, non viene seguito dalla stessa Bank of England. La Banca d'Inghilterra ha deciso di mantenere i tassi d'interesse al minimo record dello 0,50%. Tuttavia, la Boe non aumenterà il suo programma di acquisto di bond da 200 miliardi di setrline. Cioè, non segue Ben Bernanke lungo la sua strada. La ripresa del mercato immobiliare e l'andamento dell'economia britannica non sono tali da richiedere sostegni supplementari.
La Bce lascia invariati i tassi all'1 per cento
A pochi minuti dall'intervento della Boe c'è stato quello della Banca centrale europea. Come ampiamente atteso i tassi di riferimento sono rimasti fermi all'1 per cento. Una scelta che, evidentemente, tiene conto di una ripresa in Eurolandia comunque sempre a rischio, mentre la disoccupazione è elevata. Non può dimenticarsi, poi, che l'euro è di nuovo salito a 1,4244 verso il dollaro. Rispetto a strategie di quantitative easing, invece, bva ricordato che l'Eurotower da tempo si è smarcata dalla Fed e da Ben Bernanke.
Il quale anche all'interno della riserva federale non ha l'unanime consenso. Il Wsj scrive che il capo della riserva di Kansas City, Thomas Hoenig, potrebbe essere «il canarino delle miniere di carbone». Come il simpatico volatile è (un po' crudelmente) usato per capire se ci sono fughe di gas nelle gallerie, così Hoenig potrebbe esere l'indizio di una crepa che si apre sempre di più sulle misure troppo espansive di Bernake.
Hoenig ha sempre votato contro nei Fomc di quest'anno. Il capo di Kansas city, sempre solo a livello ufficiale , nelle sue posizioni non è stato abile a sviluppare il dibattito in suo favore. Tuttavia, la rotazione dei mebri del Fomc nel 2011 porterà al voto i capi delle riserve di Chicago, Philadelphia, Dallas e Minneapolis. Ebbene, mentre New York e Chicago sembrano schierati a favore di Bernanke the "Helicopter", gli altri potrebbero portare un po' di sale nella discussione. E indebolire la strategia dell'attuale presidente della Fed.
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