Torino, 7 gennaio 2011
E' ancora faticosa e lo sarà per molto nel 2011 la gestione della ripresa e della gestione della spesa pubblica in Usa:
Come si evince dall'allegato articolo apparso oggi su La Stampa online Geithner chiede al Congresso di approvare in fretta l’aumento del debito al grido (ormai noto negli ambientio finanziari)
"Alzare il limite al debito o gli Usa rischiano il crac"
Ecco il testo:
Tim Geithner chiede al Congresso di approvare in fretta l’aumento del debito ma i leader repubblicani ribattono che ciò avverrà solo in cambio di una drastica riduzione della spesa pubblica: il primo duello fra Casa Bianca e Capitol Hill avviene all’ombra del rischio di default finanziario.
E’ il ministro del Tesoro Geithner che scrive ad Harry Reid, capo dei senatori democratici, paventando la possibilità di una «catastrofe economica superiore alla crisi del 2008» se il Congresso di Washington non cambierà entro qualche settimana al massimo la legge che stabilisce il livello massimo del debito a 14,3 trilioni di dollari. Gli Stati Uniti sono già arrivati a 13,95 trilioni e senza una modifica i rimanenti 355 miliardi saranno presto inghiottiti facendo prevedere per il 31 marzo quella che Geithner descrive come una sorta di Apocalisse finanziaria: «Non potremo più pagare i debiti, saremo considerati insolventi e il default avrebbe conseguenze pesanti, prolungate sul ruolo dominante del dollaro nel sistema internazionale». Geithner scrive a Reid ma il messaggio in realtà è per John Boehner, il repubblicano dell’Ohio appena insediato alla presidenza della Camera dei Rappresentanti, che replica con una conferenza stampa niente affatto conciliatoria. «Sono al corrente dei contenuti della lettera ma non si può continuare ad alzare il livello del debito ogni anno senza adottare parallelamente dei rimedi per ridurlo» ammonisce, precisando che «la Casa Bianca deve rendersi conto che bisogna spendere di meno». Al suo fianco Eric Cantor, capo della maggioranza repubblicana alla Camera, mette sul piatto la riforma della Sanità: «La prossima settimana voteremo per respingerla perché è un ostacolo all’occupazione e un peso per i conti pubblici». Boehner aggiunge: «Gli elettori chi hanno chiesto di spendere di meno, la Casa Bianca invece vuole continuare a indebitarci sempre di più». La contromossa dell’amministrazione Obama arriva con un aspro comunicato dell’Ufficio Bilancio: «Azzerare la riforma sanitaria porterebbe all’aumento del deficit di 230 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni». Come dire: sono i leader repubblicani che rischiano di mandare a fondo l’economia. Ma Boehner non ci sta: «L’Ufficio del Bilancio fa male i conti, le stime sono sbagliate, il risanamento delle finanze passa attraverso la sostituzione della riforma con altri programmi». I deputati repubblicani incalzano personalmente Barack Obama ricordandogli che nel 2006 votò al Senato contro l’aumento del debito definendolo un «fallimento di leadership politica».
Il duro scontro su debito, default e conti pubblici spinge la Casa Bianca ad accelerare i tempi del rimpasto: Obama si presenta così nella East Room per assegnare al banchiere di Chicago William Daley i gradi di capo di gabinetto - al posto di Pete Rouse che torna al ruolo di consigliere presidenziale - affidandogli da subito la difficile mediazione fra Tesoro e Capitol Hill. L’inizio per l’ex manager di Jp Morgan Chase che fu ministro del Commercio di Bill Clinton non potrebbe essere più difficile ma Obama lo spinge a cercare un compromesso bipartisan al fine di «creare posti di lavoro e far ripartire l’economia». Le altre mosse del presidente sono attese per oggi a Landover, in Maryland, dove in un impianto di manifatture tenderà la mano alla «business community» con un discorso sul rilancio della crescita e assegnerà a Gene Sperling l’incarico di capo dei consiglieri economici finora ricoperto da Larry Summers. «Avremo un team in grado di affrontare e superare le difficili sfide che ci aspettano» assicura il presidente.
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